Taranto nella morsa dei vandali e teppisti. E’ una città allo sbando. In aumento gli episodi di inciviltà.
AAA civiltà cercasi.
Alla fine saremo costretti a mettere proprio un annuncio del genere se i cittadini di Taranto continueranno a trattare la città nella quale vivono, crescono e si riproducono come se non fosse la propria.
L’inciviltà regna da molto tempo nella città degli ori ellenici e non c’è modo di far cambiare rotta ad una barca che rischierà, continuando così, di sfracellarsi sugli scogli dell’indifferenza, del menefreghismo e della brutalità. Il motto del “ce me ne futt a me” dal teorico, pian piano, acquista forma e prende le sembianze: quelle dell’essere umano autoctono.
Di episodi di inciviltà e teppismo allo stato puro e concentrato Taranto nel periodo estivo ne ha vissuti tanti e facciamo fatica ad isolare i più eclatanti.
E’ così, mentre eravamo nel nostro meraviglioso mare – per cercare un attimo di refrigerio in una mattinata estiva con 40° all’ombra del nostro variopinto ombrellone- qualche mascalzoncello indigeno (= del posto; non si sa mai qualcuno dovesse offendersi) si divertiva a mettere in atto una sassaiola contro i mezzi dell’azienda di trasporto pubblico, Amat. Sassi contro i bus durante il giorno e la notte per motivi del tutto sconosciuti. Sassi grandi quanto un pallone da calcio che hanno mandato in frantumi i finestrini dei pullman. Danni ingenti ai mezzi, nessun danno a passeggeri o al personale di bordo della stessa azienda.
Motivi sconosciuti come gli autori mai identificati. Scomparsi in qualche buco nero del quartiere Paolo VI dove, appunto, si sono registrati più episodi di questo genere. Senza tener conto poi di quella “moda” che tra luglio ed agosto ha preso piede tra i giovani proprio come avviene quando si emula il taglio dei capelli del calciatore più amato. Ad un certo punto pareva che l’hobby più in voga in città fosse quello di picchiare gli autisti. Uno su tutti: un conducente arresta la marcia del proprio mezzo a Paolo VI per rimproverare alcuni ragazzini che avevano deciso di fare tiro a segno servendosi di alcuni sassi ed avendo come bersaglio il bus dell’Amat. Manco a dirlo, un passeggero prende le difese dei “tiratori scelti” frantumando il naso dell’autista con un sonoro cazzotto. Roba da non crederci.
Ma mentre eravamo ancora in quell’acqua fresca del nostro amato mare, facendoci coccolare dalle onde dello stesso sdraiati sul materassino, aprendo gli occhi ci accorgevamo che la spiaggia era sommersa da spazzatura.
Già, perché la notte prima, fino alle prime luci dell’alba del giorno dopo, la tradizione vuole che a ferragosto ci si ritrovi in spiaggia ballando, mangiando e bevendo ma senza assolutamente riportare a casa le tonnellate di spazzatura prodotta.
La foto che vi proponiamo in questo articolo immortala quanto di più brutto e aberrante gli occhi dei residenti e dei turisti hanno potuto osservare su molte spiagge in riva allo ionio. Mah sì! Sono ragazzi e devono pur divertirsi …
E sempre di ragazzi adesso vogliamo parlare perché le immagini che vi proponiamo lasciano davvero a bocca aperta. E’ la sera del 7 settembre, qualche giorno fa. Alcuni adolescenti hanno disseminato Piazza Carmine di scatoloni e carte fino ad appiccare il fuoco. L’orario è particolarmente tardo per dei quasi adolescenti, le 23 e 30 circa.
Tutto accade in maniera naturale tanto che nessuno è intervenuto alla vista di quanto stava accadendo. E siamo nella centralissima Taranto e non in periferia.
Dov’erano i genitori di questi bimbi e come mai gli Agenti di Polizia non fossero nei paraggi rimangono domande inevase.
Quello che sorprende di tutto quel poco che abbiamo riassunto è l’indifferenza della città a questi episodi e la latitanza dell’attuale Amministrazione comunale.
Una città che si è abituata al brutto, al selvaggio ed allo sporco. Tanto da fare andare su tutte le furie i pacifici ragazzi di “Ammazza che Piazza” che proprio nei mesi estivi avevano ripulito con i propri mezzi, le proprie forze e denari quell’angolo verde tra via Duca degli Abruzzi e via Principe Amedeo.
Lasciato per mesi completamente abbandonato era diventato il ricettacolo di tutto ciò che può rappresentare lo sporco, il lercio. Ma cosa è accaduto dopo aver restituito alla città quello spazio ripulito? Dopo qualche settimana è stato risommerso di spazzatura. E’ così gli stessi ragazzi hanno deciso di sventolare bandiera bianca, anzi uno striscione che meglio di così non poteva esprimere lo sdegno e la rabbia per una città che proprio non vuole risollevarsi e cambiare passo: “Meritate di vivere nella merda”.