PALAGIANO (Ta): Operazione Kinnamos: 30 arresti. I dettagli dell’operazione.
PALAGIANO (Ta): Operazione “Kinnamos”: 30 arresti in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Alle prime ore del mattino di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Massafra, coadiuvati dai militari del Reparto Operativo del capoluogo Jonico, hanno dato esecuzione a 30 provvedimenti cautelari (20 in carcere e 10 agli arresti domiciliari) emessi dal GIP presso Tribunale di Lecce Dott. Vincenzo BRANCATO, su richiesta dei Sostituti Procuratori dr. Alessio COCCIOLI della D.D.A. di Lecce e dott.ssa Giovanna CANNARILE della Procura di Taranto, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di reati in materia di sostanze stupefacenti, di cui 16 di Palagiano (Ta) dei quali 4 rintracciati rispettivamente 1 in Trieste, 1 a Staranzano (GO), 1 a Francavilla Fontana (BR) ed uno a Lecce; 6 di Massafra (Ta), 4 di Taranto, 1 di Lizzano, 1 di San Marzano di San Giuseppe, 1 di Castellaneta (Ta) ed 1 di Santa Maria la Carità (Na).
In particolare, nei confronti di 23 indagati l’accusa è aver preso parte, a vario titolo, ad un’associazione per delinquere, avente disponibilità di armi, finalizzata al traffico di cocaina, hashish e marjuana, operante con carattere di prevalenza sulla piazza di spaccio di Palagiano.
L’indagine, avviata ad agosto 2011 dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Massafra e diretta dalla D.D.A. salentina, con l’applicazione di un Sostituto della Procura jonica, ha il suo epicentro in Palagiano (Ta) e si è sviluppata sulle spoglie di un’associazione di tipo mafioso, storicamente promossa e diretta da PUTIGNANO Carmelo, detto Minuccio, capo indiscusso dell’omonimo clan palagianese, duramente colpita dal N.O.R. di Massafra nel luglio del 2012, con l’operazione “ARTEMIDE”, nel corso della quale era stato tratto in arresto l’anziano boss che è ancora in atto detenuto. L’attività investigativa si è incentrata su un sodalizio criminale, riorganizzato, promosso e diretto dai figli di Carmelo PUTIGNANO: il 31enne Fiore Liberato, e il 38enne Giovanni Carmelo detto Carmine, dedito alla gestione dello spaccio di hashish e marijuana in Palagiano, attraverso una fitta rete di spacciatori, tutti in posizione subalterna rispetto ai due germani, fra cui anche alcuni soggetti all’epoca dei fatti minorenni, la cui posizione sarà vagliata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Taranto e quindi non colpiti in atto da misure.
Il canale di approvvigionamento della droga è stato individuato, con riferimento alla marijuana, in due soggetti del versante orientale della provincia di Taranto: CAVALLO Ivan e FELICE Antonio, residenti rispettivamente in Lizzano e San Marzano, entrambi destinatari dell’odierna misura cautelare, mentre i periodici e rilevanti rifornimenti di hashish erano assicurati al sodalizio da un pregiudicato residente a Torre Annunziata, CASCIELLO Antonio, anch’egli attinto dall’odierno provvedimento restrittivo. Nel reperimento dell’hashish erano stati attivi anche ATTORRE Domenico e PETRUZZELLI Domenico (quest’ultimo padre dell’omonimo Domenico, perito nella strage del 17 marzo 2014 in Palagiano) soggetti organici al clan PUTIGNANO, entrambi assassinati nell’agguato occorso il 9 maggio 2011, nelle campagne di Palagiano.
Determinante, per focalizzare il ruolo di alcuni personaggi di spicco e le relative condotte illecite dell’indagine, è risultato il contributo investigativo e probatorio apportato dalle attività di intercettazione eseguite in merito al duplice omicidio di ATTORRE e PETRUZZELLI e all’Operazione “Artemide” sopra citata.
Nel corso dell’indagine, è stata – altresì – documentata l’esistenza di una seconda associazione dedita al traffico di cocaina in Palagiano, i cui capi e promotori sono stati individuati in alcuni pregiudicati di Taranto, dei quartieri Paolo VI e Lido Azzurro, che si identificano in TAURINO Leonardo, PERRINI Nicola e PORTULANO Giuseppe. Quest’ultimo sodalizio costituiva il canale di approvvigionamento privilegiato dello stupefacente che veniva immesso sul mercato, avvalendosi del contributo di DI CHIO Francesco e RESTA Onofrio, di Palagiano, i quali provvedevano alla capillare diffusione della cocaina sulla piazza cittadina, previo “benestare” dei PUTIGNANO, che facevano valere la loro posizione predominante sul territorio.
Nel corso delle attività, numerosi sono stati i riscontri operativi con 10 persone tratte in arresto, in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ed il sequestro di circa due chili e mezzo di droga del tipo hashish e cocaina. Significativo risulto poi l’arresto di PUTIGNANO Fiore Liberato, operato in data 23.10.2011 poiché sorpreso in possesso di circa 330 grammi di hashish nonché per il reato di maltrattamenti nei confronti della sua ex convivente, a seguito del quale la direzione dell’associazione veniva assunta dal fratello PUTIGNANO Giovanni Carmine, a cui il germano recluso faceva pervenire direttive inerenti alla prosecuzione del traffico di stupefacenti, anche mediante lettere inviate a terze persone.
L’episodio che portava all’arresto del PUTIGNANO Fiore Liberato scaturiva da un’inquietante intercettazione ambientale, all’interno della sua autovettura, nel corso della quale emergeva che era in atto una brutale aggressione nei confronti della compagna. L’efferata violenza, messa in atto dall’uomo, era stata scatenata da alcuni comportamenti ritenuti “irrispettosi” posti in essere dalla donna alla presenza dei suoi sodali e per i quali la stessa doveva essere punita. Nel corso delle successive attività di perquisizione, estese anche ad un’abitazione che il PUTIGNANO Fiore Liberato aveva adibito a luogo di deposito, taglio e confezionamento della sostanza stupefacente, veniva rinvenuto il rilevante quantitativo di hashish di cui si è detto.
In alcune missive, opportunamente sequestrate, PUTIGNANO Fiore Liberato, sebbene detenuto, forniva poi precise indicazioni ai suoi sodali sulle modalità di contatto con pregiudicati della provincia di Bari, dai quali aveva in animo di acquistare grosse partite di eroina destinate al mercato del capoluogo jonico.
Inoltre, dal rapporto epistolare con i suoi associati, suffragato dagli esiti delle attività di intercettazione, emergeva la figura del massafrese SANTORO Giuseppe, anch’egli attinto dall’odierna misura ed in atto già detenuto per altra causa, con cui, nel corso di un periodo di comune detenzione, il capo del gruppo criminale avrebbe stretto un “patto di sangue” in forza del quale lo stesso SANTORO, al momento della sua scarcerazione, avrebbe dovuto fornire il proprio contributo per le finalità dell’associazione, cosa che effettivamente si concretizzava con l’attività di intermediazione, per l’acquisto di variabili quantitativi di droga, svolta dal SANTORO Giuseppe.
Infine, nel corso dell’indagine veniva documentato anche il reato di spendita di banconote false da 100 euro, acquistate al prezzo di 35 euro cadauna per essere poste in circolazione in numerose attività commerciali di Taranto e Massafra.
L’odierna operazione colpisce al cuore lo storico sodalizio palagianese PUTIGNANO già in passato qualificatosi come associazione mafiosa, sul cui sfondo sono peraltro maturati i contrasti fra ORLANDO Cosimo, che aveva militato nello stesso con il rango di semplice “soldato” e DI NAPOLI Giovanni, all’epoca soggetto di elevata posizione in seno al clan, sfociati nella strage di Palagiano del 17 marzo 2014, nella quale decedeva anche il piccolo PETRUZZELLI Domenico di soli trenta mesi. Proprio il rimprovero di non averlo sostenuto durante la carcerazione aveva infatti indotto Cosimo ORLANDO a mancare di rispetto – definendolo finanche “infame” – a DI NAPOLI, la cui posizione sovraordinata nel clan – nei passati tempi della comune militanza – avrebbe dovuto comportare, secondo l’ORLANDO, un’azione di supporto durante la propria carcerazione iniziata nel 1998. Per tali motivi, Nino DI NAPOLI, il 16 marzo scorso, è stato arrestato quale presunto mandante del triplice omicidio ed è tuttora sottoposto a custodia cautelare in carcere, anche a seguito del pronunciamento confirmatorio del Tribunale del Riesame di venerdì scorso.
Il sodalizio, già colpito nell’anno 1996, con l’operazione DIANA, condotta dal Reparto Operativo di Taranto, come detto, è il medesimo del quale facevano parte, inoltre, ATTORRE Domenico, e PETRUZZELLI Domenico, omonimo genitore del piccolo Domenico, assassinati il 9 maggio 2011, in Palagiano.
L’odierna attività costituisce, quindi, la naturale prosecuzione del lungo ed intenso lavoro investigativo condotto dall’Arma tarantina su Palagiano, finalizzato al contrasto dell’ “ambito criminale” nel quale è anche maturato l’eccidio del 17 marzo 2014.
Il nome dell’operazione – attribuito allo scopo di evidenziare la centralità di Palagiano nella stessa – deriva dal nome più antico Palagianese di cui si abbia notizia, Kinnamos, appunto, e cioè “il Calligrafo”, esattore delle imposte, vissuto nell’ XI secolo.
L’esecuzione dell’ordinanza ha visto l’impiego di circa 150 Carabinieri della Compagnia di Massafra, del Reparto Operativo di Taranto e delle Compagnie di Taranto, Manduria, Martina Franca e Castellaneta, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese ed unità cinofile antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno