Taranto:”Ilva ed indotto, la saga continua”
Aula consiliare del Comune di Taranto, ancora occupata, simbolicamente, riprendendo questa mattina la manifestazione dei lavoratori dell’indotto ilva capaggiati dai sindacati davanti il Palazzo di Città. La grande preoccupazione che attanagli gli animi dei manifestanti è la paura di vedersi azzerare tutti i crediti che hanno verso l’industria, dopo l’intervento dell’amministrazione dei commissari “straordinari”.
Preoccupa intanto il fermo attuale dovuto a scarsità di materie prime per la lavorazione e il blocco di alcuni impianti come Tubificio 2, Rivestimenti, Treno Nastro 1 e Zincature 1 e 2 sono fermi.
Alcune centinaia di persone hanno alzato il livello della protesta bloccando la statale 106 jonica, all’altezza della raffineria e impedendo l’ingresso delle auto in città.
La folla dei lavoratori, partito dal Palazzo di Città, ha attraversato la città vecchia, ha attraversato la statale 106 che conduce a Reggio Calabria allo scopo di bloccare anche l’ingresso delle autobotti nella raffineria Eni.
Intanto dall’altra parte della città, davanti agli stabilimenti Ilva, alcuni tir, sostano davanti alla portineria imprese, e sui quali capeggiano alcuni manifesti con le scritte ‘Indotto Ilva vittima del terrorismo politicò, ‘Se Ilva non ci paga le mandiamo Equitalia!’.
Secondo le delegazioni sindacali, i blocchi si fermeranno per qualche giorno, ma se alle loro richieste non verrà fornita una risposta valida, se al futuro dell’indotto non verranno fornite garanzie, lunedì venturo, sarà un altro giorno di battaglia, la guerra è ardua, ma il premio in palio è fin troppo importante.
Sabato Merone