Tempa Rossa: Il botta e rispostra tra Il Consigliere e l’Assessore.
Continua il botta e risposta tra il Consigliere regionale Alfredo Cervellera e l’Assessore Lorenzo Nicastro. Il contendere è legato alla questione del progetto Tempa Rossa che investe la raffinerie di Taranto ed il suo porto.
Devo aver punto sul vivo l’Assessore Nicastro se mi risponde, in buona compagnia con il Consigliere Lospinuso di F.I., su Tempa Rossa in maniera così scomposta e scorretta. Prendo atto della sua precisazione sulla Relazione dell’Arpa alla Commissione regionale Ambiente, ma come mai un Assessore accorto come lui ha preferito mandare in pasto ai giornali una nota che sarebbe dovuta rimanere all’interno dell’Amministrazione?
Si informi, poi, meglio dai suoi informatori: non sono stato mai stato Assessore all’Ambiente del Comune di Taranto come lui mi attribuisce, ma Assessore all’Urbanistica da luglio 2007 a marzo 2010.
Come Assessore, ma sopratutto come magistrato, dovrebbe sapere che quando si approva un Piano Regolatore Portuale non sono segnalate da nessuna parte le temporanee concessioni per l’uso delle infrastrutture, ma oggettivamente l’utilità delle stesse per lo sviluppo del Porto: quindi da nessun atto e sfido a provare il contrario si evince o si fa un qualsiasi cenno a Tempa Rossa.
L’allungamento del pontile, allora come oggi, veniva giustificato dall’Autorità Portuale col fatto che le petroliere che raggiungono Taranto attraccano ad un’immensa boa al centro del Mar Grande con pericolo di possibili sversamenti del petrolio a causa di avverse condizioni meteo marine, che in rada possono essere scongiurate.
Un fatto oggettivo e non soggettivo, come oggi viene capziosamente fatto credere.
Per la cronaca il Piano Regolatore Portuale portava un ritardo di anni dalla sua elaborazione.
Era stato discusso a fondo dal precedente Consiglio Comunale ed aveva ricevuto il placet del Commissario Straordinario al Comune di Taranto, per cui si rischiavano senza l’approvazione di questo strumento urbanistico di far perdere centinaia di milioni di finanziamenti pubblici per rilanciare una infrastruttura che era, all’epoca come oggi, l’unica vera speranza per un’alternativa di sviluppo per il nostro territorio.
Quindi sono orgoglioso che in soli sei mesi feci approvare, all’unanimità dal Consiglio Comunale, quel Piano Regolatore del Porto, dando la possibilità all’Autorità Portuale, nonostante i macroscopici ritardi della burocrazia a tutti i livelli, di poter intercettare milioni di finanziamenti per rilanciare il Porto di Taranto.
Detto ciò, il Consiglio Comunale è autonomo nel decidere i destini del proprio territorio: oggi siamo nel 2014 e non nel 2007, Taranto ha piena contezza della devastazione ambientale subita, non solo dall’Ilva ma da tutte le industrie presenti nel nostro territorio e un rimedio va trovato da chi istituzionalmente rappresenta tutti i cittadini.
Con la mia Legge regionale sulla Valutazione del Danno Sanitario abbiamo ottenuto che a Taranto sia impedita qualsiasi altra immissioni di velenosi inquinanti per non aggravare le già precarie condizioni di salute dei cittadini.
Chiedo certezze scientifiche da chi è preposto a farlo, di qui la mia mozione.
Siamo stufi di sentire Lospinuso, che ci parla di nuova occupazione per soli 30 posti quando dovremmo, invece, da consiglieri regionali dare la sicurezza ai tarantini che i nuovi impianti non producano altre malattie e morte.
Ma dimenticavo che Lospinuso non è di Taranto, ma vive a 50 Km di distanza e si crede al sicuro.
Io mi batterò per il diritto alla vita, per questo spero che il Consiglio Comunale di Taranto ribadisca la sua volontà contraria a Tempa Rossa per impedire, in tempo utile e non alle calende greche, che Roma possa decidere da sola sul destino dei nostri concittadini.
Per concludere: caro Assessore Nicastro ti prego di usare le tue preziose energie non per utilizzare argomenti pretestuosi, ma come tuo dovere per contrastare un Progetto che aggraverebbe le condizioni ambientali e sanitarie di Taranto.
Ribadisco di aver apprezzato la Delibera di Giunta in cui si chiede di rivedere l’AIA, ma non è sufficiente: bisogna contrastare il Governo, anche ricorrendo alla Consulta, per impedire che il destino dei pugliesi sia deciso dall’alto e non dagli stessi.