“Nella provincia ionica insoddisfatti i bisogni di salute della popolazione”
La denuncia delleSegreterie Territoriali Confederali di Cigl, Cisl e Uil
“Le strutture sanitarie della Provincia di Taranto, ridimensionate e penalizzate dai due Piani regionali di Rientro, oggi di fatto con meno posti letto rispetto alle altre province pugliesi e con grosse carenze nella dotazione delle risorse umane e professionali necessarie – a causa dell’evidente e riconosciuto errore determinatosi nella redazione del fabbisogno di personale della ASL Ta – sono palesemente strutture che non riescono a soddisfare i bisogni di salute della popolazione”.
E’ questa la sintesi di una approfondita analisi sullo stato della sanità a Taranto, fatta dalle Segreterie Territoriali Confederali CGIL, CISL, UIL – congiuntamente alle relative Categorie della Funzione Pubblica e dei Pensionati – dalla quale scaturisce l’esigenza di proseguire un confronto con la Regione e con la ASL/TA che deve, però necessariamente caratterizzarsi con momenti di analisi e proposte condivise.
“Le OO.SS. Confederali e le Categorie, volendo rappresentare i diritti ed i bisogni degli utenti insieme a quelli degli operatori dei servizi sanitari, hanno responsabilmente sostenuto, già da tempo, l’esigenza di migliorare l’offerta sanitaria, superando il modello “ospedalocentrico” e sviluppando i servizi specialistici sul territorio; oggi, anche a causa dei limiti e dei ritardi che si vanno manifestando – spiegano le tre sigle sindacali in una nota – sia sulla riconversione dei presidi ospedalieri dismessi, sia su un reale potenziamento della sanità sul territorio – ma soprattutto a fronte della sordità finora registrata rispetto alla necessità di revisionare la dotazione organica del 2004, sottodimensionata rispetto al fabbisogno, ed adattarla alle gravi esigenze del territorio – ritengono ormai ineludibile un confronto costruttivo con il nuovo Assessore Regionale alla Sanità e ai Servizi Sociali, sui seguenti problemi:
1. Presenza qualificata di una struttura sanitaria territoriale (dal nuovo ospedale ai presidi sul territorio, alla organizzazione distrettuale e dipartimentale) in grado, per adeguatezza di attrezzature e risorse umane e professionali, di soddisfare i reali bisogni della popolazione. E’ necessario rendere chiara la presenza e la qualità delle strutture sanitarie – pubbliche e private, convenzionati e non – e la loro reale accessibilità in tempi decenti, onde evitare e/o limitare, l’insostenibile peso delle liste d’attesa e la conseguente eccessiva mobilità verso altre ASL e altre parti del Paese, con costi enormi a carico della collettività.
Evidente, a questo proposito è l’esigenza di un confronto chiaro e risolutivo sul problema degli organici necessari a garantire il servizio, senza ricorsi abnormi al lavoro straordinario.
2. Completare e qualificare ulteriormente la struttura Dipartimentale, attivando tutti i Dipartimenti previsti nell’Atto Aziendale, parte dei quali ancora non avviati.
In particolare in una realtà a rischio ambientale alto, è evidentemente ineludibile un ruolo altrettanto elevato del Dipartimento di Prevenzione che deve essere in grado di monitorare e prevenire i rischi di patologie legate alla condizione ambientale, oltre che presiedere all’opera di bonifica delle aree inquinate.
In questo ambito, è necessario recuperare i fondi già da tempo stanziati, oltre che per le bonifiche, anche per la realizzazione del previsto Centro Ambiente e Salute, necessario per poter programmare studi e screening appropriati alle patologie emergenti, partendo dai lavoratori e dai cittadini delle zone limitrofe all’area industriale – il decreto legge 136/2013 ha peraltro assegnato, risorse specifiche per l’effettuazione di esami per la prevenzione e il controllo dello stato di salute della popolazione di Taranto e Statte.
Vanno inoltre potenziati i Dipartimenti a precipua caratterizzazione territoriale (DDP, DSM) investendo nei Servizi di prossimità ai luoghi di vita e di lavoro dei cittadini/utenti. Così come si avverte l’esigenza di un ulteriore, urgente miglioramento del Dipartimento Emergenza – Urgenza, a partire da un adeguamento delle strutture di Pronto Soccorso e da una riorganizzazione del 118, con un più chiaro rapporto tra pubblico e privato e una più adeguata copertura dell’intero territorio provinciale.
3. Costruire le condizioni per una reale integrazione socio-sanitaria, così come prevista dalle leggi nazionali e regionali, superando l’attuale separatezza di azione in materia, tra ASL/Distretti Socio-sanitari e Comuni o Ambiti territoriali, che spesso pregiudica la possibilità di assicurare pienamente a minori, anziani, disabili, non autosufficienti, ecc., interventi e servizi di cura e riabilitazione, anche domiciliari e limita l’efficacia dei Piani Sociali di Zona.
I Distretti Socio-Sanitari devono diventare, per specializzazione e competenze, i principali luoghi di promozione e produzione di salute.
In una realtà fortemente caratterizzata dall’invecchiamento della popolazione – con un incremento della non autosufficienza – deve ancora essere compiuto tra ASL/Distretto, Comuni e Ambiti Territoriali lo sforzo necessario per una vera integrazione socio sanitaria e per garantire i necessari interventi di ADI e Progetti di assistenza individualizzati e di riabilitazione. Le risorse della programmazione 2014-2020 dei Fondi Europei relativi allo stanziamento per l’assistenza domiciliare per gli anziani, possono rappresentare una opportunità per superare quel 2,8 % di popolazione assistita, che continua a farci stare abbondantemente sotto la media europea del 13%.
I bisogni legati all’invecchiamento della popolazione e all’epidemia delle malattie croniche richiedono più assistenza e cure primarie h24 (7 giorni su 7) così come anche maggiore prevenzione. Non è più pensabile che, mentre in altre parti del Paese si passa a nuovi modelli organizzativi della medicina del territorio, qui non riescono a decollare modelli come le Case della Salute o quelle strutture intermedie come gli Ospedali di Comunità. I medici di medicina generale non possono più lavorare isolati, ma in forme aggregate come – peraltro a livello ancora embrionale – il Centro Polifunzionale Territoriale presso l’ex ospedale Pagliari di Massafra, ampliando così l’assistenza.
Le modalità organizzative dei servizi e delle prestazioni socio-sanitarie domiciliari per avere successo, vanno conseguentemente e necessariamente, condivise con il personale coinvolto, attraverso un’adeguata contrattazione ed un’ampia partecipazione della rappresentanza sociale, attraverso percorsi di formazione sulle diverse specificità degli interventi previsti dai PAI, ma anche garantendo tutte le condizioni di sicurezza per gli operatori e le famiglie che devono accoglierli.
Il ruolo delle Amministrazioni locali e dei Distretti è fondamentale per l’erogazione di una prestazione di qualità che passa dalla necessaria e non più rinviabile, stesura della Carta dei Servizi delle prestazioni socio-sanitarie, che ogni Ambito deve approntare e condividere in forme partecipate con le parti sociali e la cittadinanza attiva.
Le brevi linee che abbiamo evidenziato nei punti strategici di miglioramento della rete sanitaria e socio-sanitaria del territorio jonico, ci sembra necessitino di scelte necessarie e rapide: l’investimento nei servizi territoriali oltre ad incidere positivamente sul bilancio regionale, porta benefici in termini di qualità dell’assistenza ai cittadini. Soprattutto di quelli più fragili e bisognosi.
CGIL CISL UIL e le Categorie dei Pensionati e del Pubblico Impiego ritengono tali decisioni non più rinviabili, per mettere in sicurezza il diritto alla salute della comunità locale, garantirne l’esigibilità e creare nuova redditività e ricadute positive sull’economia locale”.