Crisi Ilva, a rischio il pagamento delle retribuzioni del prossimo 12 luglio per 12mila lavoratori diretti
La denuncia dai tre segretari di Cigl, Cisl e Uil regionali, che hanno inviato una lettera al premier Renzi per sbloccare la situazione
I tre Segretari generali pugliesi dei maggiori sindacati (Gianni Forte, Cgil – Giulio Colecchia, Cisl – Aldo Pugliese, Uil) hanno inviato una lettera al premier Matteo Renzi ad un anno dal commissariamento Ilva, nella quale descrivono l'”allarmante situazione” in cui versa l’industria siderurgica, per la quale “dall’inizio dell’anno le imprese dell’appalto e quelle dell’indotto non ricevono le spettanze dall’Ilva e non vengono corrisposte le retribuzioni ai circa 5000 lavoratori dipendenti dalle stesse”, con previsione fosche anche per il futuro dei lavoratori diretti, visto che “allo stato attuale, non si ricevono certezze neanche per il pagamento delle retribuzioni al prossimo 12 luglio per i 12mila lavoratori diretti dell’Ilva”. Di seguito il testo integrale della missiva:
Illustrissimo Presidente,
dopo un anno dal commissariamento dell’ILVA, il dott. Enrico Bondi è stato sostituito dal dott. Piero Gnudi, ma è trascorso oltre un mese dal suo insediamento e continuano a rimanere bloccati gli interventi per l’attuazione delle misure previste dall’AIA, nonché dallo stesso Piano Ambientale. Peraltro la situazione si fa ancor più allarmante in termini di mancanze di risorse, viste le difficoltà ad approvvigionare con i pezzi di ricambio gli impianti in funzione.
Inoltre, è’ dall’inizio dell’anno che le imprese dell’appalto e quelle dell’indotto non ricevono le spettanze dall’Ilva e di conseguenza non vengono corrisposte le retribuzioni ai circa 5000 lavoratori dipendenti dalle stesse.
Allo stato attuale, non si ricevono certezze neanche per il pagamento delle retribuzioni al prossimo 12 luglio per i 12mila lavoratori diretti dell’Ilva.
Chiediamo, pertanto, un Suo diretto e tempestivo intervento mirato a risolvere una situazione che rischia di diventare esplosiva in un tessuto socio-economico, come quello tarantino, di per sé fiaccato da una crisi durissima.
Le notizie che in maniera confusa stanno emergendo non sono per nulla tranquillizzanti: addirittura, un noto istituto bancario ha ventilato la chiusura dello stabilimento ionico quale soluzione più conveniente e auspicabile in virtù della condizione disastrosa in cui verte l’Ilva. Qualora ciò accadesse, si tratterebbe di una catastrofe che travolgerebbe non solo i tanti lavoratori che dipendono dalla vita del siderurgico, ma anche l’intero sistema industriale ed economico nazionale, di cui l’Ilva rappresenta un pilastro indiscutibile.
Circa un mese fa, proprio Lei annunciò la volontà di voler prendere direttamente in mano la situazione, scelta che commentammo come una svolta sicuramente positiva. Ecco perché ci permettiamo di chiederLe e di sollecitarLe di mantenere fede alle attese onde evitare che anche la tenuta sociale, in quel territorio, diventi presto a serio rischio.