Tasi. “I sindaci della provincia tarantina convochino le parti sociali”
CGIL CISL UIL, insieme a SPI, FNP ,UILP e alle rispettive Categorie del Pubblico Impiego chiedono ai primi cittadini un incontro per discutere come evitare l’inasprimento della fiscalità locale
Un incontro con i “Sindaci della provincia di Taranto per condividere proposte tese ad evitare l’inasprimento della fiscalità locale e che, attraverso anche il ricorso alla dichiarazione Isee, possano agevolare e/o esentare le fasce di popolazione maggiormente bisognose dell’intero territorio, al fine di evitare che la TASI rappresenti l’ennesimo meccanismo per fare cassa sulla pelle di cittadini sempre più indifesi”. Questa la richiesta che i sindacati Confederali, congiuntamente alle rispettive categorie di pubblico impiego, fanno ai primi cittadini del territorio ionico. “Sono molti – spiegano in una nota congiunta CGIL CISL UIL, insieme a SPI, FNP ,UILP – i Comuni che, per recuperare i loro ritardi, stanno accelerando il percorso di approvazione della TASI, la nuova imposta introdotta dal Parlamento a dicembre 2013 che serve ai bilanci comunali per pagare i cosiddetti servizi indivisibili (illuminazione, verde pubblico, strade ecc.) e che fa parte dell’imposta unica comunale (IUC), comprendente anche IMU e TARI. Lo slittamento della prima rata al 16 ottobre, nell’attesa del decreto con cui il Governo sancirà la proroga, deve perciò rappresentare l’opportunità di interrompere la modalità scelta dagli amministratori locali, di negare di fatto, il confronto e la partecipazione democratica, visto che apprendiamo dai comunicati stampa le decisioni inerenti le deliberazioni da approvare in consiglio comunale, come accaduto per il Comune di Taranto (che rinvia l’approvazione) o che le convocazioni delle parti sociali avvengano a ridosso dei Consigli comunali stessi, senza quel minimo di preavviso necessario per avere la possibilità di partecipare, discutere e decidere”.
Ma i sindacati confederali ritengono che “in un momento in cui la crisi ha determinato un disagio sociale sempre più crescente sarebbe necessario invece, trovare risposte condivise con tutti i soggetti che sul territorio operano e che rappresentano interessi generali e collettivi. Soprattutto se pensiamo che molte sono le cose da chiarire ed approfondire, come le detrazioni o le riduzioni per unico occupante – pensiamo alle donne sole con figli o agli anziani in condizioni di estrema fragilità – o anche l’utilizzo limitato dell’immobile. Così come non sappiamo delle scelte che le singole Amministrazioni faranno rispetto all’aliquota da applicare, se cioè essa sarà portata al massimo previsto (3,3 per mille) o se è possibile un ragionamento diverso a seconda anche della tipologia di immobile e dove esso è allocato”.
“Ad esempio, per la citta di Taranto – e con questa analisi si conclude la nota stampa congiunta – resta la drammatica condizione di vivibilità del quartiere Tamburi per il quale probabilmente sarebbe ragionevole una riflessione, ma anche di tante abitazioni della periferia (quartieri come Lama, San Vito, Talsano) carenti, quando non addirittura esenti, di servizi per i quali comunque la nuova tassa prevede l’indivisibilità (verde adeguato, pubblica illuminazione efficiente, manutenzione stradale).