Taranto – Tangenti e stellette. Spuntano altri tre indagati: un poliziotto e due Ufficiali
Fu scelto dall’ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Giuseppe De Giorgi, proprio per fare luce e chiarezza negli ambiti della Marina Militare, a seguito di prime inchieste su quella grande nota dolente delle tangenti. Stiamo parlando del Capitano di Vascello Giovanni Di Guardo,ex direttore di Maricommi, arrestato nell’ottobre del 2016 insieme ad un imprenditore, con l’accusa di corruzione. L’inchiesta, che portò a 9 arresti, è stata denominata “tangenti e stellette” e a quanto pare si è estesa anche a Roma e La Spezia, culminando lo scorso 4 febbraio, con sette nuove ordinanze di custodia cautelare.
Secondo il Pubblico Ministero Maurizio Carbone, quella avviata da Di Guardo sarebbe “una vera e propria associazione a delinquere”. A quanto pare gli appaltatori avrebbero pagato una tangente pari al 10% che avrebbe assicurato loro le commesse gestite da Maricommi.
Un mese fa, il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, ha arrestato altre 4 persone con l’accusa di aver pagato tangenti a Di Guardo. In carcere sono finiti due imprenditori tarantini, Vincenzo Calabrese e Giuseppe Musciacchio; ai domiciliari invece, il romano Pio Mantovani e un altro tarantino Gaetano Abbate.
Per Giovanni Di Guardo, per il civile Marcello Martire e per l’imprenditore Paolo Bisceglia, sono stati invece adottati nuovi provvedimenti cautelari.
Ma non è ancora finita. L’inchiesta svela nuovi retroscena: sono infatti spuntati altri 3 indagati. Si tratta di due ufficiali di Marina Militare, i capitani di vascello Gerardo Grisi e Massimo Conversano e un ispettore di Polizia Fabio Giunta.
Sui due ufficiali di Marina prossimi al pensionamento graverebbe l’ipotesi di corruzione emersa nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza la quale si è basata su alcune intercettazioni telefoniche. Gerardo Grisi sarebbe accusato di avere intascato una somma pari a 10mila euro dall’imprenditore Vincenzo Pastore per favorire l’aggiudicazione dell’appalto alla coop Teoma. Stessa ipotesi di reato contestata anche a Massimo Conversano, che al contrario, secondo l’accusa, non avrebbe intascato denaro, ma una sorta di scambio di favori al buon esito dell’aggiudicazione. Entrambi gli ufficiali, attraverso i loro legali, hanno respinto le accuse dichiarandosi all’oscuro di quanto avvenuto e soprattutto non coinvolti in alcun giro di denaro, situazione tra l’altro, non emersa in maniera chiara nel corso delle indagini.
Avviso di garanzia firmato dal Pubblico Ministero Maurizio Carbone, anche per l’ispettore di Polizia Fabio Giunta, il quale secondo l’accusa, avrebbe svelato un’informazione relativa all’inchiesta “tangenti e stellette”. Sempre secondo l’accusa, Giunta avrebbe svelato l’appartenenza alla Guardia di Finanza, di un’auto posta nei pressi della casa dell’ex direttore di Maricommi Di Guardo.