Taranto, ILVA: ” Chiarelli (CoR): “Si complica una vicenda già molto complessa. Il Parlamento torni ad occuparsene”
La Corte Europea dei Diritti Umani processa l’Italia per il caso Ilva
Si complica una vicenda già molto complessa. Il Parlamento torni ad occuparsene
La decisione della Corte europea dei diritti umani di mettere sotto accusa lo Stato italiano per “non aver saputo proteggere la vita e la salute di 182 cittadini dalle emissioni dell’Ilva” è una notizia che rende sempre più complicato, se non impossibile, il percorso di risanamento del siderurgico di Taranto. Il Parlamento dovrebbe tornare a occuparsene.
Su tutte le vicende che riguardano l’Ilva, per la complessità e le problematiche che esse sviluppano (lavoro e salute, anzi disoccupazione e morte a volte) è il caso di mantenere toni bassi ed evitare tentativi di farne una battaglia semplicemente politica. Tant’è che ho votato, pur essendo un esponente dell’opposizione, quasi tutti i decreti Salva Ilva (salvo l’ultimo assolutamente improponibile!) . Però è chiaro ogni giorno di più che le soluzioni indicate dal governo in carica e dal premier Renzi in primo luogo appaiono superficiali e dal fiato corto. Lo si capisce dalle difficoltà con cui i commissari stanno dando attuazione alle prescrizioni Aia per ambientalizzare lo stabilimento. Lo si capisce dalle difficoltà con cui si procede alla ricerca di partner privati che possano subentrare nella proprietà dello stabilimento alla famiglia Riva. Lo si capisce dal tira e molla che si verifica a proposito dell’ingresso o meno nel capitale sociale della newco della Cassa depositi prestiti con una quota di minoranza per fare dell’Ilva un campione nazionale della siderurgia con un sguardo sui mercati mondiali, evitando allo stesso tempo che tale partecipazione possa essere considerata come aiuto di Stato. Lo si capisce dal fatto che il premier Renzi dopo aver annunciato che sarebbe venuto a Taranto nel 2014, se ne è tenuto sempre alla larga e si occupa invece, come ha fatto con la firma del Patto per l’area metropolitana di Bari, solo del capoluogo regionale. Lo si capisce dalla poca strada che ha compiuto sinora il Contratto istituzionale di sviluppo previsto dal decreto Salva Ilva e Salva Taranto divenuto legge il 5 marzo 2015 e che dovrebbe garantire interventi anche per la riqualificazione urbana di Taranto e dei comuni limitrofi.
Taranto ha bisogno ogni giorno di più di verità e di impegni concreti. L’una e gli altri per ora non si vedono.
L’avvio di un processo, come quello avviato dalla Corte europea dei diritti umani, non significa che ci sono colpevoli già individuati. E’ vero però che la gestione del caso Ilva passa ogni giorno di più nella mani della giustizia e sempre meno i cittadini si aspettano soluzioni dalla politica e soprattutto dalle forze di governo. La superficialità e la supponenza del governo Renzi e dei suoi sostenitori davvero stanno provocando il disastro. Penso sia opportuno avviare una nuova riflessione sull’Ilva che coinvolga l’intero Parlamento. Una vicenda di questo genere non può essere risolta senza avere un quadro chiaro e dando corpo a soluzioni estemporanee, come se si trattasse di decidere il futuro di un supermercato”.
On.le Avv. Gianfranco Chiarelli