Il business del Primitivo porta la Sicilia a coltivare il pregiato vitigno: il consigliere regionale Turco: «intervengano gli organi di tutela».
E’ noto che quando un prodotto ha successo sul mercato e incontra il favore di consumatori a livello globale, attira senza dubbio chi, fiutato il business, tende a fare ciò che in gergo musicale viene chiamato plagio, servendosi della base e mutando unicamente il testo del brano. Nel caso specifico, ci si serve del vitigno del Primitivo doc di Manduria (che possiede indiscusse caratteristiche organolettiche tipiche della terra rossa e del clima particolare salentino che nessun altro può eguagliare) ma adoperare lo stesso nome per il prodotto appare una abuso. A tal proposito, al nobile prodotto vinicolo è stata concessa la Doc e da Docg che vanno assolutamente difese. A tal proposito, interviene con una sua nota, il consigliere regionale Peppo Turco, di «Senso Civico – Un nuovo Ulivo per la Puglia» che esordisce citando «un caso passato inosservato ma sul quale occorre intervenire, riguardante un decreto approvato ad agosto 2019 dalla regione Sicilia che autorizza la coltivazione del Primitivo di Manduria». Ciò che il parlamentare regionale pone in discussione, non è una questione della sola coltivazione, perché la varietà del Primitivo di Manduria identificata col codice 199 è attualmente utilizzata in 8 doc e 51 igt, ed è attualmente coltivata quasi in mezza Italia. «Il problema fondamentale – aggiunge Turco – è che nel silenzio tombale ci stanno derubando pian piano della nostra identità viti-vinicola». Le altre Regioni vogliono coltivare il Primitivo? Ok, nulla da obiettare, rimarca il consigliere, ma bisogna obbligarli a non utilizzare il nome in etichetta, come si fa per il Montepulciano che, pur rientrando nelle varietà idonee alla coltivazione in Puglia, non può essere utilizzata nelle nostre igp ed è assolutamente ed è vietato usare la specifica del vitigno in etichetta. «Riappropriamoci della nostra identità viti-vinicola – replica Turco – visto che si tratta di un atto di recente approvazione, credo che il disciplinare di produzione in Sicilia (o almeno lo spero) non sia stato ancora modificato, quindi dobbiamo assolutamente opporci ad una eventuale modifica che possa riportare in etichetta il nome Primitivo». Sia chiaro, nessuno vuole impedire e né mai impedirà ai viticoltori siciliani di coltivare il Primitivo, perché anche noi in Puglia coltiviamo varietà che non sono autoctone, ma bisogna tutelare la specifica del vitigno in etichetta. «Sono anni che ci stanno scippando la denominazione del vero e autentico Primitivo e anche dell’identificazione del nostro stesso codice 199.ebbene – conclude Turco – si faccia per questo, fronte comune, per ripristinare le legittime identità regionali».
- Cer.