Taranto – Mar Piccolo, Luciano Manna: “Anche nel 2019 mitilicoltura abusiva, legge regionale violata e caporalato”
TARANTO – Riportiamo l’articolo apparso su VeraLeaks, di Luciano Manna:
“Anche quest’anno la mitilicoltura tarantina viene interessata da soggetti che operano nel totale abusivismo ed in violazione della legge. Le denunce dello scorso anno (La filiera illecita dei mitili di Taranto), che hanno messo in condizioni i militari della Guardia Costiera e dei Carabinieri di eseguire sequestri e denunce, non sono state sufficienti a debellare il fenomeno dell’illecito che non fa altro che danneggiare il settore produttivo della mitilicoltura, quello sano e che opera nella legalità. Come è ben noto, la mitilicoltura, nello specchio d’acqua del primo seno del Mar Piccolo di Taranto, è vincolata da quanto disposto dalla Legge regionale n.188 del 25-3-2016 che è stata prorogata e modificata nei limiti temporali dalla successiva legge regionale n.532 del 13-9-2018.
La legge regionale del 2016 viene prorogata per ulteriori 36 mesi e modifica il termine entro il quale vanno movimentati i mitili dal primo seno al secondo seno del Mar Piccolo o nel Mar Grande: il termine del 31 marzo viene anticipato al 28 febbraio di ogni anno previsto dalla proroga. Il motivo per cui il termine di movimentazione viene anticipato di un mese va ricercato nei valori elevati di diossina rilevati dalla Asl di Taranto nel primo seno del Mar Piccolo. Nel 2018 i valori di diossia e PCB si sono rilevati i più alti dal 2011.
Il 21 marzo 2019 nel primo seno del Mar Piccolo erano presenti diversi allevamenti di cozze in fase di sciorinatura, una delle ultime fasi che subisce la cozza adulta prima di essere immessa nel mercato. Secondo l’articolo 3 della citata Legge regionale queste cozze vanno poste sotto sequestro e distrutte perché dovevano essere state movimentate in altre acque prima del 28 febbraio. Il motivo per cui la Legge regionale non viene rispettata riconduce alle attività abusive condotte in questi specchi d’acqua. Molti di questi allevamenti di mitili sono totalmente abusivi e per questo motivo non violano soltanto quanto sancito dalla legge regionale ma operano nel totale abusivismo, cioè senza concessioni, autorizzazioni e senza passare dai controlli sanitari. Se la produzione di quest’anno è la stessa dell’anno scorso si presume che in questi giorni le acque del primo seno del Mar Piccolo siano piene di mitili immersi in mare in attesa che raggiungano la giusta misura per poi essere messi in fase di sciorinatura e poi introdotte sul mercato.
Nella stessa giornata, infatti, sempre nello specchio d’acqua del primo seno del Mar Piccolo, si eseguivano operazioni di movimentazione di novellame prelevato da allevamenti abusivi creati con strutture di fortuna. Sono proprio questi gli allevamenti che alimentano il mercato regolare con cozze nocive e contaminate. Buona parte degli allevamenti di mitili sfuggono ai controlli sanitari, non hanno una tracciabilità definita già nel momento in cui il novelame viene posto negli allevamenti e quando sono pronti per essere immessi nel mercato godono di un collaudato sistema di etichettatura falsa e tracciabilità alterata. Sono diversi i metodi di immissione delle cozze abusive nel mercato regolare, cioè mercati, pescherie e ristoranti.
1. Chi ha allevato mitili in maniera abusiva, non possiede nessuna concessione in nessun specchio d’acqua e non opera con una cooperativa costituita, vende i mitili ad un prezzo ridotto e vantaggioso ad un centro di spedizione o a una società costituita che li etichetta come mitili allevati in zone controllate ed autorizzate.
2. In alcuni casi sono gli stessi allevatori che hanno allevamenti di mitili autorizzati ad operare in altri allevamenti abusivi. In questo caso il passaggio da mitili abusivi e nocivi a mitili allevati in acque controllate ed autorizzate è molto più semplice. Questo passaggio avviene più frequentemente da Mar Piccolo a Mar Grande: mitili allevati abusivamente nel primo seno del Mar Piccolo vengono portate a Mar Grande e lì diventano “regolari” facendoli figurare come allevate, appunto, in Mar Grande per mezzo di etichettatura falsa.
3. Succede anche che le cozze allevate abusivamente nel primo seno del Mar Piccolo siano portate in un centro di spedizione che li etichetta come cozze allevate fuori dalla provincia di Taranto. Una volta etichettate vengono smistate e vendute nella sia nella provincia di taranto che in altre province della Puglia.
4. Un altro metodo di immissione della cozza abusiva nel mercato regolare si avvale dell’immediata pulizia ed apertura dei mitili eseguita in alcuni luoghi attigui al Mar Piccolo, spesso proprio in alcuni locali del mercato ittico. In questo caso le cozze sono poste come frutto o mezzo frutto (cozze senza guscio o solo con un guscio) in vaschette di plastica che poi vengono smistate e vendute in tutta la provincia di Taranto. In alcuni casi, nei mesi più fruttuosi (maggio, giugno, luglio) queste vaschette raggiungono diverse regioni italiane. Questo commercio, che avviene ancora oggi in luoghi riservati e nascosti al contrario dello scorso anno, si avvale anche di manodopera extracomunitaria che viene sfruttata con metodi da caporalato, così come raccontato in questo articolo dell’anno scorso (Taranto. Al mercato ittico extracomunitari pagati un euro all’ora per aprire le cozze).
Le attività produttive del comparto ittico continuano a subire, anche nel 2019, il degrado che comporta l’illecito e l’abusivismo. I militari, che negli scorsi anni, e sino allo scorso anno, hanno condotto operazioni di sequestri di mitili e denunce a vari soggetti, rischiano di vedere vanificato il loro egregio lavoro nel momento in cui l’istituzione e la politica crede di risolvere questo annoso problema solo riempendo le testate giornalistiche di titoli ad effetto, proclami da conferenze e con progetti che non sono altro che scatole vuote in cui le operazioni di bonifica si rilevano un miraggio e solo concretamente un elenco di soggetti che percepiscono finanziamenti a seguito di consulenze non ben definite. Dopo l’anno zero, il 2011, il primo anno in cui le cozze del primo seno a causa della contaminazione da diossina andarono al macero e l’area del primo seno fu interdetta e sottoposta a prescrizioni che ne regolano l’allevamento, la diossina c’è ancora e contamina i prodotti del mare, ma forse prima dei mitili contamina le coscienze e gli animi di chi vuole che a Taranto la regina sia l’illegalità, perché sotto questa illegalità c’è un solido controllo socio politico. “
(Fonte foto – Veraleaks)