Anche Brindisi, Taranto e Foggia fra i Comuni indietro nella raccolta differenziata: incentivo della Regione a recuperare

Sono 24 i Comuni pugliesi che non raggiungono neppure il 40% di raccolta differenziata sull’ammontare complessivo della spazzatura prodotta.
Fra di essi, incidendo quindi significativamente sull’obiettivo regionale di arrivare al 65% complessivo di raccolta differenziata, ci sono tre città capoluogo di provincia, fra le più popolose della Regione: Taranto, Foggia e Brindisi.
In particolare, è bassissimo il dato di Foggia e Taranto, che si assesta appena sul 24%. Taranto e Foggia fanno assieme circa 350 mila abitanti, quasi un decimo della popolazione totale residente in Puglia, quindi il loro risultato molto negativo pesa tanto. Un po’ meglio Brindisi, dove la differenziata si attesta sul 32%.
Oltre alle tre città capoluogo, gli altri 21 Comuni sono tutti, ad eccezione di San Marco in Lamis, piccoli centri della provincia di Lecce: Andrano, Cutrofiano, Giurdignano, Martignano, Minervino di Lecce, Muro Leccese, Nociglia, Palmariggi, Poggiardo, San Cassiano, Sanarica, Santa Cesarea Terme, Scorrano, Soleto, Spongano, Sternatia, Supersano, Uggiano La Chiesa e Zollino.
Per loro la Regione ha destinato complessivamente 2 milioni e mezzo di euro, che verranno suddivisi in proporzione alla popolazione residente, al fine di incrementare la raccolta differenziata in ognuno di essi di almeno 15 punti percentuale.
Nei sei mesi restanti che restano prima della fine dell’anno, questi Comuni dovranno impiegare in azioni concrete, che dovranno essere rendicontate puntualmente, tutto l’ammontare che verrà loro destinato, col fine di migliorare le loro prestazioni in materia.
La Regione ha dovuto approvare un Piano dei rifiuti, nello scorso mese di febbraio, che contiene il sopralzo di tre discariche già esaurite, quelle di Deliceto, Manduria e Ugento, più una possibile apertura di quella di Corigliano d’Otranto. Queste comunità sono tutte in mobilitazione per essere state selezionate, e si prevedono proteste assai serrate quando si dovesse passare ai fatti concreti.
La Regione, da parte sua, si difende sostenendo che tale misura è stata la conseguenza proprio del mancato raggiungimento della quota regionale di differenziata del 65%.