Un grembiule unisex contro le “discriminazioni”. La (surreale) proposta del Comune di Guagnano
E’ divenuta di dominio nazionale la decisione del Consiglio docenti dell’istituto comprensivo di Guagnano e Salice Salentino, due comuni limitrofi della provincia di Lecce, che ha recentemente approvato una proposta elaborata esattamente un anno fa dalla Commissione Pari Opportunità, politiche di genere e diritti civili del Comune di Guagnano, avente per oggetto la sostituzione dei tradizionali grembiuli blu e rosa o bianco, propri rispettivamente dei bambini e delle bambine, con grembiuli di un solo colore, il verde.
Tale normativa verrà per i nuovi iscritti al primo anno della materna dell’istituto, a partire dall’anno scolastico che sta per iniziare, ed è stata motivata con l’intento di promuovere, come dichiarato dal dirigente scolastico Michele Serra, valori quali l’uguaglianza, l’accettazione delle diversità (sic!) e il rispetto reciproco, a partire dalla lotta agli “stereotipi di genere” che, evidentemente, ora si anniderebbero finanche nel capo di vestiario più genuino che esista, il tradizionale grembiulino che tantissime generazioni di studenti hanno indossato, volenti o nolenti. Si poteva essere, specialmente verso le fine delle scuole elementari, quando si diventata grandicelli, insofferenti verso il grembiule in sé, non verso il suo colore. Ma andiamo avanti.
Plaudono all’iniziativa l’assessora regionale alle Politiche di genere, Serena Triggiani, la consigliera regionale di parità, Pasqua Ruccia, e la consigliera per l’attuazione dell’agenda di genere, Titti De Simone, secondo le quali essa, lungi dal rappresentare una scelta ideologica, è in perfetta sintonia con l’Agenda di genere che la stessa Regione Puglia si propone di perseguire, per promuovere fra le nuove generazioni i princìpi del contrasto ad ogni discriminazione e della parità fra i generi.
Se la cava con una battuta carica di ottimismo il sindaco di Guagnano, Francois Imperiale, secondo il quale la scelta del verde sarebbe legata al fatto che esso incarni per eccellenza il valore della speranza, mentre i rappresentanti dell’opposizione in Consiglio comunale a Guagnano fanno sapere che la proposta mai è stata discussa nelle sedi opportune e che molti genitori hanno chiesto anche delucidazioni, in quanto hanno difficoltà a reperire sul mercato dei grembiuli di colore verde.
Noi vorremmo solamente cercare di comprendere, umilmente, a quale riconoscimento, a quale accettazione delle diversità esistenti in natura si vorrebbe giungere tramite l’abolizione dei due distinti colori di uno stesso capo di vestiario che codifica, fin dal nostro primissimo ingresso nella società, quanto di più normale esista in natura: l’esistenza dei due generi sessuali del genere “Homo”, e non solo di quello, esistenti sulla faccia del pianeta Terra.
A meno che l’obiettivo non sia, come dichiarato dal dirigente scolastico, quello di “cercare di oltrepassare il concetto di differenza di genere tra i bambini“. In questo caso, infatti, staremmo su una strada che non riteniamo né condivisibile né tantomeno pacificamente perseguibile, quella volta a educare i bambini non già a princìpi sacrosanti quali il rispetto verso il prossimo, a prescindere dal colore della sua pelle, dalla sua provenienza, dai suoi gusti sessuali, dalle sue idee, ma piuttosto a rieducarli su teorie, parliamo della “fluidità di genere”, che certi ideologi della post-modernità cercano ultimamente tanto di far imporre, a partire proprio dalla scuola.
Tali teorie sono volte a indurre confusione in una materia che più limpida e trasparente non potrebbe essere, e cioè che di genere sessuali ne esistono due e che chi, da adulto, avverta di non trovarsi a suo agio nel corpo che la natura le ha assegnato potrà, se lo vorrà, intervenire per modificare il suo aspetto, senza che questo tuttavia possa rappresentare una forma di indottrinamento, o scatenare scellerati fenomeni di indotto e del tutto immaturo proselitismo, fra i più piccoli.