Lecce: importanti sviluppi sul suicidio di Julie

Julie, la studentessa francese arrivata a Lecce per il progetto Erasmus, trovata impiccata nel suo appartamento nei pressi di via Taranto lo scorso 22 ottobre, compì il gesto estremo in uno stato di profonda alterazione psico-fisica, testimoniato anche dal contenuto del suo diario personale, ma senza che, dagli esami sul suo cadavere, sia possibile rintracciare elementi che inducano a tenere in piedi l’accusa di violenza sessuale ai danni di uno studente universitario brindisino dell’ateneo salentino, che Julie aveva conosciuto nel suo breve periodo trascorso in Italia.
E’ quanto emerge dalle perizie affidate dalla procura leccese al medico legale Alberto Tortorella e alla genetista forense Giacoma Mongelli.
Quattro giorni prima che si verificasse il tragico evento, i due giovani avevano consumato un veloce rapporto in intimità nell’abitazione di Julie, al quale va sì ascritta la decisione della ragazza di recarsi, il giorno dopo, in ospedale per raccontare di aver subito un atto di violenza sessuale, ma nell’ambito di un evidente stato confusionale, non avendo poi voluto ella procedere né alla formalizzazione di una denuncia né ad una perizia che dimostrasse che sul suo corpo vi fossero i segni di un rapporto subito contro la sua volontà. Ed è sempre stata questa la posizione difensiva assunta dal giovane, pur iscritto sul registro degli indagati, e dal suo legale: asserire che dalla fugace conoscenza era nato un rapporto del tutto consenziente. Difficile che a questo punto l’accusa possa restare in piedi.
Ma la provincia di Lecce è stata toccata negli scorsi mesi da un altro caso di suicidio domestico. Ci riferiamo a quanto accaduto a Casarano, nella notte dell’Epifania, con la morte della ventiseienne Roberta Bertacchi, trovata impiccata alla sciarpa della locale squadra di calcio, della quale è tifosissimo quello che era il suo compagno , sul balcone della sua abitazione. I genitori di Roberta, e in particolare la madre, che si era fortemente opposta all’instaurarsi di quella relazione, assistiti dagli avvocati Silvia Romano e Luciano De Francesco, hanno presentato agli inquirenti una memoria spontanea con elementi indiziari a carico del giovane, il quale pure non è formalmente indagato al momento. Fra i due, divisi da dieci anni di età, si era consumata una lite nelle ore precedenti la morte di Roberta, alla presenza di alcuni amici della coppia.