Martina Franca: E’ cosa nostra. Le sbarre del sistema
Martina Franca: E’ cosa nostra. Le sbarre del sistema. Sembrano voler urlare imponenti all’ingresso di un parcheggio privato ad uso pubblico, che di fatto danno l’accesso a un discount, senza il quale non sarebbe stato possibile costruire.
Un parcheggio suppostamente ad uso pubblico.
Oltre ad essere incomprensibili, quelle sbarre dovevano stare almeno cinque metri all’interno e non a filo strada; questo i tecnici lo sanno bene, ma vuole essere ancora una volta una dimostrazione di forza, come parafrasando Alberto Sordi nel film “Il marchese del Grillo“: “Io so’ io… e voi non siete un cazzo!”
Questa è una storia che va al di là delle sbarre di un parcheggio.
È una storia di un sistema che privilegia i pochi; un sistema che costruisce palazzi in zone ad alto rischio idrogeologico (e le vittime e gli sfollati dell’Emilia Romagna non hanno insegnato nulla ai “burini del Sud”),
Un sistema che permette di tagliare alberi in zone boschive per aumentare gli indici di edificabilità e costruire palazzi; oppure, in un altro caso, demolisce strutture esistenti senza bonificare la zona.
Di esempi potremmo farvene tanti, con dovizia di particolari, grazie a diverse segnalazioni “anonime o confidenziali”, e qui casca l’asino.
Gira e rigira, riporta sempre agli stessi nomi, come le scatole cinesi che nascondono la verità.
Viene in mente la storia recente del mafioso latitante che viveva tranquillamente, continuando a fare affari, aiutato dall’indifferenza di tutti, come se nulla fosse, sfidando chiunque fino a quando lui stesso avrebbe deciso di farsi arrestare.
In questa città vige un’indifferenza palese, nonostante siano arrivate alle Forze dell’Ordine e in Procura delle lettere anonime o con nomi sicuramente inventati, ma che citano dettagli che andrebbero perlomeno approfonditi.
Sappiamo questo perchè in alcune lettere siamo citati in copia
Noi ci ritroviamo a lottare contro un sistema che ci schiaccia, un sistema che getta briciole al popolo e si aspetta che gridino: “Evviva il Re.”
L’arroganza di una costruzione a ridosso di una strada che porta alla stazione, una costruzione che si eleva come simbolo di ciò che solo i più prepotenti possono fare.
Chi controlla se le planimetrie e i volumi realizzati sono realmente quelli autorizzati?
Sono queste le domande che ci vengono rivolte, alle quali non sappiamo dare risposta.
Non riguarda solo il parcheggio o il discount, l’incarnazione del sistema marcio che ha pervaso la nostra città.
Non vogliamo mettere assolutamente sotto accusa l’imprenditore che sicuramente ha acquistato il suolo, magari non aspettandosi tutta questa celerità o il “dinamismo” di un imprenditore che da solo gestisce due società per complessivi 35.000 euro di capitale sociale.
Non pensava che i “Bravi” ai quali si era rivolto (tra i quali impresentabili gigolò invisibili che di fatto non risultano da nessuna parte), che gli hanno preparato il campo in quattro e quattr’otto a tempo di record, avrebbero meravigliato il patroon veneto che di centri ne avrà aperti tanti in Italia.
Sicuramente non ne ha mai potuto costruire uno a tempo di record come questo, che avrebbe polverizzato anche quello della Federica Pellegrini.
Già, una costruzione a tempo di record, se la confrontiamo con la SS 172 Martina Taranto che doveva essere terminata due anni fa.
Un sistema di scatole cinesi presto sarà arricchito di un’altra scatola che gestirà il discount, avvalendosi sicuramente di determinate società di guardie giurate adibite alla sicurezza.
In tutto questo, non sorprende più di tanto l’indifferenza di un’Amministrazione Comunale che avrebbe il dovere di esercitare il controllo.
Un’Amministrazione che oggi è in fermento per il nuovo Piano Regolatore (PUG) che sta riscontrando una guerra all’interno tale da suscitare molti interrogativi, guardando il pedigree delle persone che ci ruotano attorno e non solo all’interno dell’Assise Comunale.
Quali interessi si celano?
Un sistema che permette di tagliare alberi in zone boscose per permettere aumenti volumetrici di nuove costruzioni in cemento.
La natura violentata da palazzi in zone senza bonifiche o ad alto rischio idrogeologico, nello stesso istante in cui a 800 km di distanza ci sono stati quasi 20 morti ed oltre 15.000 sfollati, mettendo seriamente a rischio future generazioni.
È un sistema che si nutre del silenzio dei molti, che getta briciole al popolo per ricevere il consenso di fare quello che vuole.
Ma il popolo non può più accontentarsi delle briciole. Non può più acclamare un re che è, in effetti, nudo.
Chi sa ha il dovere di parlare, non limitandosi a raccontarci dettagliatamente i fatti, informandoci con dovizia di particolari, ma raccomandandosi nello stesso tempo al nostro segreto professionale sulla fonte delle notizie.
Ma è pur vero che chi è preposto deve ascoltare ed indagare.
È giunto il momento di alzare la voce e denunciare ciò che sta accadendo.
Come giornalista, spesso mi sono sentito chiedere di “allinearmi” e trarre vantaggio dal sistema.
Ho scelto invece la via della verità, e dell’andare controcorrente, rispetto a qualsiasi parte politica governante.
Questo anche a costo di intimidazioni, dell’impopolarità, esponendomi a querele e ad atti artatamente costruiti per discreditarmi, oltre ad essere stato privato della passione di organizzare eventi.
Il sistema di Martina Franca ha nomi, cognomi, collegamenti, interessi, e obiettivi ed è noto a tutti.
Non ci vuole molto a fare una mappa precisa
Eppure, continuiamo a inciampare sempre nello stesso posto, ad ignorare la realtà, ad accettare la sopraffazione del più forte sul più debole.
Ma forse c’è ancora speranza.
La favola “Il Re è Nudo” ci insegna che basta la voce innocente e sincera di un bambino per rivelare la verità. Se riusciamo a riconoscere la realtà, se smettiamo di ignorare ciò che sappiamo, forse quel bambino può ancora far cambiare lo stato delle cose.
Dobbiamo diventare quel bambino. Dobbiamo rifiutarci di vivere in un mondo in cui la verità è sacrificata sull’altare dell’arroganza e della complicità.
Dobbiamo rifiutarci di vivere in un mondo in cui i nostri nipoti saranno vittime in futuro di un sistema ingiusto, mentre gli eredi dei “Signorotti” arroganti di oggi continueranno ad esercitare il potere del “più forte.”
Lasciamo che la nostra voce sia quella che grida: “Il Re è nudo!”
Forse allora, potremo iniziare a costruire un futuro basato sulla giustizia, la trasparenza e l’uguaglianza.
Un futuro in cui non sarà più necessario chiedersi se faremmo la stessa scelta, perché la scelta giusta sarà l’unica che avremo fatto.