Un virus negli ospedali pugliesi
Un virus negli ospedali pugliesi.
A Taranto si stanno effettuando solo interventi urgenti a causa del numero esiguo di anestesisti.
Da una intervista rilasciata durante la trasmissione Facciamo Piazza Pulita su Puglia Press TV dal dirigente di anestesia e rianimazione dell’ASL di Taranto, nonchè sindacalista della sigla AAROI-EMAC Puglia, dott. Giovanni Andriulli sarebbe del 40% il numero degli interventi rinviati nelle ultime settimane e la situazione continuerà ad essere tale anche per le prossime, sicuramente fino a fine marzo.
Il 31 marzo il direttore generale dell’ASL di Taranto dott. Gregorio Colacicco dovrebbe presentare un piano di recupero degli interventi non eseguiti da quando è iniziato il Covid.
La Regione Puglia dovrebbe poi valutare quante e quali di queste prestazioni sarebbero indispensabili e, successivamente, riconvocare i sindacati per concordare i tempi, i modi ed anche la retribuzione al fine di poter smaltire questo piano.
Questo significa che i tempi si allungheranno almeno oltre la Pasqua.
Dalla riunione di Venerdì scorso in Regione, convocata dall’Assessore regionale Rocco Palese tra tutte le parti in causa, ci si aspettava una decisione operativa immediata, in quanto 4milioni in tutta la Puglia di prestazioni attendono di essere smaltite.
Ecco da dove proviene il virus negli ospedali pugliesi
L’Assessore Regionale alla Sanità Rocco Palese ha prospettato l’alternativa di ricorrere alla sanità privata.
Una soluzione che andrebbe contro ad una situazione risolutiva, visto che ricorrere al privato, in altre regioni, è risultato un fallimento.
Personale poco preparato o inesperto rallenterebbe di fatto l’attività ospedaliera. I sindacati contrari alla proposta dell’Assessore Regionale gli hanno risposto: “Va bene. Si accomodi. Ci provi se ci riesce“, al ché l’assessore Palese è tornato indietro sui suoi passi. Ovviamente, non si può pensare ci possa essere uno smaltimento di prestazione verso il privato. Sembrerebbe una cosa fatta di proposito per danneggiare la sanità pubblica.
Ma qual è il vero virus negli ospedali pugliesi?
Chi dal pubblico va al privato non lo fa per denaro. Sono molti i medici che preferirebbero la libera professione con orari di lavoro prestabiliti, rispetto all’impiego nella struttura sanitaria pubblica
E’ difficile che un medico di famiglia chiuda il suo ambulatorio cinque minuti dopo l’orario stabilito.
Negli ospedali accade esattamente il contrario, così come ci hanno raccontato diversi medici.
Gli orari vanno oltre quelli stabiliti con turni massacranti più volte la settimana, a causa di personale ridotto.
Il denaro dunque non sembra essere la causa principale del malessere all’interno degli ospedali.
Lo stesso che non risparmia nemmeno i primari che, nonostante la loro posizione, si mettono a disposizione dei loro colleghi affiancandogli anche nei turni di notte a causa di mancanza di personale
Tanti reparti rischiano la chiusura o di non vedere la luce …
Per la verità, parafrasando il titolo del libro di Oriana Fallaci: “Lettere ad un bambino mai nato” potremmo parlare di reparti costati milioni di euro, inaugurati dal politico di turno appena conclusi i lavori strutturali, ma che difficilmente potranno mai iniziare a funzionare se perdurerà questa situazione.
Parliamo ad esempio dell’Unità di rianimazione dell’Ospedale Valle d’Itria di Martina Franca.
Le opere sono state ultimate ed è stata fatta una inaugurazione, seppure in sordina.
Donato Pentassuglia, il primo giorno del mese di luglio del 2014 sostituì, durante il Governo regionale di Niki Vendola, Elena Gentile che fu eletta al Parlamento Europeo come assessore alla Salute.
Dal Governo precedente, quello di Raffaele Fitto, ereditò il reparto attrezzato dell’UTIC (Unità di terapia intensiva cardiologica) che fu addirittura inaugurato due volte. Quel reparto avrebbe potuto salvare molte vite di gente morta d’infarto mentre veniva trasportata in altri ospedali, alcune volte a 200 km di distanza.
E’ un problema di concorso -ci disse l’allora Assessore regionale alla salute– Lo stiamo espletando in pochi mesi e questo reparto, vi assicuro, entrerà in funzione e salverà tante vite umane”
Tornando qualche mese dopo, la musica era cambiata, ma tutto si stava risolvendo. Dopo la tragedia dell’Ospedale di Castellaneta, sarebbero essere spostati i medici, da quella struttura a quella di Martina Franca. L’UTIC esigeva in H24 di personale medico. Inutile dire che quel reparto non è stato mai aperto e non sappiamo a quale rigattiere sono finite quelle attrezzature.
L’Unità di rianimazione di Martina Franca difficilmente vedrà la luce. Ecco perchè
Repetita Iuvant dicevano i latini. Affinché la rianimazione di Martina Franca possa vedere la luce occorrerebbero 10 nuovi anestesisti H24 che dovrebbero aggiungersi agli 8 attuali per gli interventi di routine in sala operatoria (già al di sotto dell’ organico).
Stessa situazione per Castellaneta ed altri ospedali dell’area jonica. Guardando alla situazione attuale ciò sembrerebbe impossibile.
Conti senza l’oste? Già, ma chi è l’oste?
Guardando l’andamento degli altri ospedali in costruzione come quello di Taranto e quello di Monopoli (includendo anche quello della Valle d’Iria dove continuano i lavori), i ritardi sono tali da non intravedere una conclusione dei lavori o l’inizio delle attività (sempre che vengano ultimati) per la mancanza di personale: dai primari ai medici; dagli infermieri ai … portantini, ai quali va ad aggiungersi la mancanza di denaro non sufficiente nemmeno a rimuovere l’ospedale della Fiera di Bari ed i vari contenziosi con le ditte appaltatrici. Si preannuncia un default, come direbbero gli economisti.
Intanto sono a rischio chiusura alcuni reparti di Martina Franca, tra questi Nefrologia e dialisi
Il reparto di Nefrologia di Martina Franca sarebbe in prossimità di chiudere. Non è possibile mantenere la dialisi senza un reparto di Nefrologia. Dove ricoverare in caso di urgenza gli ammalati gravi?
Molte delle persone dializzate rischiano la vita e sarebbero diverse centinaia quelle che hanno come punto di riferimento in reparto d’eccellenza come quello della Valle d’Itria.
Solo quattro sarebbero i medici con turni massacranti anche i turni di notte. Una situazione insostenibile che potrebbe portare all’estrema conseguenza
Un virus negli ospedali pugliesi
Un virus più letale dello stesso Covid. Qual è il suo vero nome?
Si chiama Politica, Burocrazia e di conseguenza Malasanità.
Un sistema occulto che privilegia piuttosto le imprese che costruiscono cattedrali nel deserto che i medici, gli infermieri e le professionalità sanitarie a discapito degli ammalati.
La Puglia rimane così l’ultima regione d’Italia per la spesa sanitaria. L’ ultima puntata di Frontiere di Franco Di Mare si intitola “Il Sud sempre più al Sud”. È l’esatta definizione di una regione bella da vedersi, ma brutta da viversi.
…continua