“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”: chi sa, parli.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli Riconoscimenti errati hanno fatto morire nella disperazione del carcere o nell’orrore del patibolo, innocenti che la conoscenza delle più elementari nozioni di psicologia e criminologia investigativa avrebbero potuto salvare. Il problema dell’individuazione del colpevole è il più angoscioso che possa sorgere.
Il dolore e la morte sono essenza della vita. Raccontare le tragedie degli uomini, assolve ad un importante compito: dare conforto alle famiglie, sovente lasciate sole nella ricerca della verità.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
Gli investigatori facilmente tendono ad innamorarsi dell’ultima pista, dimenticandone altre, quando la verità potrebbe risiedere propria nella diversa lettura delle tracce. Il dovere del giornalista d’inchiesta e del Generale dei R.I.S, è stato proprio quello di raccontare i fatti ai lettori con un quid pluris: un approfondimento che spesso è mancato durante la ricostruzione della vicenda giudiziaria.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
La stura del convegno e presentazione del libro “Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina” presso l’Auditorium San Pietro e Paolo, Gravina in Puglia, moderato dal giornalista Giuseppe Massari, al quale hanno preso parte il Comandante di, sezione di Parma del R.I.S. in pensione Luciano Garofano, il giornalista d’inchiesta Mauro Valentini, l’avvocato Maria Gurrado e il sindaco di Gravina Dott. Fedele Lagreca, è stata offerta dalla vicenda, balzata all’onore delle cronache giudiziarie nel giugno 2006, quando i due fratelli Pappalardi di 13 e 11 anni, scomparvero da Gravina in Puglia e furono ritrovati in un pozzo due anni dopo, all’interno di una casa abbandonata a due passi dal centro cittadino.
L’informazione, le TV e la rete furono trasformate in una sorta di casellario giudiziario, trasformando le garanzie del processo. Un processo mediatico che rese tutti vittime in una sorta di decostituzionalizzazione, rendendo ciò che era esterno al processo penale più sanzionatorio del processo stesso. Il padre dei bambini Filippo Pappalardi fu accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, e rimase in carcere per tre mesi prima di essere liberato.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
Oggi, 25 febbraio, ricorre l’ennesimo anniversario del loro ritrovamento. Filippo Pappalardi grazie alla profonda riconoscenza per l’alacre lavoro svolto dal Generale Luciano Garofano e dal giornalista Mauro Valentini, ritiene occorra mantenere viva la memoria dei due figli e continuare ad agire, continuare a cercare la verità: anche se le indagini hanno ufficializzato che i due fratellini morirono cadendo accidentalmente in un pozzo della “Casa delle cento stanze”, come era chiamata l’abitazione abbandonata in cui furono trovati i corpi, il padre è convinto che vi sia una verità nascosta che nessuno vuole controllare.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
La sfida più difficile per Filippo Pappalardi, e di cui egli è stato una delle tante vittime della giustizia che non è sempre giusta, è il monito di vincere quell’indifferenza del “noi”, di quella “maggioranza silenziosa”. Quando si muore per essersi schierati contro il male è perché si è soli. Quello che lui, il giornalista Mauro Valentini e il generale Garofano, stanno facendo in solitudine, altri devono essere insieme a loro, perché non ci sia mai nessuno solo: «Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno» (G. FALCONE – M. PADOVANI, Cose di cosa nostra, 1993).
Mauro Valentini, Luciano Garofano hanno con il loro libro “Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina” preso sul serio il caso e invitato alla riflessione, rendendosi voce “scomoda”, per lottare con speranza e con coraggio, e mettendo in pratica una progettualità, un’opera di ricostruzione che abbraccia e condivide la verità.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
Pappalardi chiede così di riaprire le indagini, lanciando un appello: “Io chiedo alla Procura di Bari di aprire le indagini perché senz’altro c’erano altri bambini a giocare. Qualcosa è successo quella sera. Io chiedo al procuratore Rossi di aprire le indagini, bisogna farlo per i bambini. Chi sa parli, i miei figli non erano soli il pomeriggio in cui finirono nel pozzo, sanno qualcosa i loro compagni di giochi e anche i loro genitori. Chi ha detto troppo poco, chi ha ritrattato, chi ha depistato, si metta una mano sulla coscienza”.
La presentazione del libro “Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina” è simbolico ma che, nel contesto, ha un alto valore evocativo, perché la battaglia contro l’omertà, non ha bisogno di gesti eclatanti, ma di comportamenti quotidiani chiari e inequivocabili. La battaglia contro il silenzio si può e si deve vincere, se i gravinesi saranno in grado di sottrarre i silenzi costati probabilmente la vita a Salvatore. Fu accertato che il fratello maggiore Francesco morì subito dopo la caduta nel pozzo, dove si era recato assieme a Salvatore e ad altri ragazzini forse per girare un video o per una prova di coraggio.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
Il ritrovamento dei corpi fu reso possibile solo da un episodio simile: il 25 febbraio 2008 il 12enne Michele, andato lì per giocare insieme ai suoi amici, cadde nella stessa cisterna. I vigili del fuoco lo salvarono perché avvertiti immediatamente e, salvando il piccolo, trovarono anche i corpi mummificati dei fratellini.
Se qualcuno avesse parlato e dato l’allarme, Salvatore avrebbe potuto essere tirato fuori vivo dalla “Casa delle cento stanze”. Secondo Mauro Valentini “in quella casa è accaduto qualcosa di inconfessabile, che nessuno tra i coetanei dei bambini e tra gli adulti ha potuto dire”.
Ne è convinto anche Filippo Pappalardi, ma non la Procura di Bari che per due volte ha detto ‘no’ alla richiesta di riaprire le indagini, l’ultima nel luglio 2021.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
Luciano Garofano e Mauro Valentini ripercorrono questa clamorosa vicenda umana e giudiziaria attraverso documenti, testimonianze e avvalendosi anche della narrazione di Filippo. Un libro che offre percorsi non solo narrativi ma anche indicazioni concrete da destinare agli inquirenti per una possibile riapertura delle indagini e per scoprire finalmente cosa è accaduto a Ciccio e Tore. Per scoprire la verità.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
La verità conclusiva è che sbagliano tutti i giudici, di merito e di legittimità, quando si fanno influenzare, anche a volte in buona fede, dagli organi di informazione o dal protagonismo o fanatismo mediatico e non, essendo egualmente perniciosi i timorosi dell’opinione pubblica, spesso non bene informata, gli iconoclasti senza limiti ed i restauratori ad ogni costo.
“Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina”. Chi sa, parli
Sindaco Fedele Lagreca: “Ho proposto di intitolare una strada a Ciccio e Tore. Gravina in Puglia, la loro città, vuole mantenere vivo il ricordo di due angeli volati in cielo prematuramente, per sempre”.
E Luciano Garofano aggiunge: “I ragazzi che erano con loro adesso possono fare un passo avanti per far capire a Pappalardi che cosa è successo“.