LEGALITA’: INAUGURATO IL POLO CULTURALE E CENTRO SPORTIVO “DM 10 “
” La lotta alla mafia dev’ essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’ indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. ” Paolo Borsellino docet.
Considerando che la ” Mafia uccide ” e il ” silenzio pure “, la mafia è una ” montagna di merda “.
Sono passati 7 anni da quel maledetto 5 marzo 2015, quando, a soli 26 anni, perse la vita Domenico Martimucci, vittima incolpevole della violenza mafiosa. Basta con le morti di mafia. Domenico è stato ucciso senza un perchè, per una tragica fatalità, per un errore. La sua morte ha riempito di sdegno l’ intera opinione pubblica e scosso la coscienza di migliaia e migliaia di giovani e cittadini altamurani, esasperati e dolenti per la morte di un loro coetaneo, coinvolto senza colpa e volontà, nella spirale di sangue che per molti anni ha funestato la città di Altamura.
L’ amministrazione comunale murgiana, con la sindaca Rosa Melodia, ha voluto celebrare con un parterre d’ eccezione. A ricordare, e a testimoniare il valore di quella perdita sia per i familiari, sia per la comunità di Altamura, sono arrivati: Prefetto, Questore, Polizia di Stato, molte autorità civili, politiche, militari e religiose: Don Luigi Ciotti fondatore di ” Libera “, l’ Arcivescovo della Diocesi di Altamura – Gravina in Puglia Acquaviva delle Fonti Mons. Giovanni Ricchiuti, Giuseppe Gatti – Sostituto Procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia di Roma, Renato Nitti – Procuratore presso il Tribunale di Trani e il giornalista sportivo Marino Bartoletti.
Per i tanti ragazzi presenti nell’ affollata chiesa e per la famiglia, quella giovane vita spezzata ha significato impegno, contro i disvalori della mafia, per poter vivere in una terra più sicura e più libera.
Oggi, a distanza di 7 anni, molti risultati sono stati ottenuti nella lotta alla mafia. Domenico Martimucci, cui è stato intestato il Polo culturale e centro sportivo ” DM 10 ” della parrocchia del S.S Redentore, polo sorto in poco tempo, spazio destinato agli incontri, sport e condivisione, rappresenta un esempio di militanza generata e appassionata, che continua a costituire ancora oggi, un punto di riferimento luminoso e coerente nella continua battaglia per il riscatto della Murgia e per la costruzione di una società più giusta.
Attraverso il ricordo, oggi, intendiamo offrire l’ attualità del valore del suo messaggio alle nuove generazioni, e insieme, invitare alla riflessione e a coltivare il percorso della memoria. E’ importante fare memoria delle vittime autentiche che costituisce l’ unico orizzonte lungo il quale intraprendere, accanto alle lotte giudiziarie, una lotta di popolo.
Domenico è ancora uno di NOI. I suoi sogni continuano a rimanere scolpiti nelle nostre coscienze, costituendo un illuminante stella polare nell’ azione quotidiana per il presente e per il futuro. Domenico ha aperto a tutti noi una strada, lasciandoci una lezione che non sarà assolutamente dimenticata.
Don Luigi Ciotti ” Domi è morto ma noi dobbiamo essere vivi, perchè solo così lo sentiamo NOSTRO, lo sentiamo VIVO. I ragazzi sono portatori di diversità di vita, accogliere i ragazzi vuol dire accogliere la vita. Bisogna dare spazio alla vita che cambia. Il CORAGGIO è sempre una scelta, CORAGGIO significa avere CUORE per rendere vivo Domi.
CI VUOLE CORAGGIO SEMPRE, PERCHE’ SENZA CORAGGIO, LA VITA E’ MENO VIVA.
Se vogliamo vivere la vita, dobbiamo impegnarci tutti, NOI dobbiamo sentire il cambiamento, il coraggio di avere più coraggio. Dobbiamo essere noi più vivi, il coraggio di avere più coraggio. Ciascun Io è strumento di vita. Allenate le coscienze per diventare persone che si mettono in gioco, per diventare persone più attente per cambiare e cambiarsi.
Importante continuare a praticare SPORT perchè Sport è CULTURA, fenomeno che va riscoperto nella sua funzione sociale. Lo sport non è un fine nè un semplice mezzo, è un valore della persona e della cultura. Lo sport dev’ essere una realtà educativa con ricadute sociali. Lo sport come strumento educativo, un elemento per crescere dentro, un elemento socializzante ma non dobbiamo dimenticare la tecnica che con l’ etica vanno di pari passo, e dev’ essere condivisa. Prima della legalità c’è l’ etica. L’ etica incomincia dalla profondità della nostra coscienza.”
L’ esercizio della memoria è il modo migliore per contrastare le mafie. Importante la memoria, non tanto come ricordo di una ricorrenza, quanto per la necessità di costruire sulla memoria un confronto collettivo capace di far nascere e consolidare la coscienza critica che sta alla base della lotta alle mafie.
Ringrazio per la gentile concessione di foto Gino Fiore.
Francesca Branà