MONTA LA RABBIA DELLE IMPRESE DEL BENESSERE
Il mondo del settore benessere in Puglia (barbieri, parrucchieri, estetiste, beauty center) si raduneranno domani, 15 aprile, dalle 9 alle 13, alzando le saracinesche dei propri saloni e apriranno le porte dei propri studi, non per lavorare, bensì per protestare e gridare il proprio disagio contro le chiusure disposte dagli ultimi provvedimenti di istituzione prolungata della zona rossa, con lo slogan ” Il nostro lavoro non è un gioco “
La manifestazione è organizzata dal gruppo benessere di Confartigianato Puglia presieduta da Silvia Palattella, presidentessa degli acconciatori.
Il grido d’ allarme è stato lanciato dalla presidentezza degli acconciatori, che ha deciso di manifestare per incanalare ed esprimere il fortissimo disagio all’ interno del comparto. Stiamo pagando un prezzo troppo alto che mette a rischio il nostro futuro. La zona rossa prolungata ha messo in ginocchio circa 10mila imprese, in larghissima prevalenza artigiane. Nel solo 2020 c’è stata una perdita di ricavi per oltre due miliardi di euro.
Secondo il Centro Studi di Confartigianato Puglia, sono esattamente 9.664 le aziende attive del comparto tra «servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici» (con codice Ateco 96.02.00), «saloni di barbiere e parrucchiere» (Ateco 96.02.01), attività legate ai «servizi degli istituti di bellezza» (Ateco 96.02.02), imprese si occupano di «servizi di manicure e pedicure» (Ateco 96.02.03). In base alle province, 2.931 operano in provincia di Bari; 1.079 in quella di Barletta-Andria-Trani; 1.003 in quella di Brindisi; 1.249 in quella di Foggia; 2.155 in quella di Lecce; 1.247 in quella di Taranto.
I dati parlano chiaro: saloni di acconciatura, barberie e centri estetici non hanno alcun impatto rispetto alla crescita del contagio. Sebbene nei fatti siano le più sicure, le nostre attività sono ritenute “pericolose” a prescindere e per questo siamo costretti ad abbassare la saracinesca.
Raffaella Semeraro, presidentessa degli Estetisti di Confartigianato Puglia: « I nostri saloni e i nostri centri estetici sono le attività più sicure in assoluto poiché, già in tempi normali, sono tenute ad adottare protocolli igienici di livello sanitario. Con l’avvento del Covid abbiamo ulteriormente integrato le procedure interne per garantire la massima protezione nostra, dei nostri collaboratori e dei clienti. Per ogni professionista che chiude c’è un abusivo che si mette in moto operando a domicilio: questo sì è un rischio per la salute e amplifica la diffusione del virus, visto che per loro non valgono controlli né norme di sicurezza né, ovviamente, tasse e tributi. Insomma, oltre al danno, la beffa. Ecco perché chiediamo di poter tornare subito a lavorare: è una questione di sopravvivenza, di giustizia e anche di semplice buon senso».
Non possiamo tribolare ogni settimana: anche in zona rossa le nostre attività sono più blindate che piazze, strade, case. Ora basta, non ne possiamo più: il nostro lavoro non è un gioco.
Francesca Branà