Processo Ambiente Svenduto – Confagricoltura chiede danni per 10 milioni di euro
Dieci milioni di euro per indennizzare la lesione dell’immagine, del decoro, della struttura organizzativa e del patrimonio economico degli associati dell’Unione Provinciale degli Agricoltori di Taranto: è questa la richiesta fatta da Confagricoltura Taranto, parte civile nel maxiprocesso Ambiente svenduto che si sta svolgendo a Taranto e che ruota intorno all’Ilva.
Dopo che la pubblica accusa ha chiesto la condanna per 38 imputati e 9 non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, ieri è iniziata la discussione delle parti civili. Nello specifico Confagricoltura Taranto attraverso l’avvocato Donato Salinari ha chiesto al collegio giudicante di condannare gli imputati “al risarcimento dei danni cagionati alla parte civile costituita in occasione della commissione degli stessi a titolo di danno patrimoniale e non patito dalla parte avendo essi determinato una lesione dell’immagine, del decoro, della struttura organizzativa e del patrimonio economico degli associati dell’Unione Provinciale degli Agricoltori di Taranto con evidente ed ingiusto profitto da parte dei soggetti imputati nel processo”. “Difatti – si legge nelle conclusioni del legale – il danno ambientale prodotto ha leso il diritto alla salute, alla proprietà ed all’iniziativa economica degli agricoltori associati all’Unione Provinciale Agricoltori di Taranto che dalle pervicaci condotte lesive dell’ambiente poste in essere dall’I.L.V.A. e dagli odierni imputati ha subito discredito derivante dal mancato raggiungimento dei fini istituzionali dell’associazione potendo indurre gli associati a privarla del loro sostegno personale e finanziario (per richiamare concetti già espressi dalla Corte di Cassazione 3^ Sezione penale 2.12.2004 n. 46746). P. Q. M”.
Come detto, dunque, la richiesta di Confagricoltura Taranto – unica organizzazione di agricoltori ammessa come parte civile nel processo – è di 10 milioni di euro, con una provvisionale di 2 milioni di euro.
“Confagricoltura Taranto – dice il presidente Luca Lazzàro – è intervenuta nel processo Ambiente Svenduto per tutelare i propri iscritti ma anche per affermare un principio: l’agroalimentare non è un settore secondario all’industria. Anzi, oggi è parte fondamentale del processo di riconversione dell’area economica tarantina. Nell’agricoltura, nella pesca e nel turismo c’è il futuro nostro e dei giovani del territorio ionico e questo è un principio che va affermato e sostenuto dalla politica e dal tessuto sociale”. “In caso di condanna, il risarcimento dei danni verrebbe utilizzato per promuovere un ristoro per gli associati e sostenere l’imprenditoria giovanile del territorio, quella stessa imprenditoria giovanile esclusa dal sostegno del Psr, piano di sviluppo rurale strutturato malissimo e per niente attento alla realtà tarantina. Sostenere l’imprenditoria giovanile – conclude Lazzàro – può produrre benessere e lavoro in modo compatibile con la salute e l’ambiente”.