Storie di ordinarie violenze che spesso non vengono denunciate ANTONELLA SA CHE…. QUESTO NON È AMORE
La vittima della nostra storia la chiameremo Antonella, il nome è di fantasia o forse no. Sono tante purtroppo coloro che potrebbero chiamarsi così. Sono donne picchiate, maltrattate, umiliate anche davanti ai figli. Donne costrette a rimanere in silenzio. Donne che hanno paura e sorridono compiacenti davanti al compagno. Donne che vanno via da casa, riacciuffate per capelli e riportate all’ovile. Donne che spesso la Legge non protegge. Si è soliti pensare che, chi picchia una donna, sia un delinquente, di poca cultura, dall’aspetto rude, ma non è sempre così. Spesso si nasconde dietro una apparente faccia insospettabile, magari con un ruolo anche politico nella sua città che esce anche con moglie e figli la domenica nella piazza salutando a destra e manca. La storia di Antonella è di un amore disfunzionale, ma lei lo sa. Vittima di soprusi e maltrattamenti da parte di un uomo, il suo uomo. In Italia nell’82% dei casi chi fa violenza su una donna, non bussa, ha le chiavi di casa.
La violenza di genere è un problema di tutti, non solo di Antonella, riguarda ogni regione d’ Italia, non rileva la cultura, il censo, è un fenomeno trasversale.
Solo i pregiudizi e gli stereotipi di genere, costituiscono la matrice della violenza contro le donne, favorendo la concretizzazione dell’aggressività maschile in violenza agita fuori e dentro le mura domestiche, nella quasi collettiva difficoltà ad accettare i cambiamenti palesatesi negli ultimi anni che hanno e stanno provocando una profonda crisi nella storica asimmetria relazionale tra uomo e donna. Il processo di individuazione delle donne, sembra stia destabilizzando il predominio dell’uomo capo famiglia.
La storia di Antonella, potrebbe essere quella di una donna della Valle d’Itria. L’ennesima testimonianza di una donna ferita ma consapevole che il suo è un amore “ malato “, che l’uomo che dovrebbe rendere lei e i suoi figli felici, in realtà è diventato un aguzzino. Violento, geloso, possessivo. Il suo avvocato è stanco di continue richieste di denuncia preparate e ritirate. La nostra Antonella è sposata con un uomo militante in politica, un ambizioso alla continua ricerca di rispetto nella sua città. Due figli che adora, corpo mediterraneo, solare, amata e rispettata dalle amiche, molto socievole… quando torna a casa, è consapevole di trovare la “ bestia “.
Al culmine dell’ennesima lite viene aggredita e malmenata davanti ai suoi due bambini, è arrivata per la terza volta in caserma in evidente stato di agitazione, con i vestiti stracciati raccontando la storia di violenza domestica avvenuta pochi minuti prima. È scappata a piedi con i due bambini dopo essersi rifugiata in bagno per sfuggire al massacro saltando fuori dalla finestra, perché lui stava provando a sfondare la porta.
Antonella malgrado tutte le campagne di sensibilizzazione, malgrado le norme contro il reato, ha deciso di perdonare ancora il suo uomo, pare che la violenza nella sua mente stia assumendo connotati strutturali e non occasionali. Ha l’unica colpa di essere una rappresentante del gentil sesso con spirito compassionevole. Lei è una donna, e come tutte le donne, possiede immense ma non esauribili riserve di comprensione, capisce che quell’uomo ha qualcosa che non va, deve tentare di proteggere i figli, perdonando il suo aguzzino che ha manifestato l’abilità di passare dalla violenza alla richiesta di perdono, accompagnata da un’ apparente riflessione critica del proprio comportamento, scaturito dall’essere una persona importante in paese, sotto stress, dalla forma mentis che i panni sporchi vanno lavati in famiglia, creando confusione rispetto al rischio di ulteriori violenze. Antonella, collude attraverso il proprio bisogno di essere amata, del chiacchiericcio del paese e per il bene dei propri figli, rimanendo ahimè incastrata in quel processo crescente e ripetitivo di violenza, non comprendendo che ogni fase di riappacificazione, è l’ennesimo preludio di un nuovo ciclo di violenza.
Mi chiedo : cosa ancora sia necessario fare per impedire che giornalmente una donna muoia a causa di un atto non di amore ma di pura manifestazione di rabbia ed egoismo?
Il suo compagno è stato abile come lo è in politica ad appiattire completamente la sua volontà e capacità decisionale. Tre volte sporge denuncia e per ben tre volte cambia idea. Oramai Antonella si rispecchia in un’immagine di sé completamente depauperata, mortificata, fragile e succube di suo marito, che la minaccia di sottrarle i bambini abusando del suo potere e delle sue conoscenze.
È utile ricordare a tutte le vittime di non smettere di gridare, di denunciare e lavare i panni sporchi, anzi lerci di violenza gratuita fuori, con coraggio, in una lavanderia speciale : i Centri Antiviolenza, strutture idonee a comprendere la drammaticità della fattispecie di reato, grazie anche al supporto di psicologi, personale selezionato e specializzato alla trattazione della comunicazione di notizia di reato da inviare all’ autorità giudiziaria, vittime che possono parlare senza paura soprattutto in relazione all’ empatia emotiva necessaria per far esternare e precisare alla vittima circostanze e dettagli dolorosi.
La Polizia di Stato e i Carabinieri con l’introduzione della Legge num 69 del 2019 “Codice Rosso ha pianificato un protocollo operativo, una legge che punta su un generale inasprimento delle pene e introduce “ il fattore tempo “ come elemento dominante per prevenire finali irreparabili.
Solo denunciando si può riacquistare autostima e dignità per vincere. Antonella, nasconde con un tenue sorriso la sua disperazione. Sa che la prossima volta può esserle fatale. Già la prossima volta, potrà essere la notizia d’apertura dei giornali locali. Grazie direttore per avermi permesso di raccontare la storia di Antonella, non per mera cronaca, ma per far sì che denunci, prima che sia tardi, l’animale che si nasconde sotto le sembianze di un uomo.
Oggi è il tempo di uscir dalla nebbia,
Quiete violata,
Riveder le stelle del cielo che brillano.
Basta spalle voltate e silenzi,
Porte serrate.
Non mi sento più sola e ferita,
Stammi vicino
Anche tu coi tuoi mille da fare
ASCOLTAMI ( P. Ferrara docet )
Francesca Brana’