Morgante: «Nel prossimo Consiglio Regionale all’ordine del giorno la difesa del Primitivo».
Si fa sempre più pressante i questi giorni la necessità di contrastare la decisione della Regione Sicilia di autorizzare la coltivazione del vitigno Primitivo. Una decisione definita da molte parti un abuso a quelle che sono le normative che regolano la tipicità dei prodotti vinicoli cui è stata assegnata la Doc la Docg e Ipg come appunto il Primitivo di Manduria. A tal proposito, il consigliere regionale, Luigi Morgante annuncia «verrà discusso nella prossima seduta del consiglio regionale l’ ordine del giorno da me presentato, sottoscritto e condiviso da altri colleghi per la difesa dell’identità, della produzione e della commercializzazione del Primitivo, vitigno simbolo e immagine stessa dell’eccellenza pugliese, e volano dell’economia con le sue vendite in Italia e nel mondo». Lo stesso consigliere ricorda ancora una volta che il Decreto Ministeriale del 13 agosto 2012 elenca inequivocabilmente le regioni dove è possibile la produzione del vitigno, oltre alla Puglia: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria. L’iniziativa quindi della regione siciliana, la principale competitor della Puglia in ambito nazionale ed internazionale, appare un esplicito tentativo di appropriarsi indebitamente di una produzione vitivinicola così importante ignorandone la denominazione di origine, l’indicazione geografica, la tradizione e la qualità legata al territorio di provenienza, per un ritorno commerciale che penalizzerebbe pesantemente il comparto in Puglia. « Per questo – conclude Morgante – ritengo opportuna e doverosa una forte presa di posizione del Consiglio regionale, in difesa di un patrimonio dal valore inestimabile, degli investimenti e del lavoro di tanti produttori di Manduria (4500 gli ettari coltivati), di Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roccaforzata, San Giorgio Jonico, San Marzano di San Giuseppe, Fragagnano, Lizzano, Sava, Torricella, Maruggio, Avetrana, Talsano, Fragagnano e Lizzano (tutti nella provincia di Taranto) e delle altre province pugliesi, per scongiurare ed evitare un vero e proprio scippo in palese violazione delle normative vigenti in materia».