Martino non ce l’ha fatta
Una brutta malattia, certamente più feroce del Covid 19 che fa tante più vittime e con la quale, chi abita nel nostro territorio, è costretto a convivere. I familiari vedono distruggere e soccombere inesorabilmente il loro congiunto confidando in una terapia del dolore che possa alleviargli il dolore. Il mostro si è portato via, questa mattina Martino Laddomada, 46 anni. Era molto conosciuto a Martina Franca, per un negozio di animali che aveva chiamato la Casa di Argo.
Lui, gli animali, gli amava per davvero ed era frequente organizzare delle raccolte di cibo che regalava a diverse associazioni.
Martino era un amico di Puglia Press. Era un mio amico. Un tumore se l’è portato via in poco più di un mese. Era stato ricoverato alla D’Amore a Taranto, poi a Villa Verde. Una diagnosi forse sbagliata aveva fatto pensare che una soluzione poteva essere quella di trasferirlo con una ambulanza al Sacro Cuore di Gesù di Negrar, vicino a Verona, una delle strutture più rinomate in Europa per delle particolari patologie.
Una corsa durante la notte con due autisti, un infermiere e Graziana, la moglie, che ha mostrato un smisurabile amore verso il marito.
La diagnosi era diversa da quella ipotizzata, purtroppo molto grave. L’equipe medica le ha tentate tutte, ma dopo una modesta ripresa, in pochi giorni le sue condizioni sono peggiorate. La ripresa, forse, aveva una motivazione ben diversa da quella terrena. Giulia, la figlioletta di otto anni, non sentiva il papà da molti giorni ed era il giorno del suo compleanno. Guarda caso, proprio quel giorno Martino si era sentito improvvisamente meglio, tanto da alzarsi dal letto e fare una video chiamata alla figlia.
La commozione è stata tanta quel giorno anche da parte di chi tenta di descrivervela. “E’ il più bel regalo che io abbia avuto”, confidò Giulia alle cuginette, “ho visto papà come se fosse un angelo”. Da lì a poco le condizioni di Martino peggiorarono. Due domenica fa, Puglia Press Tv trasmise una messa in diretta da Osimo, celebrata da Padre Loren ed in quella occasione si pregò proprio per Martino. Lui stesso condivise la messa sul suo profilo Facebook e mi chiamò emozionato. Abbiamo continuato a pregare per lui, sperando in un miracolo.
Martino ha sofferto molto, fino alle 7:10 di martedì 28 aprile, quando è spirato tra le braccia di Graziana. Inutile il viaggio nella notte di sua mamma Nunzia e di papà Domenico di vedere per l’ultima volta vivo il proprio figlio.
Martino morirà per una seconda volta quando il suo corpo tornerà a Martina Franca. Non ci saranno le esequie funebri. I famigliari non potranno nemmeno assistere alla sua sepoltura. E la grande contraddizione di un Decreto legge che permette di fare file chilometriche davanti ai supermercati, davanti agli uffici postali per riscuotere la pensione, ma non per una funzione funebre dei familiari per seppellire il papà, il marito, il figlio. Martino ha sbagliato il giorno quando morire.
E’ morto una settimana prima di quando, almeno con i parenti più stretti (15 persone), ciò gli sarebbe stato permesso.
Organizzeremo noi di Puglia Press una messa in diretta il Primo Maggio in suo suffragio, la faremo celebrare da Padre Loren e ne daremo comunicazione su tutti nostri mezzi. Così come, quando arriverà la salma nella sua città, indicandone il percorso, per accoglierla dalle finestre con un applauso. In quel giorno, in quella precisa ora, non fateci caso agli ululati dei cani, sarà il loro modo per salutare un loro grande amico, la stessa cosa che hanno fatto per tutta la notte precedente la sua morte.
Perché tanta enfasi per una morte e, poi, di tumore e non per il virus, dirà qualcuno?
E’ il nostro modo per renderci conto che i riflettori, d’ora in avanti, si riaccenderanno mettendo alla ribalta il ‘mostro’ che comunque, in tutto questo tempo, ha continuato a distruggere vite umane, mentre noi eravamo attenti ai bollettini dei contagiati.
Antonio Rubino