Taranto – Ilva, Popolo della famiglia: “Barattare il lavoro con la vita non è una soluzione. Il Governo racconta favole”
TARANTO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Popolo della Famiglia: ” Nel 2012 la magistratura tarantina – nell’ambito dell’inchiesta che verrà denominata “ambiente svenduto” – dispone il sequestro dell’acciaieria per “gravi violazioni ambientali”. Indagati tutti i vertici dell’azienda e i presidenti Emilio Riva (in carica fino al 2010) e il figlio Nicola. L’azienda viene definita dai giudici “fabbrica di malattia e morte” e l’eco dello scandalo dell’Ilva di Taranto inizia a essere conosciuto a livello mondiale. I periti nominati della Procura di Taranto hanno calcolato che in sette anni sarebbero morte 11.550 persone a causa delle emissioni, in particolare per cause cardiovascolari e respiratorie. Da quel momento inizia a prendere consistenza la coscienza ambientale dei tarantini, organizzati in numerose associazioni che pur con accenti diversi rivendicano a gran voce il sacrosanto diritto alla tutela della salute. Il dirigente nazionale del Popolo della Famiglia Mirco Fanizzi afferma: “La procedura giudiziaria ha fatto emergere nella sua oggettività un problema già ampiamente percepito da tutti i tarantini; davanti alle determinazioni dell’Autorità Giudiziaria, basate sulla legge e su perizie tecniche, lo Stato ha scelto di modificare la normativa, introducendo la facoltà d’uso degli impianti nonostante i sequestri, e concedendo dei termini per l’adeguamento ambientale degli impianti stessi. E’ la storia dei numerosi decreti “Salva ILVA”, emessi da tutti i governi che si sono succeduti in questi anni, che di fatto rendono legale ciò che legale non è, prorogando ripetutamente i termini per l’ ”ambientalizzazione” degli impianti. L’Attuale Governo racconta favole e baratta la vita con soluzioni farlocche”, il referente provinciale Giuseppe Lo Iacono afferma: ”Non possiamo barattare la vita con il lavoro, in sette anni sono morte 11.550 persone. Il settore siderurgico italiano non può essere abbandonato perché strategico, ma se non è possibile chiuderlo dobbiamo avviare dei processi virtuosi di riconversione dell’intero asset economico produttivo della Città” e conclude “Dobbiamo attrarre nuovi investimenti mediante una nuova Free Trade Zone all’americana. L’acciaieria perde 1.5 Mil di euro al giorno e questo non avviene solo in Italia, siamo al collasso totale e bisogna cambiare rotta investendo nei pilastri che sorreggono la Terza Rivoluzione Industriale”.