Metti una sera in villa ad ascoltare i Dik Dik
“Vado a sentire i Dik-Dik”. E’ già difficile farlo comprendere alla tua famiglia di cosa si tratti. Ti vesti un po’ sbarazzino e vai, fra la folla (perché erano proprio tanti i nostalgici ieri sera, 23 di agosto del 2019), non prima di rispondere a tuo figlio, incredulo, che ti pone una domanda: “Ma cosa sono i Dik-Dik?”
Sono un complesso musicale in voga negli anni 60/70, la cui denominazione corrisponde al nome un’antilope africana. Lo dette al gruppo il leader, tal Pietruccio Montalbetti. Avvenne per caso, mentre ricercava delle parole su un dizionario Inglese – Italiano.
Torniamo alla villa Peripato. Si parte alle 20.00 e c’è, come ogni anno, un’anteprima musicale con gruppi della stessa epoca, tutti rigorosamente tarentini.
Sul palco c’è un personaggio non da poco, è lì già dal pomeriggio, mi dicono.
E’ Beniamino Ingenito, il decano dei fotografi di Taranto. Scorgi nel suo viso la voglia di raccontare, con i suoi scatti fotografici, la storia di questo gruppo.
Mentre il bravo presentatore Aldo Salamino da inizio alla serata, la mia curiosità è già partita alla ricerca di tutto e di più.
Mi colpisce u Tailleur a pois che non vedevo in giro dal 66; l’avevo visto indossare ad una mia zia, in quell’epoca. Lo indossa una splendida signora che è alla ricerca del suo posto a sedere. I volti della gente: le donne, che siano mamme o nonne, sono tutte belle come quel sole che è appena andato via, acconciate come se fossero ragazzine degli anni 60/70, tutte alla ricerca dei posti a sedere, mentre i mariti sono a cercar parcheggio. Eccone uno, sta raggiungendo la moglie, vistosamente affannato: “Ma u’ cellulare? È un’optional pe te… E capperi…”, per non dire di più. La va riprendere, manco fosse Vecino (solo per calciofili, interisti in particolare). I musicisti “nuestre”: Peppe Trani (col suo gruppo anni 60) ci riporta i pezzi italiani di quegli anni e ce li consegna come dolci. Mentre si vedono passare, fra le fila, vagonate di panzerotti del bar della villa. Da sottolineare, molto buoni. I Pink Floyd (ovviamente cover) di Peppe Love and The End, da brividi. Chapeau. I ‘Glom’ e i ‘Senza vergogna’, con Silvano Martinelli trascinatore, con il superbo Pasquale Saltalamacchia, danno un tocco alla serata. Il gradevole dialetto del presentatore Aldo Salamino ci ricorda la nostra Tarantinità, sottolineata da Julio Caliandro che ci invita a riflettere sull’ambiente… ma lo sapevamo già.
Sempre aspettando i Dik Dik, sia chiaro…
Dopo una pausa di qualche minuto, eccoli apparire. E’ Mimmo Pulpito, l’organizzatore dell’evento, a introdurli e salutarli. Li premia Aldo Abbracciavento, in memoria di suo fratello Marino, personaggio della musica e dello sport di quegli anni. La musica dei Dik Dik parte e prende tutti, giovani inclusi. Qualcuno di loro dice: “Pure questa è la loro? L’ho sentita tante volte”. Oppure: “Ma sono proprio bravi”.
Si, bravi, molto bravi da indurre ad una immediata riflessione: perché li adombrarono all’improvviso? Non si è eterni nella vita, figuriamoci nella musica… Ma tanti di quell’epoca sono ancora protagonisti oggi. Forse i Dik-Dik pagano ancora i successi gratuiti con le cover, Senza luce su tutti (rifacimento in italiano di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum).
Sta di fatto che, almeno per i tarantini, ascoltarli è stato davvero bello. Interessanti i racconti di Petruccio, ancora intatta la voce di Lallo. Per una sera di fine estate, cosa volevamo di più? Grazie alla famiglia Panariti e all’organizzazione tutta, un abbraccio particolare alla amica e collega Gabriella Casabona, sempre meticolosa e precisa. Francesco Leggieri