Taranto – Usb formalizza denuncia: “ArcelorMittal non rispetta gli accordi”
TARANTO – La ditta Cimolai ha completato il primo arco della copertura dei parchi minerali dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal Italia, ex Ilva. L’investimento è di circa 300 milioni di euro. Arcelor Mittal aveva annunciato l’intenzione di ultimare entro la fine del 2019 la copertura del parco minerali ed entro maggio 2020 la copertura del parco di carbone. Intanto, Franco Rizzo (coordinatore provinciale USB) accusa la nuova proprietà di non rispettare gli accordi occupazionali: “Arcelor Mittal non rispetta l’accordo ratificato con i sindacati”. Francesco Rizzo, coordinatore provinciale dell’USB Taranto non ha mezzi termini ed accusa il nuovo gruppo, che ha rilevato il siderurgico tarantino Ilva, di una serie di inottemperanze che si concretizzano in mancate realizzazioni di impegni presi al momento dell’acquisto dell’azienda. “Abbiamo dato mandato al nostro avvocato, Mario Soggia, per avviare una procedura legale con una formale denuncia nei confronti di ArcelorMittal in relazione al piano occupazionale per l’intero personale della società Ilva” spiega Rizzo.
“L’accordo non prevede 8200 persone impiegate fino al 2023; lo spirito dell’accordo prevedeva che il numero dei lavoratori sarebbe cresciuto con la risalita della produzione ed in maniera direttamente proporzionale ai lavori previsti dall’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che vengono realizzati in aggiunta alle operazioni di manutenzione poste sugli impianti. Noi non abbiamo concordato nessuna “terzializzazione” perché l’azienda argomentava solo in merito ad un “riequilibrio”; invece, ad oggi, hanno azzerato alcune attività sostituendo i lavoratori dello stabilimento con lavoratori di aziende dell’indotto operando ed attuando, di fatto, un abbattimento del costo del lavoro.
Quindi si evince l’attuazione di una operazione puramente speculativa. Ancor prima di spendere soldi per migliorare la situazione impiantistica e ambientale, Arcelor massimizza i profitti sulla pelle dei lavoratori. Se questa è la linea che ArceloMittal vuole attuare siamo sicuri che non tarderà ad arrivare il classico cappio al collo alle aziende dell’indotto costringendo queste ultime a lasciare le attività, oppure si verificherà l’ennesimo carico ai danni dei lavoratori, cioè l’ennesima riduzione economica nei contratti.
Le finalità dell’accordo attengono a propositi definiti, chiari e semplici: cioè dare attuazione del miglioramento delle condizioni ambientali e impiantistiche dello stabilimento, assicurare la tutela dell’occupazione, del reddito dei lavoratori ed infine la tutela dell’economia locale attraverso l’indotto .
Ci sentiamo traditi perché in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale, già da subito, non si evince l’applicazione della legge e a decidere della vita dei lavoratori ci sono delle persone che non dovrebbero essere nel ruolo che oggi ricoprono perché coinvolti in gravi procedimenti penali a loro carico in materia di sicurezza del lavoro o di ambiente”.