Taranto – Ilva, continuano le assemblee dei lavoratori. La FLMU sull’accordo: “Il peggior risultato possibile”
TARANTO – “E’ terminata la settima assemblea dei lavoratori dell’Ilva, in un clima di legittima richiesta di chiarimenti ma anche di una convinta condivisione sull’ipotesi di accordo siglata. E’ questo il risultato di questa prima, importante, giornata, che ci conforta e ci supporta nell’andare avanti. L’obiettivo da perseguire è che quanto fatto e scritto sia realmente realizzato; su questo, abbiamo invitato i lavoratori non solo a stare vicino al sindacato, ma ad essere i primi guardiani delle questioni poste ed ottenute. Domani si riparte con lo stesso spirito e la stessa responsabilità”.
Così scrive, in una nota stampa, il segretario generale provinciale Uilm Taranto Antonio Talò sulla giornata di assemblee all’Ilva.
Di diverso avviso è la FLM Uniti– CUB (Federazione lavoratori metalmeccanici) di cui riportiamo integralmente il comunicato stampa:
“DI MAIO, CALENDA, FIM FIOM UILM e USB esultano per un accordo peggiorativo delle condizioni dei lavoratori! A perdere sarà tutta la classe lavoratrice per le condizioni di sicurezza, di salute, di altri diritti a cui dovrà rinunciare pur di sperare in un posto di lavoro. A perdere saranno tutti i cittadini, non solo quelli di Taranto, perché questo accordo ratifica la limitazione al diritto alla salute e ad un ambiente salubre, sacrificati all’altare del profitto.
- Non si fermano le fonti inquinanti, sequestrate dalla magistratura già nel 2012
- Nessun piano per rimuovere l’enorme quantità di amianto, ancora presente nel sito ILVA di Taranto
- Resta l’immunità penale: nessun colpevole per malattia e morte che potranno continuare a colpire lavoratori e cittadini del territorio
- Confermati circa 3000 esuberi, già dichiarati e accettati dai sindacati con la Cassa Integrazione un anno fa.
- 700 lavoratori, suddivisi nei vari stabilimenti ILVA a livello nazionale (allegato 2 dell’accordo), riceveranno una proposta di assunzione ex novo da MITTAL o dalle altre società collegate (allegato 3 dell’accordo -verbale di conciliazione)
- I lavoratori che intenderanno accettarla, dovranno procedere alle “dimissioni consensuali” con ILVA, accettare un nuovo rapporto di lavoro, rinunciare al diritto di continuità lavorativa, garantito dalla legge nei casi di cessione di ramo d’azienda dall’art. 2112 del Cod. Civ., che garantirebbe stesso livello, mansioni, luogo di lavoro e retribuzione. Devono accettare tutte le condizioni di AM investCo (luogo di lavoro, anche in altre sedi del gruppo; livello e inquadramento del CCNL sulla base del contratto applicato da MITTAL o dalle altre società del gruppo)
E’ falso che i lavoratori manterranno l’art. 18.
L’accordo prevede infatti “Ai dipendenti ILVA assunti prima del 7 marzo 2015, si applica la disciplina limitativa dei licenziamenti applicabile a tali lavoratori alla data della cessazione del rapporto di lavoro con la società ILVA”. I lavoratori, però, rinunciano di fatto all’applicazione dell’art.18 poiché accettano di instaurare un nuovo rapporto di lavoro, con applicazione del Jobs Act. Ciò vuol dire che, se MITTAL o associate non rispetteranno l’accordo ed in seguito licenzieranno un lavoratore proveniente dall’ILVA, il sindacato potrà soltanto denunciare un atteggiamento antisindacale. Il lavoratore, che intenda invocare l’applicazione dell’art. 18 contro il licenziamento, non potrà pretendere che il giudice sia vincolato ad esprimersi, poiché con l’instaurazione del nuovo rapporto di lavoro ha rinunciato alla continuità lavorativa.
Il lavoratore rinuncia, sia nei confronti della nuova società che dell’ILVA, all’art. 2087 Cod. Civ. e cioè a qualsiasi causa che potrebbe instaurare per malattie o danni derivanti da mancanza di misure necessarie per tutelare l’integrità fisica che il datore di lavoro avrebbe dovuto adottare. Questa rinuncia è anticostituzionale! 37, 41 “Il datore di lavoro deve adottare tutte le misure idonee a prevenire sia i rischi insiti all’ambiente di lavoro, sia quelli derivanti da fattori esterni ed inerenti al luogo in cui tale ambiente si trovi, atteso che la sicurezza del lavoratore è un bene di rilevanza costituzionale che impone al datore di anteporre al proprio profitto la sicurezza di chi esegue la prestazione”
Il lavoratore rinuncia all’art. 2116 Civ. che riguarda l’eventuale mancato versamento dei contributi previdenziali.
Tutte le rinunce valgono anche per chi accetta l’incentivo al licenziamento (da 15.000 euro a 100.000 euro lordi, in base ai tempi entro cui deciderà di uscire).
Tutte le rinunce valgono anche per chi rimarrà parcheggiato in Cassa Integrazione per 7 anni, con salario ridotto, sperando che entro agosto 2025 gli arrivi la proposta di assunzione.
L’attacco pesantissimo sferrato alle condizioni di vita e di lavoro non colpisce soltanto i lavoratori ILVA ed i cittadini di Taranto. Le parti che hanno sottoscritto questo accordo hanno condannato i lavoratori tutti a sottomettere alle esigenze produttive i diritti fondamentali e irrinunciabili. Hanno condannato un’intera città, che tanto ha già pagato e tanto sta pagando, per colpa di fonti inquinanti che non verranno chiuse, per bonifiche reali che non verranno realizzate.”