Mafia e logge massoniche: un legame non sempre conosciuto. L’intervista allo scrittore Andrea Leccese
Durante una delle recenti presentazioni del suo libro “Massomafia – Sui rapporti tra mafia e massoneria deviata “ avvenuta a San Ferdinando di Puglia, nella provincia BAT, lo scrittore Andrea Leccese ha colto la viva attenzione di un pubblico colpito da argomentazioni sempre attuali, ma non sempre riproposte o approfondite: quelle relative all’ attività criminale delle organizzazioni di stampo mafioso in Italia. La mafia, con tutte le sue pericolose implicazioni, con il suo potere, da diversi anni calamita sempre di più l’attenzione di lettori e ascoltatori. Quello che Leccese riesce a trasmettere ulteriormente è la concezione di un potere così vasto come noi, forse, non lo abbiamo mai potuto immaginare: la mafia, una vera “piovra“, i cui tentacoli arrivano ovunque, in ogni settore della vita quotidiana. Un vortice che si espande dappertutto.
Nel suo libro l’autore spiega nei dettagli una grande realtà, descrivendo un altro importante aspetto legato all’attività delle organizzazioni mafiose: quello di infiltrarsi nelle logge massoniche, frequentate da grandi imprenditori, alti dirigenti, e magistrati per insidiarsi in ogni aspetto della vita sociale.
Non sufficientemente paga del suo potere, la Mafia, come racconta Leccese, arriva ad espandere la sua forza all’infinito, manovrando a suo favore i processi, allungando i propri tentacoli nel mondo dell’alta finanza, permettendo così al suo vorticoso giro di denaro sporco di scorrere via indisturbato. Manovrando giudici e imprenditori, come un giocatore di dama muove a suo piacimento le pedine su di una scacchiera.
Andrea Leccese, scrittore e saggista pugliese, esperto di mafie, relatore in tema di indagini patrimoniali antimafia in corsi universitari, è autore di diverse pubblicazioni su questioni relative a vari aspetti della criminalità di stampo mafioso. “Massomafia“, la sua ultima opera, pubblicata da Castelvecchi Editore, rappresenta un testo significativo che racconta un’altra storia della mafia. Forse ancora non del tutto conosciuta.
Sulla tematica mafia – logge massoniche ha rilasciato per Pugliapress le sue dichiarazioni ufficiali:
In inizio di un suo recente intervento a San Ferdinando di Puglia ha citato una frase dell’ex presidente della Camera Luciano Violante: “Le organizzazioni mafiose hanno lo scopo di raggiungere il massimo potere economico, e, in ultima analisi, il potere politico“. Quanto è vera questa frase ai giorni nostri?
“La frase di Violante è del 1994 e oggi mi sembra più vera di allora. È impossibile farsi sfuggire la rilevante dimensione economica di queste formazioni criminali, che operano pressoché incontrastate in un mercato globalizzato senza regole. Le più evolute sono naturalmente capaci anche di interferire nella gestione della cosa pubblica e di comportarsi da “gruppi di pressione”, anche per mezzo dello scambio elettorale politico-mafioso. Sono uno di quei “problemi in Paradiso” (il Paradiso della religione liberista) di cui parla SlavojŽižek.”
Parlando dei caratteri delle logge massoniche ha distinto tra riservatezza e segretezza. Quanto sono numerose al giorno d’oggi, secondo lei, le organizzazioni segrete sul territorio italiano?
“Beh, se sono segrete è impossibile contarle. Spero che siano poche, perché se si nascondono e nascondono i nomi degli affiliati è molto probabile che perseguano fini non del tutto leciti.”
Quanto sono ancora potenti le mafie nel territorio meridionale come in tutto lo stato nazionale? Può essere sconfitto il fenomeno mafioso?
“Le mafie sono sempre più potenti proprio perché la globalizzazione offre a questi delinquenti enormi opportunità di successo… Se poi vogliamo parlare solo del Belpaese, per rispondere a questa domanda spesso si ricordano le parole di Falcone:
«la mafia è un fenomeno umano e come ogni fenomeno umano ha avuto un inizio e avrà una fine».
Non lo so quando questo avverrà: non ho ancora acquistato la mia personale sfera di cristallo. Le mafie – nate più o meno con il processo di unificazione nazionale e nel periodo di trasformazione dell’economia e della società in senso capitalistico – potranno essere debellate solo quando non più favorite dall’acquiescenza e dalla complicità del resto della società, cioè se ci sarà davvero la volontà politica di sconfiggerle. Questa è l’unica risposta ragionevole che mi venga in mente.”
Sul finire della sua presentazione a San Ferdinando di Puglia, ha descritto i limiti della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Perché risulta a suo avviso inapplicabile?
“La cosiddetta “legge Anselmi”, che andrebbe piuttosto chiamata “legge Spadolini”, nasce malissimo. La sua inadeguatezza è nota sin dai tempi della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Luciano Violante. Erano gli anni Novanta e quella legge del 1982, emanata per convincere l’opinione pubblica che non si sarebbero più tollerati fenomeni come quello della loggia P2, nasce in realtà evidentemente zoppa, difficilmente applicabile per usare un eufemismo. Si chiede alla magistratura e alla polizia giudiziaria di provare un reato del genere, fatto di relazioni tra diversi soggetti, senza l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche e ambientali: praticamente impossibile. In più il pubblico ministero deve dimostrare l’interferenza nei pubblici poteri, elemento assolutamente vago e per conseguenza non dimostrabile. Dunque una norma in contrasto coi principi del diritto penale e con la logica. E anche con l’art. 18 della Costituzione, che vieta ogni genere di società segreta, a prescindere da altre valutazioni. Davide Mattiello docet. “