Taranto – Ilva, la Procura chiede nuovamente di archiviare l’inchiesta sui commissari
TARANTO – “La Procura di Taranto ha nuovamente chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sull’Ilva che vede indagati per getto pericoloso di cose e gestione non autorizzata di rifiuti Piero Gnudi, uno dei tre commissari straordinari dell’Ilva, il suo predecessore Enrico Bondi, e gli ex direttori della fabbrica Antonio Lupoli e Ruggero Cola. La richiesta era già stata inviata al gip Vilma Gilli, che l’aveva respinta chiedendo nuove indagini. Accertamenti che hanno consentito di ribadire che 40 prescrizioni su 42 sono state rispettate entro il termine intermedio – proprio uno di quei termini finiti sotto i riflettori dell’Anac nella relazione inviata al vicepremier Di Maio – del 31 luglio 2015.
Un così lieve scostamento, peraltro poi chiarito dall’Ispra il 23 ottobre dello stesso anno, ovvero tre mesi dopo la data da rispettare, che non permette di parlare – scrivono i pm – di “una condotta inerte”, né tantomeno di una responsabilità “degli indagati”. (Fonte ANSA)
Nei giorni scorsi il ministro Di Maio, in Parlamento, a seguito della lettera dell’Autorità Anticorruzione, con cui veniva bocciata la procedura di vendita del gruppo Ilva, aveva espresso l’intenzione di avviare un’indagine interna al MISE sulla procedura di vendita: “Se la gara non ha messo al centro il massimo delle tutele occupazionali, delle tutele ambientali e delle tutele per la salute, chi ha fatto questa procedura ne risponderà politicamente. Quando il 5 gennaio è stata bandita la gara chi voleva partecipare doveva fare un’offerta che doveva prevedere un piano ambientale entro il 31 dicembre dello stesso anno. Impresa titanica”, poi una volta scaduti i termini (cioè chiuse le porte ad altri concorrenti) “Il piano ambientale è stato posticipato” e non di 6 mesi, ma di ben 7 anni. “Se questo termine, il 2023, fosse stato previsto fin dall’inizio, avremmo potuto avere molte più offerte e tutte migliori, compresa quella di Arcelor”.
In una nota ufficiale Arcelor Mittal, venerdì, ha poi precisato la propria correttezza e l’impegno nel voler soddisfare tutte le parti coinvolte nella trattativa, migliorando la propria offerta: “ArcelorMittal, in questi quattro anni, ha partecipato con correttezza, impegno e dedizione alla gara d’appalto per Ilva, gestita dai suoi commissari sotto la supervisione del Governo Italiano. All’interno di questo processo, la nostra azienda ha ottemperato in maniera chiara e trasparente a tutti i passaggi necessari, come richiesto dalle leggi italiana ed europea, per firmare il contratto vincolante per l’acquisizione di Ilva. In cinque anni investiremo almeno € 4,2 miliardi nell’Ilva, di cui oltre € 1,15 miliardi per migliorarne l’impatto e le emissioni ambientali. Il contratto include anche impegni su livelli e condizioni di impiego. Da quando, a giugno 2017, abbiamo firmato il contratto per l’affitto e l’acquisto di Ilva, e nonostante il tempo che è stato necessario per chiudere la transazione, abbiamo dimostrato la volontà di accelerare i nostri investimenti ambientali e industriali per rilanciare gli stabilimenti di Ilva il più rapidamente possibile.Le robuste risorse finanziarie di ArcelorMittal assicurano che la nostra offerta per Ilva sarà costruita su solide fondamenta. La nostra solida capacità finanziaria, unita alla nostra competenza tecnica e ambientale che non teme confronti nel settore, fanno di ArcelorMittal il miglior garante delle future sorti di Ilva, che ha sofferto per troppo tempo di una profonda mancanza di investimenti.”
Sulla controproposta migliorativa chiesta dal Vice Premier Di Maio, l’associazione ambientalista Peacelink, fa notare l’imprescindibile coinvolgimento del ministero dell’ambiente nella trattativa; l’AIA, ribadisce Peacelink, non è argomento “trattabile” ma deve essere applicata secondo normativa vigente, europea e nazionale: “L’AIA (Aurorizzazione Integrata Ambientale) non è una trattativa, non è un’asta a cui partecipa l’azienda facendo proposte via via migliorative. L’AIA è una procedura ben regolamentata dalla normativa europea e nazionale (dlgs 152/2018) che prevede il riesame dell’AIA sulla base di punti inderogabili dall’Autorità Competente, non la “trattativa al rialzo” lasciata al buon cuore dell’azienda.
E’ inoltre anomalo che questa trattativa – da cui viene escluso il pubblico e di cui non vi è alcuna trasparenza – avvenga al Ministero dello Sviluppo Economico senza coinvolgere il Ministero dell’Ambiente, essendo quest’ultimo l’Autorità Competente riconosciuta dalla legge nella riformulazione degli standard ambientali di uno stabilimento.”