Taranto – Ilva. Morte dell’operaio Mingolla: condannati in appello.
TARANTO – Sono 6 le condanne in appello emesse dal giudice monocratico De Michele, dalla sezione distaccata di Taranto della Corte d’Appello di Lecce, per la morte di Antonino Mingolla, di Mesagne (Br),operaio della ditta Costruzioni metalliche tubolari (Cmt), morto il 18 aprile 2006 all’interno dello stabilimento Ilva.
Antonio Assentato , Mario Abbattista , Alfredo De Lucreziis, Angelo Lalinga, Pietro Mantovani, Francesco Ventruto gli imputati al processo.
Antonino Mingolla, morì durante la sostituzione di di una valvola alla rete gas «Afo» nella batteria della centrale termoelettrica CET 1, investito da una nube tossica.
Da allora sono passati più di dieci anni e dopo anni di lotta condotta dalla ANMIL, costituitasi parte civile e rappresentata dall’avvocato Maria Luigia Tritto, e della Cgil, rappresentata dal legale Massimiliano Del Vecchio, la sentenza ha disposto le condanne a 2 anni per tutti gli imputati al processo e il risarcimento in favore dell’ANMIL e della Cgil.
Questo il comunicato ufficiale del segretario generale di Fiom Cgil Taranto, Giuseppe Romano, a seguito della sentenza emessa ieri:
Il 18 aprile 2006 all’interno dell’Ilva di Taranto moriva l’operaio Antonio Mingolla dipendente della ditta CMT. Ci sono voluti cinque anni per chiudere il processo d’appello e confermare la condanna per sei preposti e responsabili aziendali tra diretti Ilva e ditta di appalto.
Alla Fiom Cgil di Taranto, costituitasi parte civile sin dall’udienza preliminare del 30 settembre 2009, ritenuta portatrice degli interessi collettivi dei lavoratori alla tutela della salute e sicurezza del lavoro, è stato riconosciuto, a carico di tutti gli imputati, il risarcimento del danno.
Di una “sentenza importante”, ha parlato l’avvocato Massimiliano Del Vecchio, legale della FIOM CGIL di Taranto e componente della consulta giuridica della Fiom nazionale, in quanto conferma che la responsabilità di quanto avviene nello stabilimento siderurgico non è in capo solo alla proprietà, ma anche alle ditte di appalto, le quali hanno l’obbligo di formare ed informare sui rischi i propri lavoratori. Se Mingolla fosse stato adeguatamente formato, non sarebbe morto.”