Follia omicida in Puglia, “il movente è da ricercarsi nelle motivazioni culturali, nei ruoli tra uomo e donna”
E’ mercoledì 13 settembre, primo pomeriggio, gli occhi di tutta Italia e le telecamere della cronaca nazionale sono puntati sulla Puglia; nelle campagne di Castrignano del Capo (Lecce) è stato ritrovato dopo dieci giorni di ricerche e sotto un cumulo di sassi, nascosto alla vista, il corpo di Noemi Durini, la sedicenne di Specchia di cui il 3 settembre scorso si erano perse le tracce.
Si giunge così all’epilogo tragico di un rapporto sentimentale conflittuale e chiacchierato, perché della sua morte dovrà rispondere proprio il fidanzatino, anche lui appena 17enne, reo confesso, accusato di omicidio volontario premeditato per motivi abietti e futili con l’aggravante della crudeltà e attualmente detenuto presso un carcere minorile a Cagliari. Per valutare la sua capacità di intendere e volere è stata richiesta anche una perizia psichiatrica.
Specchia e Alessano, che insieme contano poco più di 10mila abitanti, vengono assediate dai cronisti e le case dei famigliari di Noemi e del suo ragazzo attenzionate dai carabinieri. L’ordinaria quotidianità di quelle zone del Basso Salento, a due passi dal promontorio di Leuca, viene bruscamente stravolta, l’aria che si respira è rovente, e qualcuno fuori dai microfoni fa azzardati parallelismi con un’altra tragedia che ha avuto echi nazionali, quella di Avetrana. Lo shock è tanto ma non è tutto.
A poco più quattrocento chilometri di distanza dal comune di Specchia, a Ischitella (Foggia), il 22 settembre, si spara in strada. Nicolina Pacini ha anche lei poco più di 15 anni, è giovanissima e si prepara ad andare a scuola. Davanti alla fermata dell’autobus viene brutalmente ammazzata con un colpo di pistola esploso dall’ex compagno della mamma, il 37enne Antonio Di Paola, poi morto suicida.
L’omicidio si consuma sotto gli occhi dei passanti, a poco più di una settimana dal delitto di Specchia. Il fatto lascia di nuovo sgomenti, non solo perché si sarebbe trattato di una vendetta trasversale, ma ancor più per quelle tristi coincidenze che uniscono le storie di queste vittime; la giovane Nicolina era quasi coetanea di Noemi ed entrambe le loro madri avevano anticipatamente denunciato quelli che poi si sono rivelati aguzzini delle figlie. E per alcuni è proprio in questo punto che si crea lo strappo, motivato dall’esigenza di una migliore tutela e di un tempestivo intervento della giustizia che non sempre però è più veloce della violenza. Giovani vite spezzate troppo presto -se a causa di un blackout della ragione o a termine di un piano lucidamente premeditato sarà poi la magistratura a stabilirlo-.
“Nell’omicidio di Noemi Durini e di Nicolina Pacini- ci spiega la professionista e criminologa leccese Isabel Martina- a mio parere vi è un filo conduttore ossia le denunce inascoltate di due madri e la pericolosità di soggetti che in qualche modo a titolo preventivo si sarebbero potuti fermare.”- poi continua- “Sicuramente il fidanzato di Noemi e Antonio Di Paola hanno in comune personalità complesse che si sono più volte manifestate con episodi di escalation di violenza che erano stati denunciati più volte alle autorità. Nell’omicidio di Noemi abbiamo una faida familiare che ha contribuito ad alimentare odio in una personalità con fragilità importanti. Nel caso di Ischitella trattasi di un omicidio ragionato sul “te la farò pagare” ossia non potendo raggiungere il suo principale obiettivo Di Paola, sparando alla figlia della sua compagna, ha distrutto anche l’immagine di quest’ultima.”
L’onda rossa però non si ferma. In provincia di Taranto, a Sava, solo sabato scorso, 18 novembre, l’appuntato dei carabinieri Raffaele Pesare, 53 anni, sposato e con due figli, prima di tentare di togliersi la vita, ha impugnato la sua pistola di ordinanza e ha freddato tre persone; la sorella, il padre e il cognato. Il motivo di un simili gesto sembrerebbero risiedere in alcuni dissidi con quest’ultimo dovuti forse alla spartizione dei proventi derivati dalla vendita di olive. Il 53enne, trasferito al Policlinico di Bari dopo aver rivolto l’arma contro se stesso e premuto il grilletto, non sarebbe in pericolo di vita anche se le sue condizioni sono gravi.
“Il triplice delitto di Sava potrebbe effettivamente trattarsi di un delitto d’impeto,- continua l’esperta- tipologia di delitti al quale credo poco. In questo caso però credo sia opportuno ricercare un approfondimento di quelli che erano i rapporti tra le vittime e il Pesare. In questa vicenda infatti vi è sicuramente un palese sconvolgimento emotivo che determina il passaggio all’atto omicidiario ed è da ricercare l’origine di tale stravolgimento e non già la dinamica psicopatologica per spiegare cosa avrebbe spinto il Pesare a questa azione efferata.”
Nel giro di due mesi si sono registrati due efferati omicidi che hanno coinvolto minorenni e un triplice omicidio che ha distrutto una famiglia. Le vittime di questa insensata crudeltà sommaria sono individui con un profilo di pericolosità praticamente nullo, sui quali è stata riversata una furia spietata. All’esperta criminologa allora chiediamo se è possibile rintracciare una geografia precisa di determinati crimini:
“A mio avviso non può esserci una vera e propria classificazione geografica di tali omicidi anche perché è molto più semplice parlare di criminal geographic per quanto riguarda i delitti di mafia e i reati che riguardano la micro e macro criminalità. Secondo l’Eurostat i “deaths due to assoult” ovvero i morti per omicidio o per lesioni fatali inflitte con l’intento di ferire o uccidere si presentano con un 77,5% al Nord con un 100% nella provincia di Trento, un 87,5% in Veneto, diminuisce al centro italia con il 70% ed ha un minima percentuale al sud con il 44,4%. Strabiliante a leggersi se si pensa al “luogo comune” che al sud certi episodi accadono con maggiore frequenza. In realtà è da ricercarsi nelle motivazioni culturali del perché accadano simili gesti molte volte maturati in ambienti familiari conflittuali dove la fanno da padrone interessi finanziari, gelosie e ruoli ben strutturati tra uomo e donna.”