Taranto – Parla l’autista AMAT: «Dopo il pugno mi ha detto: “Cessa, adesso portami a casa ché devo mangiare”… Siamo in pericolo ogni giorno in questa città»
Ha la voce tremolante e trattiene le lacrime a fatica mentre racconta i 10 minuti più brutti della sua vita. E’ l’autista della azienda municipalizzata che si occupa del trasporto urbano AMAT, una donna di 51 anni, che nella giornata di mercoledì 20 settembre è stata aggredita a schiaffi e pugni da un uomo mentre conduceva il bus della linea 8.
Ancora scossa ed emotivamente provata ha deciso di raccontare quello che le è successo in una città che ormai sta via via toccando il fondo in termini di civiltà, vivibilità e sicurezza. Ha chiesto di mantenere la privacy per tutelare marito e figli.
Come sta dopo 24 ore dall’accaduto?
«Sono ancora sottoshock. Stento a credere a quello che mi sia accaduto perché non mi aspettavo una reazione così improvvisa da un uomo nei confronti di una donna. Non riesco neanche a dormire la notte».
Cosa è accaduto mentre era alla guida del mezzo AMAT?
«Sono partita alle ore 14.06 dal capolinea presso il porto mercantile dirigendomi alla stazione dove sono arrivata dopo un paio di minuti. L’uomo che era salito è un utente che spesso fa la tratta stazione – Salinella. Un viso conosciuto da noi autisti, perché proprio un habitué, come conosciuto era il suo comportamento».
Cioè? Si spieghi meglio …
«L’uomo in questione spesso e volentieri si è sempre lamentato dei ritardi dei bus e comunque del servizio in generale. Una di quelle persone sempre con la faccia arrabbiata».
E cosa l’ha portato ad andare su tutte le furie nell’ultima volta?
«E’ salito a bordo del mezzo e ha esordito: “Cessa, sono 2 ore che aspetto il pullman, adesso vedi di darti una mossa”. Da precisare che il pullman precedente era passato solo 14 minuti prima del mio arrivo, quindi la sua lamentela era proprio ingiustificata.
Quando è salito a bordo si è seduto dietro la postazione di guida e mi ha insultato finché poi, dopo qualche fermata, ho deciso di bloccare la corsa in via Margherita. Un 10 minuti di insulti insomma».
Perché si è fermata, cosa stava accadendo?
«Mentre mi insultava, chiamandomi sempre “questa cessa”, ho iniziato a sudare freddo e ho capito che, per una questione di sicurezza dei passeggeri, era meglio stoppare il bus. Subito, dalla cabina guida, gli ho detto di moderare il linguaggio altrimenti lo avrei fatto scendere. Neanche il tempo di finire la frase e mi è arrivato un pugno in faccia, dicendomi: “Cessa, portami a casa adesso ché devo mangiare”. Da quel momento non ho capito nulla: avevo gli occhi che mi lacrimavano per il pugno ricevuto. Sono scesa dal mezzo e sono andata verso quest’uomo per farlo scendere rimediando un altro ceffone».
Il pullman era pieno, qualcuno è intervenuto in suo aiuto?
«Eravamo all’ora di punta, il mezzo era pieno di gente. Solo un signore è intervenuto cercando di riportare l’uomo alla ragione ma non c’è riuscito. Tutti gli altri sono scesi dal bus e sono andati via. Tutti sono scappati e tecnicamente non avrei nemmeno testimoni per il processo. Poi è intervenuto un collega che passava da quelle parti che mi ha aiutata a chiamare la Polizia. ».
E’ la prima volta che accade una cosa del genere sulle vostre corse?
«Sono 4 anni che faccio questo lavoro. Purtroppo devo dire che noi autisti siamo bersagliati dagli utenti. Una volta, mentre facevo la linea di Paolo VI, mi è arrivata sul pullman una bottiglietta d’acqua congelata. I ragazzini si divertono così quando passiamo noi».
Ha paura adesso di rientrare in servizio?
«Certo che ho paura. Non immaginate quello che noi vediamo mentre siamo alla guida per questa città. Un degrado unico, gente maleducata e cattiva. Non sono tutti così ma molti tarantini sono degli incivili, specie i giovani».
Cosa le preoccupa di tutto questo degrado?
«Noi donne facciamo anche il turno serale. Spesso siamo nelle zone periferiche della città. Di sera i pullman AMAT sono pieni di extracomunitari che hanno gli stessi atteggiamenti dei tarantini. Hanno imparato da loro. Abbiamo paura nel fare il servizio serale in queste condizioni. Violenze e stupri sono all’ordine del giorno. Noi siamo sole a bordo. Sappiamo come stiamo uscendo da casa ma non sappiamo come rientreremo».