Natale a Londra – Dio salvi la Regina | RECENSIONE
Gli anni passano, i cinepanettoni restano.
In realtà non è così. Negli ultimi anni, quei “film” che prima erano associati ad una certa comicità becera ed ignorante, che ancora continua a ripresentarsi e perdere sistematicamente seguaci con i soliti interpreti, hanno lasciato il posto a ben altro; hanno lasciato posto ad una storia.
Quello fatto da Volfango, aiutato da una coppia strepitosa e capace di rinnovarsi come Lillo e Greg, è un processo di svecchiamento e rivalutazione del genere veramente delicato e dettato dal buon gusto, capace di far ricredere anche i più accaniti detrattori del cinema natalizio.
Due fratellastri, Erminio (Lillo) e Prisco (Greg), si trovano insieme, dopo anni, a riscattare la vendita di un ristorante di proprietà del padre dei due, situato a Londra, ormai sede di uno chef rinomato (Eleonora Giovanardi) e di suo padre, ‘U Barone (Nino Frassica). Il problema sono i debiti, che attanagliano il povero Barone e che lo costringono ad ideare un colpo: rapire i cani della Regina.
Ambientato a Londra quest’ultimo capitolo della “trilogia debiasiana” alza l’asticella sotto il profilo interpretativo, tecnico e stilistico tipico del nostro – immancabili infatti continuano ad essere le molteplici citazioni contenute nelle pellicole, da Sesto Senso a Rocky – e non lo fa solo fornendo una storia più gradevole, ma anche servendosi di un cast variegato e numeroso, con un Frassica che non teme paragoni.
Confermate le due eccellenze Lillo e Greg, con quest’ultimo duale alla Dottor Jekyll & Mr. Hyde, un Paolo Ruffini stranamente più digeribile del solito e un Enrico Guarneri jolly della situazione, quest’anno si aggiungono ben cinque volti del tutto nuovi: gli Arteteca, che nulla aggiungono e nulla tolgono a quanto già fatto in televisione, Uccio De Santis, una specie di K alla James Bond made in Bari, Eleonora Giovanardi, galvanizzata dal successo zaloniano e Nino Frassica, che sostanzialmente fa il Nino Frassica della situazione; bravissimo nel dettare i ritmi di una storia che a volte si perde in se stessa e che ha bisongo di una magia di troppo per giustificare degli errori grossolani di sceneggiatura, ma che grazie al suo nonsense sposta l’attenzione su di se, diverte e convince.
La Filmauro, De Laurentiis e De Biasi dimostrano anche quest’anno che il genere c’è, si è risollevato, ed è pronto a far passare a tutti, bambini inclusi, una serata divertente, genuina, senza alte pretese
Andrea Flemma