Taranto – Wind Day. La città malata e degli operai minacciati che “vive” in funzione del vento
Oggi a Taranto il vento soffia da nord ovest, e quando il vento soffia da nord ovest la città si avvelena più di quanto non lo faccia ogni giorno. Si avvelenano le nostre case, i nostri bambini, i nostri giardini, i nostri animali. A Taranto quando il vento soffia da nord ovest (quindi dall’area industriale) gli inquinanti benzo(a)pirene e PM10 sono presenti nell’aria in numero maggiore. Tutto ciò per il tarantino ormai si riassume in una banalissima parola “Wind Day”, tradotto in italiano “giorno di vento”, una denominazione usata dall’Arpa Puglia per comunicare che in quella giornata (in questo caso oggi 12 novembre), gli abitanti del Rione Tamburi molto prossimo all’Ilva e quelli del quartiere Paolo VI, devono adottare delle misure preventive, come far arieggiare i luoghi chiusi in determinate fasce orarie in cui la concentrazione di inquinanti è minore, oppure non uscire per svolgere attività sportiva.
Una delle misure adottate dal comune di Taranto è quella di ridimensionare il traffico veicolare verso il rione Tamburi per chi proviene da Paolo VI, e favorire la circolazione di mezzi pubblici a ridotto impatto ambientale.
Taranto vive in funzione del vento e di conseguenza anche i tarantini. Ma c’è chi dice no. Vogliamo ricordare il cartello affisso da un commerciante tarantino, all’esterno della sua attività commerciale, lo scorso 12 agosto in occasione di uno dei tanti wind day. Sul cartello c’era scritto: «Questa attività rimarrà chiusa il 12 e 13 agosto a causa del “wind day”. E siccome non voglio avvelenarmi più di quanto lo faccia ogni giorno, mi allontano dalla città. A dopo wind…».
La foto all’epoca scattata da Francesco Manfuso, e diffusa sul social dalla pagina Solo a Taranto, fece in breve tempo il giro del web.
E come abbiamo detto quel 12 agosto, torniamo a dire oggi. A questo si è costretti a Taranto. Ad allontanarsi dalla città. Perché le urla di disperazione restano inascoltate; i dati sconvolgenti delle morti e dei tumori infantili sembrano non sortire alcun effetto in chi dovrebbe tutelarla questa città. La città fantasma. La città delle lotte incomprese, e dei lottatori inascoltati. E aggiungiamo: la città degli operai Ilva minacciati perché denunciano quello che avviene nella fabbrica e come questa uccide i tarantini ogni santo giorno. Perché questo siamo diventati, omertosi a tal punto da barattare una vita con un tozzo d’acciaio. Un po’ come ci volevano insomma.
E il messaggio di questo commerciante è molto chiaro: qui si cerca di sopravvivere più che vivere. E se questa non è una sconfitta, dite un po’ voi cos’è…