Lecce- PRO.VI. A rischio la “Vita Indipendente” dei disabili. L’INTERVISTA a Vito Berti.
Si chiama PRO.VI e, solo in Puglia, per le circa 200 persone affette da grave disabilità che hanno aderito al progetto, questa sigla è sinonimo di indipendenza e autonomia. Sì, perché da circa due anni la Regione, come molte altre realtà d’Italia, ha appoggiato il desiderio di vita indipendente di molte famiglie disabili, grazie principalmente ai finanziamento giunti dall’Ue.
Cos’è il PRO.VI ce lo spiega meglio Vito Berti, presidente uscente della commissione cittadina per le Pari Opportunità di Nardò.
“Una rivoluzione culturale senza precedenti. Un progetto che si rivolge a persone, con invalidità grave, che vogliono autodeterminarsi in base a delle proprie scelte ben precise, riguardo a tante sfaccettature della vita quotidiana; dal lavoro all’impegno sociale. Un modo per esprimere la propria individualità attraverso questi contributi”
Il PRO.VI permetterebbe quindi di “vivere direttamente le scelte attraverso non il dare servizi, che, il più delle volte, non sono adeguati alle caratteristiche del soggetto disabile,- spiega Berti- ma quello di dare contributi in modo tale che il soggetto disabile possa autodeterminare la sua vita in base alle sue scelte. Non più metterlo in un istituto ma dare la possibilità al soggetto di immaginare una propria vita indipendente.”
In che modo?
La persona disabile può, ad esempio, grazie ai contributi dell’Ue, sostituire la presenza di un assistente con l’acquisto di utili informatici domotici, in grado di renderla ancora più autonoma. Infatti, vi sono ausili tecnologici in grado non solo di aprire le finestre ma addirittura di cucinare.
Questo bel sogno, però, che ha garantito a molti fruitori del servizio una libertà insperata, anche fuori dal proprio nucleo famigliare, adesso rischia di esaurirsi, per via della mancanza di fondi utili. Una recente sentenza del Consiglio di Stato, infatti, ci spiega Berti, ha accolto il pronunciamento del Tar che ha dato ragione a un padre di famiglia, il quale avrebbe denunciato una disparità di trattamento economico, nettamente inferiore, tra l’assegno di cura erogato alla sua figlia disabile e quello di altri soggetti con patologia simile. Per effetto di questa sentenza, la Regione finirebbe per dirottare verso altri fronti i contributi invece previsti per il sostentamento del PRO.VI.
“Siamo entrati in un progetto di vita- ci confessa Berti- quando si fa un salto di qualità di un certo tipo e poi si torna indietro è un brutto colpo.”
La richiesta di aiuto si porta quindi alla Regione, con la quale però non si riesce a comunicare. Si cerca quindi disperatamente un punto di incontro, una conferenza durante la quale discutere del futuro di centinaia di persone che, grazie al progetto, respirano nuova aria e che adesso potrebbero ritornare al punto di partenza.