Salva Ilva, D’Amato (M5S): “Alla Camera è stata emessa la sentenza di condanna a morte di Taranto”.
SALVA ILVA, LA COMMISSIONE UE RIBADISCE: SI RISPETTI DIRETTIVA EMISSIONI E SI AFFRONTI QUESTIONE RIFIUTI
Risposta di Bruxelles a interrogazione dell’eurodeputata D’Amato (M5S) che dice: “Con decreto governo Renzi Taranto condannata a morte”
IN ALLEGATO: RISPOSTA COMMISSIONE UE
“Oggi alla Camera è stata emessa la sentenza di condanna a morte di Taranto. Da oggi lavoreremo con ancora più forza in tutte le sedi opportune, a partire dall’Unione europea, per fermare questo ennesimo scempio”. Così l’eurodeputata tarantina del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato, commenta l’approvazione alla Camera del cosiddetto decreto ‘Salva Ilva’. “Questo decreto, come ho detto più volte – prosegue – è un colpo letale per Taranto, per la sua popolazione, per l’ambiente, per l’economia dell’area e per gli stessi lavoratori dell’azienda. Un decreto che con la menzogna di un salvataggio impossibile dell’acciaieria, concede impunità ai responsabili, derogando alle normative ambientali e ignorando completamente la procedura d’infrazione e le direttive Ue, a partire dal sacrosanto principio del ‘chi inquina paga’. Inoltre, il decreto potrebbe violare le norme Ue sugli aiuti di Stato”.
La Commissione europea, continua D’Amato, “in riposta a una mia interrogazione, ha detto di non avere ancora ricevuto dal governo Renzi le ‘informazioni necessarie’ per esprimersi sugli aiuti di Stato, ma ha ribadito che l’Italia deve dare garanzie sulle emissioni industriali e sulla questione delle ‘modalità di gestione dei rifiuti dell’ILVA’. E’ chiaro che questo decreto non dà alcuna garanzia in merito, anzi”.
Quelle di Renzi, continua l’europarlamentare, “sono solo promesse elettorali. L’azienda, che accumula 30 milioni di debiti al mese, ha finora certificato un buco da colmare di 3 miliardi, ossia i soldi che servono per gli interventi ambientali. Anche se si colmasse questo buco, però, servirebbe almeno un altro miliardo per rilanciare e rendere competitiva la produzione, dato che l’acciaio producibile attualmente dall’Ilva non ha mercato. Dove sono queste risorse? Semplice, non ci sono”.
Renzi, dice ancora D’Amato, “spara cifre senza dire chiaramente da dove le recupererà. Parla dei 1,2 miliardi dei Riva in Svizzera, senza dire che questi fondi non saranno disponibili fin quando non ci sarà una sentenza di terzo grado. Dei trenta milioni da destinare alla cura del cancro e alla ricerca scientifica, ne sono rimasti solo cinque spalmati in due anni. Degli 800 milioni da destinare Taranto e quindi ‘extra Ilva’ continua a non esserci traccia. Con buona pace delle bonifiche”.
“Il disegno è chiaro – conclude l’eurodeputata tarantina – Renzi sta posticipando un fallimento annunciato per conquistare voti per le imminenti Regionali e dare garanzie alle banche creditrici. I lavoratori dell’Ilva e dell’indotto e più in generale i cittadini di Taranto non si salveranno con questo decreto: l’unica salvezza per la città e il territorio consiste semmai nell’affermazione della legalità e nella promozione di un’economia sostenibile votata al turismo e alla cultura.