Taranto – Immunità penale, Arcelor minaccia la chiusura. Di Maio: “Non accetto ricatti”
TARANTO – ArcelorMittal, in una nota diramata nella serata di ieri, fa sapere che se dovesse essere revocata l’immunità penale, come previsto dal DL Crescita, a partire dal 6 settembre, sarà a rischio il prosieguo dell’attività nello stabilimento di Taranto:”Non sarebbe possibile per nessuna società gestire lo stabilimento di Taranto senza identificare una soluzione costruttiva all’attuale contesto, come comunicato la settimana scorsa da ArcelorMittal SA. Le ragioni alla base di questa affermazione sono illustrate nelle dichiarazioni delle ultime settimane e si riferiscono al periodo necessario per l’attuazione del piano ambientale durante il quale sono richieste e sono attualmente in vigore le tutele legali.
L’entrata in vigore del Decreto Crescita non consentirebbe ad alcuna società di gestire l’impianto oltre il 6 settembre, una data che è stata fissata dal Governo, a meno che non sia garantita la necessaria tutela ambientale. ArcelorMittal è aperta al dialogo con il Governo e continua a sperare in una conclusione soddisfacente che consenta all’Azienda di continuare a investire in modo significativo nell’industria siderurgica italiana. ”
Il primo cittadino Rinaldo Melucci, ha così commentato l’annuncio della proprietà ex Ilva: “Le dichiarazioni del gestore continuano a generare molta preoccupazione. Già al tavolo del CIS di lunedì scorso a Taranto avevo chiesto al Vicepremier Di Maio se stesse elaborando per precauzione un piano alternativo, ma la risposta non è stata convincente. Spero il Governo agisca in fretta per mettere in sicurezza la vicenda”.
Non è tardata, poi, la replica del vicepremier Luigi Di Maio, che al termine di una riunione con i suoi collaboratori avrebbe dichiarato: “Io non accetto ricatti. Qui la legge è uguale per tutti. Ilva resti aperta, non hanno nulla da temere, le soluzioni si trovano”.
Intanto, mentre USB Taranto, dopo la conferma dei vertici di ricorrere alla CIGO per 1400 dipendenti dello stabilimento, annuncia uno “sciopero e contestuale presidio sotto il palazzo del MISE con tutti i lavoratori impiegati in AM InvestCo insieme ai lavoratori posti in Amministrazione straordinaria e a quelli impiegati nelle aziende dell’indotto.”
Il motivo della protesta sarebbe il mancato rispetto degli accordi sottoscritti dalla proprietà Arcelor in termini di occupazione e il ricorso alla cassa integrazione: “Ma come è possibile chiudere un accordo sindacale proprio per evitare la cassa integrazione e dopo soli 8 mesi ricorrere alla cassa?”
Il vicepremier Matteo Salvini, prende però le distanze dalla posizione del M5S, sulla questione immunità penale: “Io avrei lasciato la garanzia legale. Di Maio mi assicura che non rischia, io mi fido”. E avverte: “Con 15 mila posti di lavoro non si scherza. Non si può cambiare un contratto in corso d’opera. Non ci possiamo permettere la chiusura”, “gli imprenditori arrivati adesso hanno ereditato una situazione disastrosa e in nove mesi non possono sistemarla”.