Labriola (Misto) :Interpellanza Urgente al Ministro della Salute – Malformazioni congenite e endometriosi a Taranto
Interpellanza Urgente al Ministro della Salute, su Delibere Regione Puglia e attuazione registri malformazioni congenite e endometriosi a Taranto
VIDEO Illustrazione https://www.youtube.com/watch?v=3VQNooTtGKM
Replica https://www.youtube.com/watch?v=KMuAINHgxjg
Tra i due video la risposta del Sottosegretario
VINCENZA LABRIOLA. Signor Presidente, premetto che la correlazione tra inquinamento ambientale e le relative ricadute avverse sulla salute umana è scientificamente accertata. Si deve, tuttavia, segnalare che nel nostro Paese la cultura, in particolare quella dei medici, in tema di ambiente e salute è spesso correlata più a un interesse individuale di approfondimento o alla passione civile che a uno specifico piano formativo.
La stessa legge n. 833 del 1978 conteneva tra le proprie finalità la promozione e la salvaguardia della salubrità e dell’igiene dell’ambiente naturale attraverso l’identificazione e la successiva eliminazione delle cause inquinanti.
Evidenze scientifiche crescenti mostrano che all’esposizione a inquinanti presenti nell’ambiente di vita si possono attribuire quote non trascurabili della morbosità e mortalità per neoplasie, malattie cardiovascolari e respiratorie.
Nel 1991 un gruppo di scienziati alla sessione di lavoro del Wingspread su « endocrine-disrupting chemicals» concluse che molti composti chimici introdotti nell’ambiente dalle attività umane sono capaci di « disrupting endocrine system of animals, including fish , wildlife, and humans.». L’interferenza endocrina può, dunque, causare gravi danni per il ruolo chiave che gli ormoni giocano sugli organismi viventi, con particolare preoccupazione per il loro potenziale ruolo in tutta l’endocrinologia ginecologica, come la policistosi ovarica, l’aumento della pubertà femminile precoce, obesità, diabete tipo 2, endometriosi, tumori della mammella e dell’endometrio.
L’esposizione della popolazione è tipicamente dovuta alla contaminazione della catena alimentare, all’inalazione di fumi, all’esposizione professionale. Gli EDC includono pesticidi ed erbicidi, elasticizzanti della plastica come il bisfenolo A o componenti della dieta come i fitoestrogeni.
La diffusione di tali sostanze è angosciante se pensiamo che il bisfenolo A si trova nelle plastiche policarbonate, nelle resine che rivestono le lattine per cibo e bevande, nell’inchiostro della carta termica e in altri oggetti di uso comune.
Le diossine, i furani e i PCB sono un gruppo di sostanze chimiche tossiche e persistenti che hanno effetti negativi sulla Pag. 60salute umana, provocando dermotossicità, immunotossicità, disturbi della funzionalità riproduttiva, teratogenicità, alterazioni del sistema endocrino ed effetti cancerogeni.
Le diossine, in particolare, a causa della loro diffusa presenza nell’ambiente, persistenza e liposolubilità, tendono, nel tempo, a essere immagazzinate negli organismi viventi, si accumulano, cioè, nei tessuti e negli organi dell’uomo e degli animali. Inoltre, salendo nella catena alimentare, la concentrazione di tali sostanze può aumentare biomagnificamente, giungendo ad esporre a rischio maggiore il vertice di detta catena, cioè gli esseri umani.
Oltre che agire come interferenti endocrini, gli EDC hanno effetti importanti sui processi di sviluppo cerebrale, influenzando la morfologia dei circuiti differenti nei due sessi. Infine, possono intervenire anche nelle risposte tardive agli ormoni, come si può ipotizzare accada per l’endometriosi. Naturalmente, l’esposizione è più pericolosa se avviene durante i periodi critici da un punto di vista ormonale, come quello intrauterino, per esempio, quando, cioè, piccole quantità, inferiori a quelle massime tollerate nell’adulto, determinano grandi effetti, o durante il periodo puberale.
Ci sono zone nel nostre Paese dove la popolazione vive inalando queste sostanze in maniera continuativa, per tutto il giorno e per 365 giorni l’anno. Si tratta – ma non solo – delle aree in attesa di bonifiche, individuate con la sigla SIN; sono in tutto 57 – e sono scese a 39 solo grazie alla loro derubricazione da nazionali a regionali – e ricoprono il 3 per cento del territorio nazionale, circa 180.000 ettari di superficie, dove la forte concentrazione di inquinanti nell’ambiente provoca evidenti ed ormai scientificamente accertati danni alla salute umana.
In alcuni dei SIN i livelli di inquinamento ambientale hanno assunto, dopo il 2011, livelli di criticità correlati ad indici di mortalità e di morbosità allarmanti, tali da richiedere un tempestivo aggiornamento dello studio Sentieri. È il caso del SIN di Taranto, il cui decreto di perimetrazione elenca: raffineria, impianto siderurgico, area portuale e discariche di RSU, con siti abusivi di rifiuti.
Nell’ottobre 2012 è partito l’aggiornamento dello studio Sentieri intitolato: «Ambiente e salute a Taranto: studi epidemiologici Pag. 61e indicazioni di sanità». L’aggiornamento dei dati di mortalità del progetto Sentieri 2003-2009 ha concluso che «l’analisi dei trend temporali della mortalità (1980-2008) e l’analisi dell’incidenza oncologica hanno confermato un quadro sanitario compromesso per i residenti nel SIN di Taranto e, tra questi, in particolare per i bambini».
In questo quadro è ovvio come un ruolo importantissimo sia giocato dalla prevenzione, primaria e secondaria, la cui realizzazione deve passare necessariamente attraverso una puntuale analisi epidemiologica e prospettica, finalizzata alla tutela della salute della donna e del bambino e a un più razionale impiego di risorse economico-finanziarie da parte delle istituzioni centrali e territoriali preposte.
Alla luce delle recenti evidenze medico-scientifiche, la tutela della salute della donna e del bambino assume una rilevanza particolare, proprio in quelle zone dove il rischio ambientale ha assunto livelli drammatici. La regione Puglia, infatti, nell’ambito del piano straordinario «Salute ambiente per Taranto», allegato 1 alla deliberazione della giunta regionale n. 1980 del 12 ottobre 2012, ha previsto una specifica linea di attività dedicata alla valutazione degli eventuali effetti nella popolazione infantile all’esposizione degli inquinanti ambientali, con particolare riferimento alle malformazioni congenite, in quanto queste ultime sono state ritenute responsabili di circa il 25 per cento della natimortalità e del 45 per cento della mortalità perinatale.
Con deliberazione della giunta regionale del 23 luglio 2013, n. 1409, sono state disposte la costituzione e l’avvio dell’operatività del registro delle malformazioni congenite della regione Puglia, già previsto, in verità, dalla legge regionale 15 luglio 2011, n. 16. Risulta all’onorevole interpellante, tuttavia, che il registro delle malformazioni congenite della regione Puglia abbia avviato la sua operatività solo il 1o gennaio 2015.
Ad oggi, nonostante il tempo trascorso, l’impiego e la liquidazione di 100 mila euro in favore dell’azienda ospedaliero-universitaria consorziale Policlinico di Bari, a copertura delle spese per l’attivazione del centro di coordinamento (hub), con sede presso l’unità operativa complessa di neonatologia e terapia intensiva neonatale, la raccolta dei dati provenienti dai centri di rilevazione (spoke), attivati presso ciascun punto Pag. 62nascita e ciascun centro IG, è assolutamente parziale e, secondo il referente medico del registro, solo a fine anno sarà possibile avere un dato preliminare ma non significativo, dal momento che dovrà essere confrontato con quelli che saranno raccolti negli anni successivi. L’operatività del registro sembra avere scontato, sempre secondo le notizie giunte, alcune lentezze burocratiche che avrebbero condotto all’individuazione, tramite procedura di selezione, del soggetto addetto alla rilevazione, codifica e archiviazione dei dati solo nel corrente mese di maggio 2015.
Sembra trovarsi in un’analoga situazione l’attuazione della legge regionale 8 ottobre 2014, n. 40, recante «Disposizioni per la tutela della salute della donna», la quale prevede, in particolare, l’istituzione dell’osservatorio regionale sull’endometriosi e del registro regionale dell’endometriosi.
Ad oggi, nonostante siano ampiamente scaduti i termini di legge, dell’attivazione di questi due importanti strumenti per la prevenzione e la diagnosi precoce di questa patologia cronica ed invalidante, che colpisce – ricordiamo – tre milioni di donne in Italia, il 10-15 per cento delle donne in età riproduttiva, non se ne sa ancora nulla. Solo a Taranto, secondo il dottor Emilio Stola, direttore della struttura complessa di ginecologia del «Santissima Annunziata» del capoluogo ionico, si riscontra una potenziale incidenza della malattia del 10 per cento: dunque, circa 15 mila donne, tra i 15 e i 45 anni, potrebbero verosimilmente essere affette da questa patologia, la cui incidenza sulla popolazione è, come già detto, altamente correlata all’esposizione della popolazione stessa a sostanze inquinanti.
La citata legge regionale prevede, altresì, uno stanziamento per il 2014 di 50 mila euro, finalizzato alla copertura delle spese per campagne informative e di sensibilizzazione in materia di endometriosi, mentre per l’anno in corso non risultano individuate ulteriori e specifiche risorse finanziarie. Pur essendo l’endometriosi una malattia diffusa, essa è ancora poco conosciuta: basti pensare che una prima diagnosi arriva, in media, 7-8 anni dopo i primi segnali. Occorre, dunque, potenziare la ricerca su questa patologia, anche al fine di migliorare la tempestività e la qualità delle cure. Pag. 63
Come ribadito anche in occasione del semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea, il Governo reputa fondamentale la tutela della salute femminile nelle diverse fasi della vita e, dunque, anche la tutela della salute del bambino. Nonostante i ripetuti annunci, non esiste ancora in Italia un registro nazionale dell’endometriosi, mentre per quanto riguarda le malformazioni congenite esso è stato individuato nel registro nazionale delle malattie rare.
Dunque, vogliamo sapere dal Governo quali tempestive iniziative intenda assumere, al fine di tutelare il diritto alla salute, all’assistenza e alle cure costituzionalmente garantito, con particolare riguardo alla salute della donna e del bambino, attraverso la prevenzione e la diagnosi precoce in relazione alla cura delle patologie sopra descritte, promuovendo, altresì, l’istituzione del registro nazionale dell’endometriosi e un’azione sinergica tra lo Stato e le regioni, che si basi sull’effettiva attuazione dei registri regionali e il coordinamento della loro azione con quello nazionale, anche nell’ottica di un uso efficace delle risorse all’uopo stanziate.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.
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VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Presidente, onorevole Labriola, con riguardo alle questioni che sono state sottoposte con l’atto ispettivo in esame, si osserva quanto segue. Per quanto attiene la prevenzione primaria delle malformazioni congenite, si precisa che questa rappresenta oggettivamente una priorità per la sanità pubblica e le azioni di prevenzione vanno effettuate sia nel periodo preconcezionale sia in quello peri-concezionale, attraverso misure di sanità pubblica volte ad evitare e minimizzare l’esposizione ad agenti teratogeni e genotossici (quali farmaci, agenti infettivi, xenobiotici ambientali e anche agenti di tipo occupazionale) e a promuovere, nelle donne in età fertile, stili di vita sani, con particolare riferimento all’eliminazione dell’alcol, del fumo di sigaretta ed alla promozione di un’alimentazione sempre più equilibrata e corretta.
A questo proposito, tra le tante iniziative che proverò a sintetizzare, in una stretta collaborazione con il Centro nazionale malattie rare dell’Istituto superiore di sanità, un’ultima iniziativa è stata promossa per la diffusione delle recenti Raccomandazioni europee sulla prevenzione primaria delle malformazioni congenite, attraverso l’organizzazione di uno specifico workshop dal titolo «Prevenire le malformazioni congenite: dalle Raccomandazioni europee alle azioni nazionali», che si è svolto proprio il 16 marzo scorso a Roma presso il Ministero della salute.
La sorveglianza delle malformazioni congenite è una priorità, come dicevo, sia in considerazione dei dati di prevalenza, che si stima compresa tra il 3 e 5 per cento dei concepiti, sia per le ricadute rilevanti che le malformazioni congenite hanno in campo sanitario e sociale. In effetti, i registri delle malformazioni congenite sarebbero in grado di garantire la registrazione continua di patologie malformative in una data regione geografica, con l’obiettivo generale di migliorare sia le conoscenze su queste patologie sia le iniziative che sono conseguenti a queste informazioni.
L’attività dei registri permette la conoscenza della prevalenza, dell’incidenza e delle fluttuazioni, nello spazio e nelPag. 65tempo, delle malformazioni congenite, e rende possibile, inoltre, la verifica dell’efficacia delle azioni di prevenzione mirate e delle scelte sanitarie che in quei territori sono state effettuate. Inoltre, i registri dislocati sul territorio assumono una rilevanza strategica in riferimento alla creazione di un sistema integrato di registrazione delle malformazioni congenite su base nazionale.
La normativa di riferimento per la sorveglianza epidemiologica delle malformazioni congenite è, come è noto, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 luglio 1999: all’articolo 1, comma 4, viene espressamente specificato che «Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con il contributo dell’Osservatorio epidemiologico territoriale, attuano programmi di ricerca epidemiologica sulle malformazioni congenite, afferendo a specifici registri regionali, interregionali e delle province autonome; i relativi dati confluiscono in un registro nazionale sulle malformazioni congenite, che viene tenuto dall’Istituto superiore di sanità».
Attualmente, in Italia, solo in alcune realtà territoriali, purtroppo, sono attivi e operativi i seguenti registri delle malformazioni congenite: vi è un registro Nord-Est Italia, che include nel proprio programma di sorveglianza le regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano; vi è un registro in Toscana, in Emilia-Romagna, in Campania e in Sicilia.
In Lombardia esistono due distinte attività di sorveglianza delle malformazioni congenite; in altre regioni sono state avviate alcune esperienze pilota, per esempio in Piemonte, o esplorative, per esempio in Sardegna, per l’avvio di un sistema di sorveglianza delle malformazioni congenite. In Calabria esisteva già da diversi anni un’attività di rilevazione delle malformazioni congenite, però non a copertura regionale, presso l’Università di Catanzaro.
Nel 2012, mediante un decreto del presidente della giunta regionale, specificamente il decreto n. 6396 del 10 maggio 2012, questa attività è stata ufficialmente formalizzata in quella regione. In Puglia risulta che sia stato istituito il registro delle malformazioni congenite mediante una deliberazione della giunta regionale n. 1409 del 23 luglio 2013, «Costituzione e avvio delle attività del registro delle malformazioni congenite Pag. 66della regione Puglia», l’atto citato dall’onorevole, che, dalle notizie che ascolto in diretta questa mattina, risulterebbe attivato soltanto dal 1 o gennaio 2015.
Per quanto riguarda, nello specifico, la regione Puglia, vorrei ricordare che, in base alla legge n. 6 del 2014, questa regione ha ricevuto, per l’anno 2014, un contributo statale di circa 8 milioni di euro, a cui si sono aggiunti altri 13 milioni di euro stanziati dalla stessa regione con le delibere nn. 1980 del 2012 e 2337 del 2013. Con questi fondi è stato costituito un Centro regionale ambiente e salute, che, tra l’altro, ha implementato attività di prevenzione primaria e secondaria in quella regione.
Per quanto riguarda i progetti promossi e finanziati dal Ministero nell’ambito del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, lo studio SENTIERI, che è quello del 2009, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, riguarda specificamente, come è stato ricordato, la sorveglianza epidemiologica delle popolazioni residenti proprio nei siti contaminati.
Il progetto più recente «Valutazione del rischio riproduttivo in aree a forte pressione ambientale», dal nome RISCRIPRO–SENTIERI, per un importo di 280 mila euro, ha l’obiettivo generale di stimare il rischio di malformazioni congenite nelle aree dei siti di interesse nazionale per la bonifica, i cosiddetti SIN, studiati nel progetto SENTIERI, per rafforzare il sistema di sorveglianza e identificare le priorità per azioni di sanità pubblica.
Uno degli obiettivi specifici di questo studio riguarda esattamente – cito – il «Rafforzamento della rete dei registri delle malattie rare e il potenziamento della collaborazione di soggetti diversi del sistema sanitario nazionale, regionale e locale, nel campo della salute riproduttiva per il trasferimento delle evidenze di rischio e di impatto in azioni, soprattutto, di prevenzione» Inoltre, attualmente è ancora in corso un altro progetto CCM dal titolo «Studi di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto», per un importo di 450 mila euro, coordinato ancora una volta dall’Istituto superiore di sanità, che si concluderà nel marzo 2016, che ha come obiettivo generale la valutazione sia dell’esposizione di gruppi di popolazione residente in aree Pag. 67della città di Taranto prossime allo stabilimento ILVA, a confronto con aree non impattate dalle emissioni dello stabilimento ILVA stesso, sia del possibile impatto sulla salute proprio riproduttiva femminile e su funzioni cognitive in popolazioni specificamente pediatriche.
In particolare, tale progetto, in uno degli obiettivi specifici, effettua una proprio stima del ruolo svolto dall’interazione tra esposizione a inquinanti ambientali, specificamente: diossine, policlorobifenili e idrocarburi policiclici aromatici, e caratteristiche genetiche relative ad enzimi coinvolti nella biotrasformazione degli stessi inquinanti sulla salute riproduttiva femminile, specificatamente nell’insorgenza di endometriosi.
A questa patologia, l’endometriosi, si è fatto riferimento anche nel recentissimo Piano nazionale per la fertilità, presentato dal Ministro della salute il 27 maggio 2015.
Riguardo, ed è il secondo quesito, all’istituzione del registro nazionale dell’endometriosi, segnalo che questa patologia è ricompressa, sicuramente, nell’ambito dei registri di rilevanza nazionale e regionale, di cui allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo delle disposizioni di cui all’articolo 12, comma 11, del decreto-legge, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, l’istituzione in materia di sistemi di sorveglianza e di registri.
Il predetto schema di DPCM, predisposto dal Ministero per la salute, è stato già trasmesso, per la richiesta del previsto parere, essendo dati sensibili, all’Autorità garante per la protezione dei dati personali in data 26 settembre 2014. Appena avremo questo parere, procederà l’iter conclusivo per la definizione e, quindi, per l’istituzione, del registro nazionale, tra cui anche quello per la l’endometriosi.
PRESIDENTE. L’onorevole Labriola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, inizio questa mia replica con la frase di rito, come si suol dire: non mi posso ritenere soddisfatta della risposta del Governo all’interpellanza urgente di cui sono prima firmataria, sia perché, come detto in precedenza, il numero dei SIN è sceso a 39 solo per la loro derubricazione da nazionale Pag. 68a regionale, sia perché la fabbrica che maggiormente crea inquinamento, morbosità e morte nella mia città rischia, notizia del giorno, di essere chiusa dopo la morte dell’operaio Alessandro Moricella, morte avvenuta a causa di un incidente sul posto di lavoro. La mia preoccupazione aumenta in quanto, ancora una volta, abbiamo assistito all’impotenza della politica di prendere decisioni. Decisione, invece, presa, dolorosa suppongo, dalla magistratura. Non mi posso ritenere soddisfatta, perché si vocifera la chiusura e non si parla di conversione. Continuiamo a parlare di morti e non di bonifiche, continuiamo a parlare di perdite di posti di lavoro, piuttosto che di diritti costituzionalmente garantiti. Di sicuro, non posso che plaudire all’attenzione che il Ministero ha, come riferito dal sottosegretario poco fa, nei riguardi di problematiche che l’interpellanza urgente ha messo in evidenza ovvero quelle relative alle ricadute avverse sulle salute riproduttiva femminile e sulla salute nei primi anni di vita del bambino, in correlazione all’esposizione diffusa agli inquinanti ambientali.
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In questa sede, come in altre analoghe, abbiamo sentito il Governo dare conto delle iniziative realizzate e di quelle in corso al riguardo. Tutto molto interessante e confortante, ma non è questo il tema centrale dell’atto di controllo di cui stiamo discutendo perché, altrimenti, verrebbe da chiedersi dove ci siano novità in quello che è segnalato al Governo con questa mia iniziativa. In maniera molto sintetica, dal momento che si tratta di un argomento conosciuto anche in queste Aule parlamentari, vorrei delineare il contesto nel quale si innesca la necessità, da me fortemente avvertita, di comprendere quale tipo di approccio venga utilizzato dal Governo in relazione alle tematiche evidenziate. Nell’area di Taranto, gli studi di monitoraggio ambientale mostrano una situazione di inquinamento ambientale diffuso, attribuito principalmente alle emissioni dello stabilimento siderurgico. Gli inquinanti di maggior rilievo, come lei ha prima enucleato, identificati nell’area tarantina, compongono composti come organoclorurati, policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani, indicati nel complesso come diossine, come lei prima diceva, e policlorobifenili e metalli pesanti, capaci di accumularsi nella catena trofica, oltre ad idrocarburi policiclici aromatici e composti organici volatili, a cui la popolazione è esposta attraverso la via inalatoria.
Questi dati mi fanno rabbrividire se penso che tanti cittadini come me di Taranto vivono inalando suddette sostanze in maniera continuativa, per tutto il giorno e per 365 giorni l’anno. Credo, in questo contesto, che il tema davvero importante sia quello della prevenzione ed ecco il perché dell’accento che pongo sulla necessità di portare piena operatività al registro malformazioni congenite e al registro delle endometriosi, con particolare riferimento alle aree come quella di Taranto dove si registrano elevati livelli di inquinamento ambientale. In questo quadro, è ovvio come un ruolo importantissimo, come ribadisco, sia giocato dalla prevenzione primaria e secondaria, la cui realizzazione deve necessariamente passare attraverso una puntuale analisi epidemiologica e prospettica, finalizzata alla tutela della salute e ad un più razionale impiego di risorse economico-finanziarie da parte delle istituzioni centrali e territoriali preposte. Purtroppo, devo Pag. 70sottolineare, invece, che la scarsa importanza che, a mio avviso, viene riservata al concetto di prevenzione, con particolare riguardo al tema che stiamo affrontando, è un atteggiamento che accomuna negativamente, sia il Governo centrale che, come delineato nell’interpellanza urgente in discussione, quelli regionali. Gli impegni precisi, corredati con tanto di provvedimenti legislativi e delibere di giunta approvati, sembrerebbero fugare questa mia preoccupazione. Eppure, quello che vediamo è che alle parole stentano a seguire i fatti. Per esempio, l’articolo 2, comma 6- bis, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, prevede lo stanziamento di 0,5 milioni di euro per l’anno 2015 e di 4,5 milioni di euro per il 2016 in favore della regione Puglia, al fine di effettuare interventi per il potenziamento della prevenzione e della cura del settore dell’oncoematologia pediatrica nella provincia di Taranto. Come sono state impiegate effettivamente queste risorse ? E come sono state impiegate effettivamente le risorse regionali per i due registri, malformazioni congenite e endometriosi ? Inoltre, con la mozione n. 1–00766, a mia prima firma, accolta dal Governo senza riformulazione, l’Esecutivo si è impegnato, nel più ampio quadro della predisposizione di iniziative di rilancio del sistema economico e produttivo del Mezzogiorno e di incentivi allo sviluppo più completo delle potenzialità presenti nel territorio dell’area, a portare interventi finalizzati, altresì, a potenziare le strutture ospedaliere territoriali, che sono in deficit, colmando le insufficienze strutturali e, soprattutto, la carenza di tecnologie avanzate, nell’ottica di un ammodernamento della strumentistica medica e di uno sblocco delturnover del personale, con particolare attenzione per quelle zone in cui le evidenze epidemiologiche e scientifiche testimoniano un’elevata presenza di patologie oncologiche. Che seguito è stato dato a questo impegno accolto ?
Da rinnovare, in ultimo, che non è un caso se in Puglia e a Taranto in particolare uomini e donne si ammalano di tumore. Non è perché fumano o perché bevono alcool più che nel resto d’Italia; come non sono un caso le problematiche riguardanti anche la fascia pediatrica 0-14 anni di età. A questo proposito, è stato osservato un eccesso di mortalità per tutte le cause di ospedalizzazione per le malattie respiratorie acute e un eccesso di incidenza per tutti i tumori: 54 per cento. Dati allarmanti. Pag. 71
Nel corso del primo anno di vita è stato rilevato un eccesso di mortalità per tutte le cause del 20 per cento ascrivibile all’eccesso di mortalità per alcune condizioni morbose di origine perinatale, pari al 45 per cento. Mentre per questa stessa causa si osserva un eccesso di ospedalizzazione, per endometriosi si parla verosimilmente di 15 mila donne affette tra i 15 e i 45 anni. Questo è semplicemente e drammaticamente il risultato di una politica che ha ampiamente dimostrato, a mio parere, di non volersi assumere le proprie responsabilità. Sarebbe bello che oggi questa pagina venisse voltata e si cominciasse a ragionare e ad adoperarsi affinché gli impegni non rimangano lettera morta. Questo per il bene di cittadini, ma anche della politica stessa.