Lecce- La porta falsa del castello di Lecce tra misteri, dibattiti e documenti.
LECCE- Molto interessante il dibattito sollevato in questi giorni da due fra i più importanti docenti dell’Università del Salento, il prof. emerito Benedetto Vetere, ordinario di Storia Medioevale, e il prof. Paul Arthur, ordinario di Archeologia Medioevale nonché Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici “Dinu Adamesteanu” del medesimo ateneo. E’ utile dire che la notorietà di questi docenti travalica notevolmente i confini dell’università salentina in virtù dell’alta qualità delle loro pubblicazioni e dell’attività di scavo per quanto riguarda il secondo dei due. La questione sollevata riguarda la denominazione di “porta falsa” del castello di Lecce assegnata dalla stampa (partendo da quanto affermato dagli organi d’informazione del Comune di Lecce e da quelli della locale Soprintendenza) a quella che, fra le due porte della fortezza, si apre verso l’attuale piazza Giuseppe Libertini. «La porta che si affaccia su piazza Libertini non è la porta falsa del Castello di Lecce» affermano i due cattedratici. Il prof. Arthur ritiene che la vera “porta falsa” possa essere stata collocata sul lato del castello verso l’attuale Teatro Apollo.
Chiariamo subito un aspetto anzi meglio due: il comune di Lecce non si occupa di ricerca storica e se ha usato quel termine “Porta falsa” applicandolo a quella che si apre su piazza Libertini lo ha fatto perché si è appoggiato alle informazioni provenienti dalla locale soprintendenza che è l’organo periferico ministeriale (MiBACT) più importante in materia di storia dell’architettura, almeno in questo caso. La soprintendenza è, in più, l’istituzione che ha curato il restauro del castello leccese da cui è scaturita la decisione sindacale di aprire permanentemente la porta che qualcuno ha chiamato “falsa”, qualcun altro “dei tre sindaci” (ovvero i tre presenti all’inaugurazione del 26 dicembre scorso) e che da qualche giorno è diventata anche quella della “disputa”. Aggiungiamo, infine, che alle legittime perplessità dei due docenti la soprintendenza non ha risposto e cioè non ha motivato la sua scelta di utilizzare quel termine “falsa” per quella porta in particolare.
Riteniamo si possa analizzare tutta questa vicenda partendo da un atto notarile custodito presso l’Archivio di Stato di Lecce riprodotto in calce a questo stesso articolo (AS Lecce, Protocolli Notarili, PATERNELLO G. C., 46 / 21, Not. in Lecce, atto del 6 maggio 1627, cc. 101v. – 106v.). Prima però andrebbe chiarito un aspetto fondamentale che possiamo riassumere in una domanda apparentemente retorica: quando parliamo di “porta falsa” a quale castello ci riferiamo esattamente? A quello medioevale oppure a quello cominciato a costruire nel 1539 (quello che cioè vediamo oggi)? Naturalmente a quest’ultimo.
Non è questione di poco ciò perché consente di risolvere già in parte la vexata questio visto che, fortunatamente esistono almeno due planimetrie cinquecentesche, nelle quali risultano solo due porte castellane coincidenti con le attuali.
Il problema si riduce, quindi, a capire se la “porta falsa” sia quella verso la città o quella sul lato opposto, verso piazza Libertini.
A chiarire una grossa parte della questione interviene proprio il qui citato atto notarile del 1627. Questo rogito nacque dalla necessità di «fare il ponte novo di legname / del detto regio castello di questa città di Lecce della porta principale / et accomodare l’altro della porta falsa di detto castello». Proseguendo la lettura del documento si apprende in più «che l’istessi mastri habbiano d’accomodare il ponte della porta falsa / che si possa levare, e mettere cioè aprirlo e serrarlo». La notizia significativa è che il ponte della porta falsa si possa “levare e mettere”, che devesse essere cioè un ponte levatoio plausibilmente; questa richiesta, invece, non compare per quello della porta principale benché quest’ultimo, secondo il documento, sia stato realizzato ex novo. Osservando le due porte attuali si nota che gli incassi murari destinati a ospitare i bracci per sollevare i levatoi esistono in entrambe anche se quelle della porta verso la città sembrano ricavati a forza nella muratura tagliando addirittura un arco di scarico soprastante la porta medesima.
A questo punto la questione iniziale appare ancora indeterminata anche se ridotta oramai solo a due casi (Arthur aveva avanzato una terza ipotesi ovvero l’esistenza di una terza porta): la porta falsa è quella verso la città o quella che un tempo guardava la campagna (verso l’attuale piazza Libertini)?
Potrebbe sciogliere la questione un altro documento, ampiamente noto, relativo ai pagamenti per la costruzione dell’attuale castello per il periodo giugno 1544-settembe 1545. Qui si cita la porta falsa in due circostanze significative ovvero per il lavoro compiuto da un mastro nel tratto di cortina muraria che va «de la porta falsa verso la torre mastra» e poi ancora, per il lavoro compiuto da altro mastro ancora nel tratto di cortina che va «de la porta falsa verso lo spuntone vecchio». In questa sorta di “computo metrico” si identificano quindi le cortine murarie da pagarsi prendendo come punto di partenza la “porta falsa” e fissando due direzioni ovvero quella verso la torre mastra e quella verso lo spuntone vecchio.
Se, per la questione che vogliamo risolvere (porta falsa verso la città o la campagna?), applicassimo questi parametri di riferimento (porta falsa, torre mastra e spuntone vecchio) vivremmo ancora una situazione indeterminata.
All’interno di questo medesimo documento, redatto in un arco temporale relativamente breve, c’è però un dato estremamente importante che potrebbe aprire la strada ad una soluzione plausibile. Fra i conti si segnalano, infatti, anche quelli relativi allo «spuntone de la Trinità» (dove per «spuntone» si intenda bastione) ossia quello, costruito ex novo, a destra della porta entrando dal lato verso il centro storico.
Mettiamoci, per assurdo, davanti all’attuale ingresso del castello verso la città vecchia: quando, in questo stesso documento si scrive della cortina che va «de la porta falsa verso lo spuntone vecchio» quest’ultimo non può essere il bastione della Trinità perché sappiamo per certo che esso fu costruito ex novo.
I conti, invece, sembrano tornare molto di più mettendosi davanti alla porta che guarda verso piazza Libertini che, significativamente a destra ha la torre mastra (appartenente al vecchio castello) e a sinistra ha la cosiddetta torre mozza che in quanto appartenente al vecchio castello giustificherebbe nel documento l’uso del termine «spuntone vecchio».
Sulla base di questi elementi, dimostrato che in un tempo prossimo agli anni di costruzione del castello, le porte della fortezza erano solo due e che erano denominate l’una «principale» e l’altra «falsa», in attesa di ulteriori riscontri, sembra plausibile affermare che la porta falsa era ed è quella aperta verso l’attuale piazza Libertini.
AS Lecce, Protocolli Notarili, PATERNELLO G. C., 46 / 21, Not. in Lecce, atto del 6 maggio 1627, cc. 101v. – 106v.
Cautele Pontis Regij castri liciensis /
Pro Regia Curia
[…]
[102]
Ditte partes asseruerunt coram nobis come in conformità d’ordine /
particolare di Sua Eccellenza a detto magnifico capitano Don Fernando diretto /
sotto la data in Napoli de 10 Aprile 1627 a noi originaliter /
exhibito, et ad esso restituito dovendosi fare il ponte novo di legname /
del detto regio castello di questa città di Lecce della porta principale /
et accomodare l’altro della porta falsa di detto castello /
[…]
[105v]
Capitoli del ponte di legname del regio castello di Lecce per farsi nuovo /
conforme qui sotto se dirà, et del ponte della porta falsa: /
in primis si farà il ponte di legname della porta principale nuovo tutto cioè /
di legname di ruovolo, li travi longhi come anco la lettera di sopra conforme /
il modello del vecchio;/
videlicet che la lettera del detto ponte, che sotto al corpo di guardia s’habbia da /
fare nuova dell’istessa ligname di sopra;/
videlicet che in detto ponte s’habbia da fare l’incosciada alle bande di legname nova /
per levare li pericoli che ponno succedere alli soldati, e che siano di largio; /
videlicet che li centroni, et loro piastre di ferro e tutto quanto sarà necessario l’habbiano /
da mettere li mastri che pigliaranno detto partito nuove et le vecchie /
restino in beneficio della Corte, il ferro che bisognarà se li farà dare /
à grana 8 il rotolo; /
videlicet che l’istessi mastri habbiano d’accomodare il ponte della porta falsa /
che si possa levare, e mettere cioè aprirlo e serrarlo; /
videlicet che della legname del ponte vecchio se n’habbia d’accomodare il/
ponte della porta falsa /
videlicet che il mastro che pigliarà il sudetto partito habbia subbito da mettere /
mano à farlo dando prima pleggeria sicura per cautela della regia Corte /
videlicet che subbito chi habiano fatto le cautele del detto ponte se li darà la metà //
[106]
la meta delli denari subbito, et il resto fatigando pagando e che lo /
habbiano da dare finito per tutto Giugno 1627 /
videlicet che le catene che si metteranno in detto ponte siano di lungho /
palmi 35 di rovolo nuovo e ben curato in mare e che siano /
di grossezza per la parte di fuora un palmo di quadro, e per la /
parte di dentro un palmo e terzo di quadro con il suo rofiano/
videlicet che li tavoloni che si metteranno in detto ponte sia dell’istesso rovolo /
e di grossezza un quarto di palmo netto /
videlicet che le catene di dentro saranno l’istesse d’abeto che stanno in detto ponte /
videlicet che sia obligato detto partitario far le banne in detto ponte con li pala_
ustri di largio, et il telare di rovolo, et il sopradetto ponte sia obligato /
farlo ben finito per tutto il prossimo mese di Giugno con la perfettione /
che si ricerca. Quem…
[…]
Si bandì la gara per aggiudicare i lavori ed essa fu vinta dal migliore offerente Pietro Antonio Vernaleone di Brindisi per centotrenta ducati.
Questo documento insieme ad altri è stato pubblicato in F. A. Grasso, Il castello di Lecce, Lecce: Spagine, 11 gennaio 2013; consultabile e scaricabile gratuitamente sulla piattaforma Accademia.edu nel profilo dell’autore.
Fabio A. Grasso
Fonti fotografiche: foto1: http://www.popularphotoview.com/media/Bc7fjN_F_El; foto 2: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Castello_Carlo_V_2.JPG