Tumore al pancreas: se sono vivo, è per un caso. Ecco perché oggi non possiamo più affidarci al caso

di Antonio Rubino
Sì, sono vivo. E non lo dico con enfasi retorica, lo dico con la consapevolezza chirurgica – e pancreatica – di chi ha avuto un tumore al pancreas e sei anni dopo scrive, lavora, racconta. Ma sono vivo per caso.
Ed è proprio questa parola, “caso”, che oggi vorrei mettere sotto osservazione, ora che la Regione Puglia – per mano dell’Assessore alla Sanità Raffaele Piemontese e del Consigliere regionale Renato Perrini – vicepresidente della III Commissione Sanità – hanno deciso di fare qualcosa che, per molti come me, potrà significare la differenza tra il prima e il mai più
Tumore al pancreas ecco come l’ho combattuto
Nel 2019 entro all’ospedale di Martina Franca per un’aritmia. Vengo stabilizzato, tutto torna regolare. Ma a cambiare la mia vita, e a salvarla, è il dottor Vincenzo Portulano, all’epoca primario di cardiologia. Un gesto che a molti potrebbe sembrare “di contorno”, ma che in realtà è stato il punto di svolta: “Visto che ci siamo, facciamogli anche una TAC”, disse. E io quella TAC la feci. Fu lì che si vide qualcosa e non qualcosa. E 48 ore dopo, ero già a Verona, all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. E lì sono stato operato anche per mano di una grande professionista e stacanovista che considero un angelo: la dottoressa Letizia Boninsegna.

Ora, attenzione: non sono vivo “per caso” nel senso romantico del destino. Il caso, in questo racconto, è stato solo la maschera della prevenzione. Io ho fatto per caso quello che dovrebbe essere una routine per chi è a rischio. Se quella TAC fosse stata fatta due anni dopo, probabilmente starei raccontando un’altra storia. O non la starei raccontando affatto.
Da quel momento, la mia vita è cambiata. Sono diventato un punto di riferimento per tantissimi pazienti in cerca di risposte. Faccio parte dell’Associazione dei Tumori Endocrini di Reggio Emilia. E posso dirlo: il tumore al pancreas non è più raro. Sta aumentando, ogni giorno. Conosco diversi casi anche nella mia città, persone che affrontano lo stesso cammino, spesso in ritardo, troppo tardi.
E accanto alla medicina, si è radicata in me anche una fede profonda. Una fede cresciuta giorno dopo giorno, nutrita da tre episodi che per me sono stati chiaramente miracolosi. Non voglio descriverli, perché sono intimi. Ma sento il dovere di dire che la mia spiritualità è parte della mia guarigione. E non posso non notare un dettaglio: l’ospedale dove sono stato operato si chiama proprio Sacro Cuore di Gesù. Una coincidenza? Forse. Ma per me è stato un segno. Un segno potente.
Io non dico che contro questo male si vince una partita in maniera definitiva. Perché anche dopo, bisogna continuare con prevenzione, analisi, controlli frequenti. La recidiva è un animale silenzioso, che può aggredire in ogni momento. Ma la prevenzione può aiutarci. Sempre. Prevenzione.
Tumore al pancreas: una proposta che ha senso. Anche politico.
La Regione Puglia vuole inserire un programma di sorveglianza clinica per il tumore al pancreas nel Piano oncologico 2026. È una proposta concreta, intelligente, civile. Offrire a soggetti a rischio accesso personalizzato a esami come risonanza ed ecoendoscopia, presso centri d’eccellenza.
Non è ancora nei LEA, né nel Piano oncologico nazionale. Ma la Puglia vuole fare da apripista, candidando un proprio centro alla rete nazionale “Pancreas Unit”. Una sanità che guarda avanti.

E su Renato Perrini che in qualche modo mi ha quasi costretto a raccontare la mia storia che ho ritenuto fino ad oggi mia e della mia famiglia, posso dire: ben venga un’azione trasversale e gli riconosco questo merito. Non è il colore politico che salva le vite, ma il coraggio delle scelte strutturali. Se porterà questa istanza al Ministero, continuerà ad avere la mia stima. E, se serve, la mia voce.
Non più “visto che ci siamo”. Ma “perché ci siamo”
Io oggi sono qui per un caso che ha fatto le veci della prevenzione. Ma nessuno dovrebbe essere salvato per caso. La prevenzione per un tumore al pancreas deve essere una strategia pubblica, non un’eccezione. Deve arrivare prima del dolore. Il tumore al pancreas è subdolo, ma non imbattibile. Ecco perché questa è una buona notizia sanitaria. Ma anche una buona notizia politica.