La prova genetica ha parlato: sono di Salvatore Cairo i resti ossei fatti ritrovare in un pozzo a dicembre
Le perizie tecnico-scientifiche condotte dalla genetista Giacoma Mongelli e dal medico legale Liliana Innamorato hanno accertato che i poveri resti ossei prelevati da un pozzo lo scorso dicembre appartengono effettivamente a Salvatore Cairo, l’uomo scomparso nel nulla da Brindisi nel maggio del 2000 e per la cui uccisione sono indagati i fratelli Cosimo ed Enrico Morleo, con il ruolo rispettivamente di mandante ed esecutore di questo delitto ed anche di quello di Sergio Spada, il cui corpo fu trovato privo di vita nel novembre del 2001 lungo una piazzola della superstrada per Lecce.
Entrambi i delitti sono ascrivibili, secondo la pubblica accusa nel processo che si sta celebrando presso il Tribunale di Brindisi, al fatto che i due fratelli non sopportassero che vi fosse chi facesse loro concorrenza nell’ambito della vendita delle pentole da cucina e degli articoli per la casa. Va rilevato infatti come Cairo fosse stato precedentemente socio nell’azienda dei fratelli Morleo e che, come testimoniato dalla moglie, egli avesse ricevuto minacce per la sua volontà di mettersi in proprio.
A portare al ritrovamento dei resti ossei fu proprio Enrico Morleo, il quale dichiarò di aver “solamente” fatto a pezzi e bruciato il corpo di Cairo, che egli trovò nei pressi di un capannone antistante la propria azienda già privo di vita. La sua versione dei fatti, per la verità molto poco credibile, fu che egli si disfece del corpo perché allertare le forze dell’Ordine avrebbe voluto dire restare impelagato, inesorabilmente, nelle vesti di assassino.
Il grande accusatore dei due fratelli è peraltro l’altro fratello Massimiliano, pentito e attualmente recluso in carcere.
La prossima udienza del processo a carico dei due fratelli Morleo è in programma il 16 aprile, quando saranno ascoltate le due consulenti incaricate dal tribunale di effettuare gli accertamenti tecnici sui ritrovamenti ossei.