L’Università di Bari contribuisce alla ricerca del meteorite impossibile
L’Università di Bari contribuisce alla ricerca del meteorite impossibile L’Università di Bari è sempre in prima linea nell’innovazione e nella produzione di nuove conoscenze. Le nuove scoperte sono la dimostrazione di come lo studio delle Scienze della Terra, possa restituire alle nostre risorse naturali l’importanza che meritano nel panorama internazionale e rappresentano la naturale conseguenza delle ricadute che la terza missione può avere sul contesto socio-economico, mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze dall’Università al territorio.
Un viaggio nell’affascinante mondo della scienza, un’avventura che ha visto coinvolti ricercatori di diversi paesi, si è concluso con la pubblicazione dello studio sul meteorite che contiene dei “quasicristalli”, minerali che violano le leggi della cristallografia.
Grazie alla curiosità, alla passione, alla perseveranza, ma soprattutto alla competenza dei protagonisti e ricercatori dell’Università degli Studi di Bari coordinati dalla professoressa in Mineralogia, Giovanna Agrosì, della ricercatrice dell’Agenzia Spaziale Italiana, Paola Manzari, e del professore in Mineralogia, Luca Bindi, dell’Università di Firenze che oggi conosciamo composizioni chimiche che comportano un ripensamento globale dei processi alla base della formazione del nostro Sistema Solare e che aprono scenari e prospettive interessanti circa gli ambiti di applicazione di tale scoperta.
Una scoperta che aprirà nuove frontiere nella chimica dei materiali, come, per esempio, lo studio delle proprietà per tecnologie di risparmio energetico, riducendo l’emissione di calore o convertendolo in energia.
Cosa sono i quasi-cristalli?
I quasi-cristalli sono una forma di materia solida che presenta un’organizzazione ordinata a lungo raggio ma una simmetria cristallina mancante o incompleta. A differenza dei cristalli tradizionali, che hanno una struttura periodica e ripetitiva, i quasi-cristalli mostrano una disposizione atomica che non si ripete periodicamente.
I risultati degli studi condotti e pubblicati sul Nature-Communications and Environment, sono stati presentati in data odierna a Bari.
Presenti: la professoressa Agrosì, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari, Stefano Bronzini, il direttore del dipartimento di Scienze della Terra, Giuseppe Mastronuzzi, la ricercatrice Eleonora Ammannito, in rappresentanza della Direzione di Scienze e Ricerca dell’ASI. In collegamento video, il direttore del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, Luca Bindi.
Agrosì: “Il meteorite contiene una lega di alluminio e rame con dentro i quasicristalli. Si tratta della seconda scoperta al mondo, la precedente era stata studiata nel 2011 a Khatyrka, nell’Est della Siberia, da un team internazionale del quale faceva parte Bindi, uno dei massimi esperti al mondo di questa materia”.
Il professore di Mineralogia, Luca Bindi, ed attuale direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, 15 anni fa scoprì che tale materiale esisteva anche in natura, grazie all’individuazione del “quasicristallo” in un campione di meteorite conservato nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze: “Dopo quello, abbiamo scoperto altri quasicristalli di natura extraterrestre e il primo di natura antropica, formatosi nel processo di detonazione del primo test nucleare condotto dagli Usa nel 1945: tutti prodotti in condizioni di pressioni e temperature estreme in nano-secondi. I quasicristalli sono strutture che tendono al cristallo ma non lo sono. Abbiamo trovato uno stato transazionale della materia che non è né un pezzo di vetro né un cristallo”.
Il meteorite è custodito nel museo di Scienze della Terra dell’Università di Bari e sarà oggetto di nuovi studi.