Il mega parco eolico fra Otranto e S.Cesaria Terme alla prova della Valutazione d’Impatto Ambientale.
Un tema assai controverso e dibattuto negli ultimi anni è quello dell’utilizzo delle energie rinnovabili, principalmente il fotovoltaico e l’eolico. Questa tematica ha assunto una centralità ancor maggiore in una regione come la Puglia, dove le due risorse sono sì disponibili in grande quantità, ma a costo di sacrificare la bellezza, o comunque l’aspetto naturale dell’ambiente. Ma essa ha attecchito, favorita dalla crisi del settore agricolo, che soffre la concorrenza messa in atto dai processi di globalizzazione dell’economia, motivo per il quale tanti proprietari hanno preferito vendere i propri appezzamenti di terreno alle ditte che operano nel settore del fotovoltaico, provocando effettivamente uno scempio orripilante, come accaduto nella provincia di Brindisi.
Ora la spinta maggiore arriva da una certa ideologia “green” la quale, come tutte le ideologie, assume toni profetici ed eccessivamente parziali. Indipendentemente dal fatto che il surriscaldamento della Terra derivi maggiormente da fattori antropici o dai cicli naturali dell’attività solare, che periodicamente hanno fatto aumentare o diminuire le temperature sul nostro pianeta, l’ideologia green (non a caso, forse, affine nominalmente al famigerato “green pass”) è diventata una specie di moloch, al quale tutti i governi debbono porgere l’inchino, pena l’essere catalogati come “negazionisti dei cambiamenti climatici”.
Senza questa premessa non si comprenderebbe il motivo per il quale diamo notizia, come è doveroso sia, di un progetto relativo ad un mega parco eolico di nuova concezione, in quanto costituito da gigantesche pale eoliche galleggianti, da far allogare a breve distanza dalla costa meridionale del Salento, più precisamente nello scenario incantevole incastonato fra Otranto e Santa Cesaria Terme. Il nome del progetto è “Odra”, e per esso è stato attivato la VIA, la valutazione d’impatto ambientale sottoposta al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e al Ministero della Cultura (MiC), prima di procedere alla sua realizzazione, frutto della sinergia fra le multinazionali Renantis e BlueFloat Energy.
I titolari dell’iniziativa si dicono disponibili a confrontarsi con tutti gli attori sociali ed economici chiamati in causa, e ci informano che il progetto prevede la collocazione di 90 aerogeneratori galleggianti, per una capacità installata massima prevista di oltre 1300 MegaWatt e una produzione attesa di circa 4 miliardi di Kwh/anno, equivalente al consumo di oltre 1 milione di famiglie italiane, evitando l’immissione in atmosfera di più di 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. L’investimento complessivo per la costruzione e lo sviluppo di “Odra” è stimato in oltre 4 miliardi di euro. Le due aziende, in un comunicato, fanno sapere anche di essere in grado di immettere energia pulita nella Rete nazionale entro la fine del decennio, se le procedure viaggeranno spedite.
Un po’ come avvenne per il TAP, l’oleodotto approdato sulle coste di Melendugno, una venita di km più a nord del progetto in questione, associazioni locali, ambientalisti ed anche rappresentanti del mondo politico locale, sono tuttavia sulle barricate rispetto ad un progetto pensato, dicono, troppo a ridosso del meraviglioso scenario costiero di quel tratto, per non deturparlo. Dello stesso parere, d’altronde, è un intellettuale di spicco come Vittorio Sgarbi, il quale ha più volte denunciato lo scempio paesaggistico al quale sono state sottoposte negli ultimi anni le regioni del sud Italia, in nome di una concezione predatoria dell’ambiente, visto ormai come risorsa da sfruttare per produrre energia elettrica invece che come bene da valorizzare per far crescere, semmai, l’economia del turismo o per preservarne la bellezza naturale. Come è da copione, al lettore la valutazione.