La fisica che ci piace e le sfide del mondo digitale. Intervista al prof. Vincenzo Schettini
La fisica che ci piace e le sfide del mondo digitale. Intervista al prof. Vincenzo Schettini Le tecnologie digitali sono entrate prepotentemente nell’esperienza dei docenti e degli allievi, oltre a usarle bene o male, è importante che impariamo a parlarne, cioè a fermarci ogni tanto per riflettere sugli strumenti che usiamo.
Lo spazio delle tecnologie in un contesto educativo è uno spazio per aiutare a conoscere. Non potremo avere domani adulti che usano consapevolmente le tecnologie senza avere giovani che oggi imparino a conoscere gli strumenti che hanno in mano.
Le tecnologie digitali e non digitali sono parte della realtà, e la scuola, rispondendo al suo mandato educativo, dovrebbe imparare a metterle a tema secondo una prospettiva che le sia propria, senza trovarsi a seguire mode o emergenze. I programmi scolastici considerano solo marginalmente tecnica e tecnologia come oggetto di sapere.
- Chi è il prof. Vincenzo Schettini e che impatto hanno avuto le sue lezioni sugli studenti e sulla fisica in generale?
Sono un fisico, un musicista – suono il violino, classe 1977, prima di terminare il liceo ho fondato un gruppo gospel che ancora oggi continua insieme a me a fare musica in giro per la Puglia: i miei amati Wanted Chorus.
Sono un docente di fisica figlio non d’arte ma di una professoressa di arte, e con una mamma come la mia, non potevo che essere un artista anch’io. Sono un curioso ed appassionato di vita.
- Cosa significa essere docenti ed offrire dei modelli di uso delle tecnologie a scuola?
Mmmm innanzitutto usarle in prima persona, con il massimo grado di professionalità possibile, e riflettendo su quanto facciamo, in modo da saperne dare le ragioni.
Le tecnologie sono un catalizzatore: portano gli insegnanti che le usano a ripensare la propria didattica, a ridefinirsi come docenti, attraverso un processo che per sua natura porta a mettere a frutto l’esperienza e a migliorare.
- Cos’è la conoscenza, si può studiare attraverso la rete?
Aspiriamo alla conoscenza perché siamo curiosi, e il sapere come stiano le cose, è qualcosa che ci appaga di per sé, indipendentemente dalle conseguenze pratiche. Oggi la situazione è diversa: le tecnologie digitali sono già nelle nostre scuole e nelle tasche, nelle camere e nelle menti dei nostri allievi non si tratta qui di una scelta. Non dobbiamo e non possiamo aspettarci che questa situazione porti una scuola migliore, ma sarebbe sbagliato perdere l’opportunità di fare un passo avanti, di ripensare il nostro insegnamento e sfruttare le opportunità che il mondo digitale comunque ci offre attraverso i nuovi linguaggi che rende possibili.
All’interno della scuola, il motore di innesco non sarà una riforma, ma il lavoro audace di insegnanti che vorranno raccogliere la sfida mantenendo il loro ruolo e il loro contatto con la propria disciplina. Attraverso questo lavoro, per il quale spero di aver fornito qualche iniziale e ragionevole traccia, sapremo proporci come interlocutori autorevoli e credibili.
Vorrei provare a tracciare alcune linee che possano aiutare a sviluppare attività educative che mettano a tema ed integrino in maniera efficace e sana le tecnologie digitali. L’intento è quello di fornire un iniziale strumento per rispondere positivamente e costruttivamente all’invasione digitale che caratterizza l’esperienza delle nuove generazioni ormai a partire dalla scuola elementare.
- Prof. Schettini secondo lei la scienza può diventare intrattenimento?
Stiamo andando verso un nuovo futuro, bisognerebbe ri-pensare il rapporto tra scienza e società, dare importanza al rapporto tra scienza e società civile sullo sfondo delle grandi sfide globali e delle nuove prospettive scientifiche e tecnologiche. Spesso utilizziamo tecniche di intrattenimento e persuasione tra cui umorismo. La scienza può essere comunicata al pubblico in molti modi diversi per riscoprire come la scienza può diventare bellezza, intrattenimento, racconto.
Diffondere in modo divertente, semplice ma nel contempo corretto la cultura scientifica e tecnologica sul territorio è la mia mission.
L’arte e la scienza, fuse sotto l’idea di trasformare la fisica da pura lezione a vero e proprio intrattenimento. Ecco come ha preso vita il mio progetto “La fisica che ci piace”, nato nel 2015 come canale YouTube e poi approdato nel tempo su tutte le altre piattaforme.
Un altro momento della mia vita l’ho vissuto a Cern di Ginevra nel 2016, lì per la prima volta per seguire un corso di formazione, ho avuto la conferma di quanto la fisica moderna avesse grandi potenzialità di racconto. Ne è nata una bellissima collaborazione con la mia amica Antonella Del Rosso nel prestigioso programma di formazione dei docenti italiani al Cern, chiamato “Italian Teachers Program” che accoglie tre volte all’anno insegnanti di matematica e fisica italiani con la voglia di cambiare la loro prospettiva nei riguardi dell’insegnamento della fisica delle particelle e delle altre energie.
- Prof Schettini perché aprire un libro sulla gravità quantistica? Considera necessario nella didattica il rapporto tra le discipline scientifiche e le discipline digitali? La ricerca pensi sia in crisi e perché?
A differenza però della larga parte delle tecnologie analogiche, quelle digitali giocano un ruolo particolare nella nostra società: oltre ad essere pervasive e distribuite capillarmente nelle tasche di ognuno, reti e computer danno forma alle comunicazioni, determinano nella pratica la visibilità e la rilevanza sociale delle informazioni, e condizionano la cultura a tutti.
L’approccio alle tecnologie come oggetto di studio offre anche occasioni interessanti di approfondimento non solo scientifico ma filosofico, sia in chiave antropologica che epistemologica: internet sta sicuramente portando a una ridefinizione del concetto stesso di «sapere», così come la metafora computazionale ha colonizzato la comprensione contemporanea della mente umana nelle scienze sociali nei decenni scorsi.
Come docenti, sappiamo anche che ogni linguaggio è strumento di conoscenza, via verso una comprensione della realtà. Questo vale anche per le tecnologie digitali: i loro linguaggi possono essere chiavi di esplorazione e conoscenza del sapere. In questo senso possono quindi essere strumenti utili per fare didattica, cioè per accompagnare chi apprende nel cammino della conoscenza.
Non penso la ricerca sia in crisi, penso che normalmente un fisico ambisce a fare ricerca, ma quella dimensione solitaria non faceva per me, io volevo trasmettere agli altri la scienza che amavo. Nel 2017 ho postato un video divenuto virale e presente su tutti i canali social, anche se non mi aspettavo tutto questo riscontro, più di due milioni di follower.
- Prof. Schettini quel è il suo obiettivo e quali i suoi futuri progetti?
Il mio obiettivo è stato sempre quello di insegnare, infatti mi sono specializzato in didattica e divulgazione. Ho pensato che il lavoro di insegnante mi avrebbe permesso di continuare a fare l’artista. Per molti anni mi sono limitato a fare il buon insegnante nelle mie classi. Nel 2014 chiesi ad un mio uno studente di riprendermi col cellulare mentre spiegavo il fenomeno dell’attrito. Subito dopo il mio allievo postò sui social il video che ha riscosso svariate visualizzazioni. Ho iniziato a studiare il fenomeno social e capire come utilizzarli al meglio così nel 2017, ho debuttato ufficialmente sui social.
Il mio video più seguito è stato visualizzato da sette milioni di persone e svela la fisica semplice che si sperimenta quando una persona salta in un treno in corsa e cade nello stesso punto. Cerco di far capire come ci sia una spiegazione scientifica dietro ai fenomeni più comuni. Capire le leggi della fisica ci porta a migliorare le prestazioni in ogni campo.
In cucina ho dimostrato che per montare meglio gli albumi a neve bisogna aggiungere qualche goccia di limone. Questo perché gli albumi contengono proteine che hanno una carica negativa, quindi tendono a respingersi. Il limone invece neutralizza questo fenomeno grazie alla sua carica positiva, così le molecole di albume in un certo senso si abbracciano, e creano dei legami intorno alle gocce di acqua e alle bolle d’aria. Altra cosa che spiega la fisica è che non funziona il rimedio della nonna di mettere un cucchiaino dentro una bottiglia di spumante aperto per evitare che si sgasi: l’anidride carbonica tende comunque a salire senza un tappo e il cucchiaino non serve a nulla. La scienza può aiutare anche nel risparmio energetico. Il calore di un termosifone va in tutte le direzioni, anche sul muro: questo è un calore disperso, inutile. Se invece foderiamo il retro del termosifone con della carta stagnola dal potere riflettente, il calore invece di andare nel muro si diffonderà nella stanza. Parto dalle formule astratte con esempi concreti, che tutti possono comprendere, e il pubblico si entusiasma.
- Prof Schettini grazie al suo modus operandi negli ultimi tre anni sono aumentate le iscrizioni alla Facoltà di Fisica, è felice di aver contribuito positivamente alla divulgazione scientifica di una materia così ostica ai ragazzi?
Davvero? Non ero a conoscenza dell’aumento delle iscrizioni alla Facoltà di Fisica, sono felice di tutto ciò. Vorrei raggiungere un pubblico ancora più ampio, in radio e in televisione, convinto che la scienza possa anche diventare intrattenimento. Fan di ogni tipo, anche adulti, non solo studenti che possano partecipare attivamente alle mie lezioni affascinati dalle mie pillole di Fisica riprese durante le ore di didattica.
- Professore, gli italiani popolo di santi, navigatori e appassionati di fisica…?
Si tratta dell’inizio di una nuova era per la scuola. La rete può dare voce ad una materia bellissima come la fisica, con un linguaggio breve dei social per arrivare sia ai più giovani sia a un pubblico più largo. Perché, Facebook, Instagram, TikTok e YouTube hanno sostituito la tv generalista di una volta. Ogni utente si fa il suo palinsesto e chi ha qualcosa da dire uno spazio lì lo trova.
Mi racconto durante i miei video per far capire chi sono, “il Prof” ma anche una persona normale che, a sua volta, è stata alunno. Ho parlato ad esempio di un amore finito o di altri problemi che possono riguardare tutti, soprattutto i giovani. Ecco, questo aspetto credo abbia ‘umanizzato’ il mio personaggio, mostrandomi per come in realtà sono, con momenti di vulnerabilità e con le mie emozioni. Una vera e propria impresa, molto impegnativa, ma che sta riscuotendo grande consenso sia tra i colleghi professori sia tra gli studenti.
- La scuola si digitalizza sempre più, gli insegnanti sono al passo con i tempi?
La mia preside è felice, mi appoggia ed è anche orgogliosa che un “suo” professore abbia questo grande seguito. La scuola non credo abbia problemi nel riconoscere che questo è il linguaggio che oggi deve essere usato per avvicinare una o due generazioni di giovanissimi che, altrimenti, sarebbero lontane anni luce da noi, che siamo nati nel secolo scorso, e che oggi sembra una vita fa. La scuola è un ambiente bello dove si può lavorare bene ed in maniera efficace ed efficiente.
La scuola è diventata la buona televisione e questo mi ha convinto a fare lezioni sui social. Le metodologie che promuove la scuola sono incentrate sulla tecnologia, che è buona parte degli investimenti del Pnrr. Ma abbiamo bisogno non solo di immettere nuove tecnologie e nuove risorse ma la scuola ha bisogno di formare i docenti e sostenerli in una sfida globale.
La società che ci circonda è complessa e può disorientare se allo studente non si collega il saper essere e il saper fare e il mondo del lavoro. Occorre pensare all’idea di scuola che complessivamente si vuole realizzare. Poi, non si può fare tutto insieme e tutto in una volta. Non ci deve essere una rincorsa alla novità, alla tecnologia, ma pensare ad inserirla dentro la conduzione del gruppo classe, le unità didattiche di apprendimento. Mi riferisco soprattutto alle scuole secondarie di secondo grado, in cui gli studenti devono pensare al proprio futuro lavorativo e alle competenze. Possiamo avere perlopiù resistenze tra i docenti di area umanistica perché si pensa che la letteratura, la lingua, la storia, abbiano bisogno di una sola trasmissione del sapere. In realtà poi quando scoprono quello che si può fare con le nuove tecnologie si innamorano.
Noi docenti abbiamo una sorta di dovere morale nel rendere la scuola più fruibile attraverso i nuovi mass media. Dobbiamo capire che ci troviamo in una nuova era, la Scuola pubblica, appesantita dalla sua burocrazia, regolamentata da circolari e direttive ministeriali che rendono tutto troppo lento e noioso, deve adattarsi ai mutevoli cambiamenti della società.
Se dovessi fare un bilancio del mio modo di insegnare, ritengo che la scuola sia veramente la più grande agenzia formativa. Con le nuove tecnologie è possibile che lo studente si innamori del sapere.
- Quali sono i pregi e i difetti di questo nuovo modi di insegnare?
I miei studenti sono contenti. Quando finisco di fare lezione spesso si avvicinano con il libro o con il telefonino e vogliono un saluto per la mamma, per il papà, per la zia… E’ bello. Loro sono contenti, sono felici. Io da parte mia non sento di essere cambiato nei confronti delle mie classi. Ho meno classi, quello sì, sono in un part time di 6 ore.
Il mio obiettivo è quello di portare i giovani a teatro perché il teatro è una forma d’arte che coinvolge tutti i sensi. Guardare un’opera teatrale può essere un’esperienza molto intensa e, sebbene possa sembrare costosa, andare a teatro con gli alunni può essere un modo economico per introdurli in questo mondo.
Innanzitutto, il teatro può essere un ottimo strumento didattico. Assistere ad uno spettacolo teatrale dal vivo può aiutare gli studenti a comprendere meglio le storie e i concetti che vengono trasmessi sul palco. Inoltre, il teatro può essere utilizzato come punto di partenza per ulteriori discussioni e analisi in classe. Vorrei che tutti gli studenti iniziassero a frequentare i teatri.
Vorrei ringraziare Officine Zeta per quest’opportunità concessami presso il Teatro Mercadante, il tempio del Maestro Saverio Mercadante, perché il teatro favorisce il pensiero critico, ovvero la capacità di analizzare e interpretare le situazioni in modo autonomo e consapevole.
Utilizzare degli spazi di flessibilità permette di seguire percorsi alternativi di apprendimento che hanno trovato nel teatro lo strumento didattico ideale, la sintesi e l’interazione perfetta tra scolastico ed extrascolastico, tra curricolarità ed extracurricolarità, tra aula e laboratorio, in grado di incidere profondamente sulla crescita della persona nella sua interezza cognitiva ed emotiva.