Svelato il dietro le quinte delle intimidazioni al Ventriglia Group | NOMI e DETTAGLI
La squadra Mobile della Polizia ha gettato luce sui roghi che hanno devastato quattro auto di lusso del “Ventriglia Group” lo scorso anno, in un susseguirsi di eventi connessi alla sparatoria in cui due agenti rimasero feriti.
Sei arresti sono scattati ieri, con l’imprenditore Giulio Verdolino, titolare della concessionaria “Tris auto”, indicato come il presunto mandante delle intimidazioni. Le fiamme che consumarono le vetture seguirono il tentativo di rapina ai danni di Francesco Ventriglia, proprietario della concessionaria di fuoriserie, durante il quale si scatenò una violenta sparatoria.
Pantaleo Varallo, l’aggressore, è stato identificato come l’autore dei colpi di arma da fuoco. Il collegamento tra rapina, sparatoria e incendi è emerso nelle prime fasi delle indagini.
Tuttavia, la Mobile ha dipinto un quadro più complesso, con Giulio Verdolino al centro di una rete di relazioni illecite.
L’imprenditore, ora dietro le sbarre, avrebbe coltivato legami con esponenti della criminalità e persino con membri delle forze dell’ordine, cercando una sorta di protezione a 360°.
La sua crescente ostilità verso Ventriglia, con il quale aveva precedentemente intrattenuto rapporti personali, è emersa attraverso intercettazioni che svelano un livore manifestato con il beffardo nomignolo di “Alì Babà”.
Questo risentimento, unito alla rivalità commerciale, avrebbe spinto Verdolino a orchestrare i due atti intimidatori. Gli investigatori affermano che l’imprenditore avrebbe concordato gli attacchi con complici all’interno della criminalità locale.
Stefano Depane, Cosimo Giodetti e Nicola Insito sono stati arrestati nella retata di ieri, accusati di essere coinvolti nella preparazione degli attentati e nell’esecuzione materiale degli incendi.Tra i contatti loschi di Verdolino emerge la connessione con Cosimo Cesario, noto come “Giappone”, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Verdolino avrebbe interceduto per influenzare un’affare immobiliare coinvolgente un familiare di “Giappone”.
Bastò il nome del boss per spingere l’imprenditore a ritirarsi dalla trattativa. A completare il gruppo degli arrestati ci sono Francesco Depane e Enza D’Arcangelo, quest’ultima accusata, insieme a uno dei suoi figli, di usura con un tasso d’interesse annuale vicino al 40%.
Il GIP Francesco Maccagnano, su richiesta del PM Francesco Ciardo, ha emesso provvedimenti restrittivi contro gli indagati, sottolineando la gravità delle accuse che vanno da incendio doloso a estorsione mafiosa. L’indagine continua a rivelare una trama intricata di relazioni illecite e vendette personali nel mondo dei concessionari di auto di lusso a Taranto.