Il NOE nell’ex ILVA. AdI sotto indagine per le emissioni di benzene a Taranto
La Procura della Repubblica di Taranto ha avviato un’indagine sulla società Acciaierie d’Italia in relazione alle crescenti preoccupazioni riguardanti le emissioni di benzene da parte della compagnia. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se ci siano violazioni delle leggi ambientali e potenziali rischi per la salute pubblica causati da queste emissioni.
La mattina di ieri, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE), come riportato nell’edizione di stamane dal Quotidiano di Puglia, hanno fatto visita alle Acciaierie d’Italia, notificando al direttore, Vincenzo Di Mastromatteo, un provvedimento che richiede la consegna di documentazione relativa al controllo e alla manutenzione degli impianti. L’inchiesta, diretta dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo, è incentrata su reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di sostanze nocive.
L’attenzione si è concentrata sul benzene, un composto chimico ritenuto cancerogeno, che ha attirato l’attenzione delle autorità sanitarie e dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Puglia (Arpa Puglia). Queste entità hanno comunicato al Comune di Taranto che le emissioni di benzene sono in aumento da alcuni mesi. Sebbene finora Acciaierie d’Italia non abbia superato i limiti consentiti dalla normativa vigente (5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale), la situazione ambientale di Taranto richiede un maggiore controllo a causa della pressione già esistente nella regione.
Il NOE ha anche richiesto chiarimenti agli impianti di Ilva in amministrazione straordinaria, dei quali Acciaierie d’Italia è il gestore. L’azienda è stata coinvolta in un’inchiesta riguardante l’efficacia dei controlli ambientali legati agli interventi di ammodernamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Nel dicembre scorso, il giudice per le indagini preliminari (GIP) ha prolungato l’inchiesta.
Il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Locale di Taranto ha dichiarato la necessità di ridurre significativamente i livelli di benzene nell’aria ambiente per garantire la salute della popolazione. Nonostante le emissioni di benzene rientrino nei limiti stabiliti dalla normativa, le evidenze scientifiche suggeriscono che ciò potrebbe non essere sufficiente a prevenire effetti nocivi sulla salute umana.
Questa indagine sul benzene si aggiunge a un’altra inchiesta con tre indagati, legata all’efficacia dei controlli ambientali in relazione agli interventi di ammodernamento dell’AIA. Inoltre, il Tar di Lecce discuterà il 26 ottobre dell’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci, che ha ordinato lo stop agli impianti dell’area a caldo a fronte del mancato intervento sulle fonti inquinanti. Questa ordinanza è stata sospesa in attesa della discussione di merito.
Ieri, presso l’ex Ilva, si sono svolti anche sopralluoghi da parte di Arpa Puglia e dei Vigili del Fuoco. Arpa Puglia è intervenuta in seguito a segnalazioni di un incendio, caratterizzato da una nube di fumo nero. Tuttavia, l’azienda non aveva informato le autorità dell’incendio. Gli ispettori di Arpa hanno stabilito che l’incendio non si era verificato nell’ex Ilva ma probabilmente in una zona adiacente.
I Vigili del Fuoco stanno anche indagando sulla questione dei certificati anticendio, una delle prescrizioni dell’AIA scaduta il 23 agosto, che l’azienda non ha ancora soddisfatto, tanto da richiedere una proroga.
La situazione a Taranto è diventata sempre più complessa, con una serie di indagini e preoccupazioni che gravano sulle operazioni delle acciaierie e sulla salute della popolazione. La Procura continuerà a indagare per garantire la sicurezza ambientale e la salute pubblica nella regione.