TI PORTO ALLA PRIMA DI CAMPIONATO
Intervista a cura di Claudio Leone
Gianmario partiamo dall’inizio…
“Il mio primo pensiero appena aperti gli occhi domenica mattina è stato: OGGI TORNO ALLO STADIO. Non andavo allo stadio da circa un anno, da quando è iniziata la diserzione per amore della squadra. Oggi la diserzione non c’è più, non sta a me giudicarne l’utilità, ma è evidente un cambio di passo della società con i nuovi acquisti , il nuovo store e la comunicazione più aperta.”
Qual è stata la prima tappa della giornata?
“Io vivo lo stadio con mio padre, è una tradizione, e per entrambi la tensione era palpabile così abbiamo deciso di andare qualche ora al mare per rilassarci, senza neanche pranzare. Verso le diciassette, con l’avvicinarsi della partita, siamo tornati a casa a mangiare qualcosa per poi iniziare il rituale della scelta dell’abbigliamento giusto. Alle diciotto ho davanti a me tre sciarpe, una dei Taranto Supporters con scritto fabbrica assassina vergogna tarantina, la utilizzo quando lo stadio diventa un veicolo per i messaggi di protesta della città, la seconda sciarpa recita you’ll never walk alone, per le partite più tranquille, la terza è del gruppo average tarantino guy con scritto ti amerei anche se vincessi, che nella sua sarcastica amarezza rivela amore e appartenenza alla squadra. Ho scelto quest’ultima con una maglia rossoblù con orgoglio e appartenenza a caratteri cubitali.”
Sei andato allo stadio dopo un anno, chi hai incontrato per primo?
“Ci sono andato a piedi, alle 19.15 avevo appuntamento con mio zio, ma la voglia di arrivare allo stadio era tanta, alle 19.00 ero già lì in contemporanea con l’arrivo del pullman della squadra foggiana a cui ho potuto urlare cerignolesi! Poi sono andato verso la gradinata”
Finalmente sei tornato nella tua gradinata, che emozioni hai provato?
“Commozione e gioia nel rivedere persone che non vedevo anche da un anno, l’unione di una comunità unita dall’amore verso il Taranto Calcio e la città è una cosa fantastica. Tra gli amici incontrati dopo tanto uno mi ha detto di essere diventato nonno, un altro che viveva fuori è tornato a vivere qui. Raggiungendo il mio posto nel penultimo settore della gradinata ho visto padri con figli, coppie di giovani e un padre che non andava allo stadio dal quel famoso Taranto – Catania.”
Di cosa hai parlato con gli altri tifosi?
“L’unico argomento di discussione era la squadra, i nuovi acquisti, l’assetto tattico e l’allenatore, qualsiasi altro argomento è passato in secondo piano durante la partita”
Come è stata la partita?
“Nel primo tempo le due squadre si sono studiate, nel frattempo tra i tifosi ci si chiedeva che fine avessero fatto gli ultras foggiani. Intorno all’ora di gioco hanno fatto ingresso nella curva sud i tifosi ospiti con tanto di bombe e fumogeni; l’atmosfera dell’intero stadio è cambiata, compresa quella del campo di gioco. Lo Iacovone era una bolgia e solo due minuti dopo l’ingresso dei tifosi il Taranto ha segnato il primo gol! Ho abbracciato chiunque fosse vicino a me, anche se mai visto. L’esultanza del secondo gol l’ha sentita anche mia madre che abita a mezzo kilometro dallo stadio”
Ci sono stati scontri all’uscita dello stadio?
“Fortunatamente no anche se il deflusso è stato molto lento tra applausi ai vincenti e sfottò ai perdenti, la festa non voleva finire”
Hai visto l’incendio da vicino?
“Assolutamente no. A fine partita mi sono messo in macchina per fare ritorno nella città dove vivo, e lungo la strada ho notato una foschia nell’intero quartiere Salinella. Ho saputo dell’incendio solo quando ero in autostrada”
Festa rovinata?
“Per niente! Ho goduto come un riccio per la vittoria! Sono molto deluso dai tifosi foggiani che sono entrati nel settore già pronti a fare danni, hanno aggredito i vigili del fuoco e hanno cantato lo Iacovone non c’è più. Questo non è da Ultras, ma è solo una mancanza di rispetto. Però sono molto preoccupato per la stagione, restare senza uno stadio vanificherebbe tutti gli sforzi e l’entusiasmo visti fin’ora”.