E i Consiglieri regionali si votano la legge: 35mila euro è l’assegno di fine mandato

La politica pugliese è sconvolta da un nuovo scandalo che coinvolge i consiglieri regionali e il loro trattamento di fine mandato. Un assegno di circa 35mila euro per ogni membro del parlamentino e un totale di 4,3 milioni di euro per coprire gli anni dal 2013 al 2025 sono la causa di tensioni, barricate e divisioni all’interno del Consiglio.
Il provvedimento, se approvato, avrebbe effetto retroattivo, risalendo al gennaio 2013 anziché alla data di approvazione, suscitando così forti critiche e proteste. La relazione di quantificazione degli oneri, allegata alla proposta di legge, è diventata oggetto di dibattito e divisioni tra i membri della massima assise.
L’iter procedurale sembra rispettare le procedure standard, ma è il suo contenuto a far discutere: il Movimento 5 Stelle, compreso l’ex esponente Alessandro Di Battista, si oppone fermamente al provvedimento, nonostante la firma iniziale al momento dell’incardinamento della discussione in commissione. Al contrario, il Partito Democratico e i civici lo sostengono, mentre il centrodestra e Azione si tengono alla finestra, preferendo astenersi in attesa della posizione del governatore Michele Emiliano.
La questione diventa ancora più controversa poiché coinvolge sindacati e diverse organizzazioni imprenditoriali. Circa 40 sigle, tra cui Cgil, Confindustria, Legacoop e Confesercenti, hanno scritto una lettera alla presidente del Consiglio, Loredana Capone, e al governatore Emiliano, esprimendo la loro contrarietà al provvedimento. Un fronte largo, che unisce imprese e sindacati, minaccia la mobilitazione qualora l’appello rimanesse inascoltato.
Non mancano, tuttavia, voci a favore dell’assegno di fine mandato. Michele Boccardi, coordinatore regionale di “Con”, sostiene che nessun lavoratore debba essere privato di un trattamento di fine rapporto e che il riconoscimento del consigliere dovrebbe essere garantito o dalla Regione o dall’azienda.
L’ex pentastellato Alessandro Di Battista è tra i principali promotori del movimento “No Tfm day”, che si oppone al provvedimento e chiede di destinare le risorse a servizi primari per i cittadini pugliesi, come la sanità e il welfare.
La situazione si preannuncia tesa, e martedì 25 potrebbe essere il giorno della conta. Tutto è ancora incerto, ma l’assemblea dovrà fare i conti con le divergenze sia all’interno che all’esterno del parlamentino. Resta da vedere se il provvedimento verrà approvato così com’è o se subirà modifiche per accontentare le diverse posizioni in campo.
La Puglia è sull’orlo di una crisi politica, e solo il futuro dirà come si risolverà questa spinosa questione legata al trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali. L’attenzione dell’opinione pubblica è alta, e solo il tempo ci dirà quale sarà l’esito di questa delicata situazione.