Gioisci Italia, sei libera!
Gioisci Italia, sei libera!
Oggi, 25 Aprile, esattamente 78 anni fa la nostra Penisola vedeva cessare una dominazione che da oltre un ventennio andava logorandola. Il nazifascismo era stato sconfitto, la Resistenza aveva vinto. Di lì a poco un referendum – il primo della nostra storia ad essere realmente a suffragio universale, donne comprese – avrebbe stabilito la necessità dell’esilio della dinastia Sabauda e la nascita della Repubblica Democratica che, con i suoi pregi e difetti, con i suoi alti e bassi, rappresenta per noi italiani un pilastro.
Dicevamo prima che 78 anni fa si festeggiava la sconfitta del nazifascismo. Ma allora come oggi il virus del fascismo era ben lontano dall’essere debellato. Perché il fascismo è così: sfuggente. Serpeggia lì dove la morale non arriva e la legge non può giudicare, dove la pigrizia etica e l’ignoranza per natura umana si congiungono in un cocktail letale di anti-società. Il fascismo non è un’ideologia, non vi è stato un teorico che l’abbia ideato ed un matto che l’abbia applicato. Anzi, quest’ultimo purtroppo c’è stato, anzi, ci sono stati. Perché il fascismo non è un’invenzione tutta italiana a cura della grande mente di Benito Mussolini.
È necessario soltanto eliminare dal fascismo italiano l’imperialismo e si otterrà Franco o Salazar, oppure eliminando il colonialismo si otterrà il fascismo balcanico. Ancora, aggiungete al fascismo italiano un anti-capitalismo radicale ed otterrete Ezra Pound. Il fascismo è questo: un camaleonte mutaforme che cela la propria esistenza nei sottoboschi della società, fra le spoglie di un’ideologia apparente morta ma che, dall’inizio dell’umanità, s’accresce di sfaccettature, senza però indebolirsi mai.
Ogni qualvolta percepiate un sentimento patologicamente tradizionalista, privo di fiducia nei confronti del progresso farsi strada, allora si parla di fascismo. Ogni qualvolta identifichiate il vostro appartenere ad un appezzamento di terra come la chiave d’accesso ad una classe elitaria si parla di fascismo. Ogni qualvolta sentiate una guida del popolo aizzare odio verso altri esseri umani allora si parla di fascismo. Ogni qualvolta agognate la guerra, lo scontro con l’unico scopo di sopraffare un altro essere umano si parla di fascismo. Ogni qualvolta sentiate disprezzare un debole in quanto tale siete di fronte ad un fascismo. Ogni qualvolta udiate pensieri avversi al potere dello studio, della cultura come strumento di elevazione, ogni qualvolta sentiate qualcuno preferire l’azione priva di pensiero alla disinteressata contemplazione, siete di fronte ad un fascismo.
Sono queste le motivazioni per cui il 25 Aprile dev’essere ricordato. La lotta che chi sente vicini al proprio cuore i valori della resistenza deve portare avanti non dev’essere contro qualcuno ma dentro se stesso, all’interno della propria coscienza. Perché il fascismo non è ideologia: il fascismo è una zona della nostra anima sguarnita di luce che ognuno di noi possiede, dove il desiderio di sopraffazione – fisica, tramite il machismo, ed intellettuale, tramite l’ignoranza indotta – cresce indisturbato, quasi dimenticato, pronto ad uscire con potenza dirompente non appena la realtà circostante lo richieda.
Lottate all’interno delle vostre coscienze, perché scempiaggini come quelle del ventennio che i nostri avi hanno sperimentato non si verifichino più. Scolpite nelle vostre menti i valori della resistenza. E lottate.