Tu ci credi nella raccolta differenziata?
Tu ci credi nella raccolta differenziata? Tale è il desiderio di credere ai miracoli, che ancora oggi proliferano narrazioni con un messaggio ingenuo e pericoloso: la plastica in sé non è un problema, dipenda da come la si usa e tutto sta nel comportamento delle persone, che non devono buttare i mozziconi di sigaretta per terra e devono ricordarsi di fare la raccolta differenziata.
Nel 2021 abbiamo prodotto 139 milioni di tonnellate di plastica (nuova, non riciclata), proveniente da fonti fossili. Molta di questa è plastica monouso. Nel 2022 178 milioni di tonnellate di plastica (nuova, non riciclata), sempre proveniente da fonti fossili.
Dall’estrazione delle risorse (gas, petrolio, carbone) al trasporto (camion, treni ma soprattutto oleodotti, con le relative fughe di gas e fenomeni di flaring e venting), dalla produzione realizzate con impianti che funzionano a temperature altissime, all’ampia quantità di plastica che non potendo essere riciclata viene bruciata, il percorso di vita di questo materiale miracoloso emette enormi quantità di CO2 e metano in ogni sua fase.
Attualmente la quotazione del PET con la nuova tassa, da giugno 2020, il costo del PET al kg è passato da 1,1 euro (prezzo di mercato, più Conai) a 2,1€ al kg.
Si ricicla solo il 9% della plastica che si produce
A livello globale, la produzione annuale di plastiche è raddoppiata in poco meno di dieci anni, passando dalle 234 milioni di tonnellate del 2000 alle 450 milioni di tonnellate del 2019.
Tu ci credi nella raccolta differenziata?
In Puglia sono state oltre 1.800.000 le tonnellate di plastica raccolte in modo differenziato. Ma la difficoltà sta nel reale riutilizzo poiché meno del 10% è facilmente riciclabile e il monouso viene incenerito per essere distrutto.
Il problema, appare chiaro, non solo non è individuale, ma non può essere affrontato con successo nemmeno dai singoli Stati. È un problema globale, cui servono risposte condivise, trattati internazionali che regolino la produzione e lo smaltimento.
E se ci fosse un trattato sulla plastica, cosa dovrebbe prevedere?
Judith Enck (presidente di Beyond Plastics) dovrebbe includere un trattato sulla plastica efficace:
- Vietare i prodotti di plastica monouso non necessari;
- Investire in infrastrutture di riutilizzo e di ricarica che riducano la nostra dipendenza dai prodotti monouso;
- Richiedere che la plastica venga ridotta del 50% nel prossimo decennio e che ciò che rimane possa essere riciclato in modo sicuro, il che significa eliminare le tossine dalla plastica;
- Far pagare agli inquinatori della plastica i danni che continuano a causare;
- Vietare le esportazioni di rifiuti, in modo che le nazioni siano tenute a gestire i propri rifiuti e a non scaricarli su altri Paesi.
Una sessantina di anni dopo negli oceani galleggiano diverse isole di plastica, di cui la più famosa, si trova nel Pacifico e ha un’estensione paragonabile a quella della Francia. Spiagge e fiumi, in particolare nell’Africa occidentale, sono intasati da cumuli di rifiuti. La plastica è indistruttibile o meglio non è biodegradabile.
Eppur era un materiale che alla sua comparsa ci garantivano che doveva essere: resistente, leggero, inconfondibile e economico “non si rovina e non si consuma”. Era un materiale miracoloso. Immortale.